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Venerdì, 29 Marzo 2024
Costi della politica

Regioni e spese pazze: ecco la classifica delle amministrazioni più 'sprecone'

Secondo il dossier della Uil-Eures 96 milioni di euro l'anno sono stati spesi dal Lazio per il funzionamento degli apparati istituzionali. Trenta milioni in più della Lombardia che conta il doppio degli abitanti

Un trofeo che in tempi di crisi nessuno vorrebbe: secondo lo studio della Uil Roma e Lazio in collaborazione con Eures proprio la regione della capitale sarebbe la più 'sprecona' d'Italia. Nel biennio 2011-2013 avrebbe speso mediamente 96 milioni di euro annui per il funzionamento degli apparati istituzionali, 192 milioni in tutto.

Una cifra più che eccessiva se si tiene in conto che il Lazio conta una popolazione di circa 4,7 milioni di abitanti, la metà della Lombardia che con i suoi quasi 10 milioni di residenti ha affrontanto nello stesso periodo una spesa di 'soli' 68 milioni di euro annui.

L'Osservatorio su costi, produttività ed efficienza della politica, iniziativa del sindacato e della Eures, no-profit che si occupa di ricerche economiche e sociali spiega anche che, nonostante l'aumento della spesa, i servizi non siano migliorati neppure nelle regioni più virtuose. "Anzi: dallo studio paradossalmente emerge che le regioni socialmente più avanzate sono anche le più parsimoniose" spiega il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio, Pierpaolo Bombardieri.

Ma la spesa della Pisana non è il solo dato che stupisce. Ad esempio la Toscana spende annualmente per il funzionamento degli organi elettivi 24,5 milioni di euro, la Calabria, con la metà degli abitanti (circa 2 milioni contro 3,7 della Toscana) spende 4 volte di più (57,7 milioni di euro).

A pagarne le conseguenze sono i contribuenti: "Il cui costo va ad incidere direttamente sulle tasche dei cittadini. Nel Lazio la classe politica regionale costa mediamente 16 euro l'anno per ogni cittadino, contro una media nazionale di 11,5 euro" continua Bombardieri.

La regione più virtuosa è la Toscana con una spesa pro-capite di 6,3 euro solo per la classe politica e di rappresentanza. C'è poi la Lombardia che, grazie alla consistente ampiezza demografica del territorio, riesce ad abbattere i costi di rappresentanza politica a 6,7 euro pro capite. Ma non è un caso: secondo lo studio Uil-Eures le spese istituzionali gravano in misura maggiore sulle regioni demograficamente più piccole, che spendono relativamente di più perché non riescono a distribuire i costi fissi della rappresentanza su un bacino demografico più ampio.

Infine i costi di rappresentanza costituiscono una piccola percentuale (appena lo 0,3%) del totale delle uscite di bilancio: nel 2013 hanno raggiunto complessivamente in Italia i 210,6 miliardi di euro, con un aumento del 66,9% negli ultimi 10 anni. Tra il 2011 e il 2013 le spese presentano una variabilità compresa tra gli 1,7 miliardi di euro annui del Molise e i 38,4 miliardi della Lombardia che guida la classifica, seguita subito dopo dal Lazio, con 36 miliardi di euro.

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