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Giovedì, 28 Marzo 2024
Giustizia

In carcere ancora per la Fini-Giovanardi: "Bisogna legalizzare le droghe"

La Cassazione ha ribadito la necessità di intervenire sulle pene illegittime dopo aver confermato che vanno rideterminate. Se così fosse il carcere potrebbe "respirare" dal sovraffollamento

Quando la corte di Cassazione ha emesso la sentenza che rendeva incostituzionale la Fini-Giovanardi tanti erano i detenuti che speravano di poter scontare la propria custodia cautelare o pena al di fuori delle carceri. Un terzo della popolazione carceraria è tossicodipendente e 25mila sono i detenuti che scontano pene legate agli stupefacenti. Nonostante la sentenza, il percorso per una rideterminazione della pena sembrava lungo: "Ogni detenuto dovrà chiedere al suo giudice che la custodia cautelare o la pena sia ricalcolata alla luce del ritorno in vigore della Iervolino-Vasalli - ci dice Patrizio Gonnella di Antigone, associazione che da anni si occupa delle persone detenute e che insieme ad altre realtà ha dato vita alla campagna Tre Leggi, in cui una riguardava proprio l'abolizione della Fini-Giovanardi - E' stato un inganno costituzionale sin dal primo momento: Giovanardi dovrebbe andare dall'allora presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi e scusarsi per avergli fatto firmare un decreto del genere".

DOPO UN ANNO - A più di un anno da quella sentenza e dallo "svuotacarceri", il provvedimento approvato per evitare le sanzioni della Corte europea dei diritti umani, la stessa Cassazione ha ribadito la necessità di intervenire sulle cosiddette pene illegittime a seguito dell'incostituzionalità della legge. Tanti sono i casi di istanze di rideterminazione della pena rigettati perché la pena rientrava comunque nei parametri sanzionatori ripristinati dalla Corte Costituzionale anche se il minimo della pena (da 6 a 20 anni con la Fini Giovanardi) è divenuto nel frattempo il massimo applicabile (da 3 a 6 anni per la legge ora in vigore). 

Il coordinatore dei garanti dei detenuti, Franco Corleone, a pochi mesi dalla decisione della Corte aveva azzardato un calcolo: "Sono circa 10mila, in base a una prima stima, i detenuti che, potenzialmente, potrebbero beneficiare della decisione delle Sezioni Unite della Cassazione. I detenuti per la violazione dell'art. 73 del Testo unico sulla droga sono circa 23 mila. Da questi bisogna discernere quali sono condannati per spaccio di cannabinoidi, che sono circa il 40%". Ma a un anno di distanza ancora le carceri non si sono "svuotate".

"E' passato un anno e molti detenuti potrebbero essere ancora in carcere in esecuzione di pene illegittime. Rinnoviamo il nostro appello al Ministro Orlando e al Capo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria affinché tutti i detenuti interessati siano al più presto informati della possibilità di vedersi rideterminate le pene e rinnoviamo l'invito agli uffici esecuzione delle procure di procedere d'ufficio, anche in assenza di istanza da parte dei potenziali beneficiari" spiega Stefano Anastasia, presidente di Società della ragione Onlus

VIZI FORMALI E SOSTANZIALI - Come fa notare l'associazione nell'appello lanciato prima del giudizio della Cassazione, la Fini-Giovanardi ha sia vizi "formali" e che "sostanziali". La legge è stata bocciata dalla Consulta per ragioni tecnico-formali: il testo dell'emendamento è stato inserito in una legge sulle Olimpiadi invernali di Torino e quindi l’oggetto e le finalità del decreto erano estranei al documento. Ci sono poi delle ragioni "sostanziali" e non tecniche: introducendo la tabella unica delle sostanze stupefacenti e parificando le pene per i reati legati alle droghe “leggere” e “pesanti” il testo "contraddice il principio di proporzionalità delle pene prescritto dalla Carta di Nizza (art. 49, 3° comma, della Carta dei diritti fondamentali dell’UE) e positivizzato in ambito europeo da una decisione quadro del Consiglio dell’UE (n. 2004/757/GAI)".

Ma nonostante tutto c'è chi rimane in carcere ingiustamente: "Oggi ancora migliaia di persone stanno scontando una pena illegittima in quanto ancora non è stata rideterminata la sanzione. Ci vuole una nuova legge che punti sulla depenalizzazione e decarcerizzazione. Ci vuole coraggio e puntare sulla legalizzazione come stanno iniziando a fare gli Usa. La War on drugs ha fallito" conclude Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.

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