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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Studiare conviene, il 78% dei laureati trova lavoro (ma all’estero è meglio)

Secondo il Rapporto sulla Condizione occupazionale presentato a Parma da AlmaLaurea, conseguire la laurea aiuta molto a trovare un'occupazione lavorativa, ma all'estero le condizioni sono migliori

Studiare non serve per trovare lavoro? Nulla di più falso. Secondo un'indagine condotta da AlmaLaurea, il 78% dei laureati riesce a trovare un'occupazione, contro il 65% di chi è “soltanto” diplomato. Con l'aumentare del titolo di studio diminuisce il rischio di rimanere senza lavoro, quindi, nonostante la crisi dell'occupazione in Italia, prendere la laurea conviene, perché dà la possibilità di reagire al meglio ad un mercato del lavoro in continuo mutamento, dando strumenti professionali e culturali adeguati alle richieste dei nostri tempi.

Sono queste le conclusioni contenute nel Rapporto sulla Condizione occupazionale presentato a Parma, per cui sono stati intervistati circa 620mila laureati nel 2015, 2013 e 2011, interrogati rispettivamente a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.

Sempre secondo AlmaLaurea, nel 2012 un laureato poteva guadagnare il 42% in più rispetto ad un diplomato, una distanza che non è così elevata come in altri Paesi dell'UE(+52% per l’Ue22, +58% per la Germania e +48% per la Gran Bretagna). L'unica nazione che si avvicina al dato italiano è la Francia, dove la distanza di guadagno tra laureati e diplomati si aggira intorno al 41%. 

Ad un anno dal conseguimento del titolo risulta occupato il 68% dei laureati triennali e il 71% dei laureati magistrali biennali. Il tasso di occupazione è quindi in miglioramento, seppur lievemente, rispetto le precedenti rilevazioni: dopo la contrazione tra il 2008 e il 2013 (-16 punti percentuali per i triennali; -11 per i magistrali), nell’ultimo triennio il tasso di occupazione è aumentato di oltre 2 punti percentuali per i triennali e di 1 punto per i magistrali biennali. I laureati triennali presentano, ad un anno, un tasso di disoccupazione pari al 21%, mentre i laureati magistrali biennali mostrano un tasso di disoccupazione del 20%.

In diminuzione invece l'attività autonoma, che riguarda soltanto il 14% dei laureati e il 9% dei diplomati. Sono in aumento invece i contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato per i laureati triennali, che passano in un anno dal 28% al 29%; sono in aumento di 5 punti percentuali anche per i laureati magistrali biennali, cresciuti in un anno dal 29% al 34%. Nell’ultimo anno si registra, tra i triennali, un aumento dei contratti non standard (in particolare alle dipendenze a tempo determinato) e, parallelamente, una diminuzione dei lavori non regolamentati da alcun contratto.

La retribuzione è in media di 1.104 euro mensili netti per i laureati triennali e di 1.153 euro mensili netti per i laureati magistrali biennali. Per circa la metà dei laureati occupati ad un anno, il titolo risulta “molto efficace o efficace”: 51% per i laureati triennali, 48% per i magistrali biennali.

E i cervelli in fuga? Circa il 7% dei laureati magistrali biennali di cittadinanza italiana lavora all'estero, anche se chi decide di spostarsi all’estero risulta “più brillante” rispetto a chi decide di rimanere in Italia a lavorare. Oltre l’80% degli occupati all’estero lavora in Europa: il 19% lavora nel Regno Unito, il 12% in Svizzera e una medesima quota in Germania, il 10% in Francia, il 6% in Spagna. E’ inferiore al 10% la quota di occupati nelle Americhe, a cui si aggiunge un ulteriore 5% di occupati in Asia. Residuali le quote relative ai laureati magistrali biennali che lavorano nel continente africano e in Oceania (2% per entrambi).

La grossa differenza con l'estero sta nelle retribuzione, in media molto più alta rispetto a quella di chi resta nello Stivale:  i laureati magistrali biennali guadagnano, a cinque anni dal titolo, 2.202 euro mensili netti, +64% rispetto ai 1.344 euro dei colleghi occupati in Italia. 

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