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Martedì, 23 Aprile 2024
Il giallo / Trieste

Liliana Resinovich: quel cadavere con un sacchetto al collo e le ricerche dell'amico Fulvio

Non c'è la certezza che il corpo ritrovato sia quello della 63enne scomparsa a Trieste, ma ci sarebbero pochi dubbi. Bisogna attendere l'autopsia. Continuano le indagini, non c'è nessun indagato

Le indagini proseguono, ma ci vorranno ancora alcune ore per capire se il cadavere trovato nel parco San Giovanni a Trieste è di Liliana Resinovich. Il corpo senza vita aveva un sacchetto di plastica attorno al collo. Il mistero della pensionata scomparsa nel nulla a metà dicembre sarebbe con ogni probabilità a un punto di svolta. Per confermare che il corpo sia quello di Liliana Resinovich manca un'ufficialità che arriverà solo dopo l'autopsia, in programma lunedì o al più tardi martedì.

Liliana Resinovich: le ultime notizie e le ricerche dell'amico Fulvio

Oggi la procura conferirà l'incarico dell'esame autoptico al dottor Fulvio Costantinides. Finora né il fratello Sergio, né il marito di Liliana sono stati convocati per il riconoscimento del corpo. Sul fronte delle indagini e dei retroscena, nella mattinata di ieri è emerso un particolare, raccontato dal carissimo amico Fulvio Covalero che, dal giorno in cui Liliana è scomparsa, non si dà pace. "Sono andato forse una settimana prima rispetto a quando sono stato sentito in questura - racconta Covalero - e insieme ad un amico che mi ha dato un passaggio con l'auto (Covalero non possiede una vettura, ndr) siamo andati vicino alla chiesetta abbandonata. Siamo entrati sul fianco (c'è un passaggio) e abbiamo gironzolato lì attorno, eravamo a 50-100 metri da dove hanno trovato il corpo. Qualcosa mi ha chiamato là, è inspiegabile". Nel frattempo Covalero ha confermato la fiaccolata prevista per oggi, con partenza alle 18 di fronte alla chiesa di piazzale Gioberti, a San Giovanni. Continuano le indagini, non c'è nessun indagato.

Al momento del ritrovamento, avvenuto qualche minuto dopo le 16 del 5 gennaio, il corpo si trovava in posizione fetale, con addosso un giubbotto di colore grigio. I sacchi neri intorno alla testa, secondo una fonte raccolta sul posto da TriestePrima, "sembravano nuovi". Sul posto è giunto anche il magistrato di turno, la dottoressa Maddalena Chergia (tra le altre cose titolare proprio del fascicolo sulla scomparsa di Liliana). Le ricerche nell'ex ospedale psichiatrico di Trieste erano partite intorno alle 14, quando è stata messa in moto una massiccia operazione a seguito di una presunta segnalazione mattutina.

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Vigili del fuoco, carabinieri, guardia di finanza, polizia e Corpo forestale hanno quindi passato al setaccio tutta la scarpata tra la ciminiera e la chiesetta vicina all'entrata nord. Una zona molto inquinata, difficilmente accessibile perché priva di veri e propri sentieri. Una zona molto simile a quella dove il 25 luglio 2020 era stato ritrovato il corpo di Daniele De Filippi, giovane di 24 anni che era sparito da casa tre giorni prima. Una scarpata abbandonata e recintata proprio perché inquinata, così da non lasciarla accessibile al pubblico. 

Solo l'esito dell'autopsia dirà con certezza di chi è il cadavere, ma il ritrovamento di un paio di occhiali simili a quelli che portava Liliana aggiunge un particolare sospetto al caso. Nella mattinata di mercoledì, in questura era stato sentito l'amico di Liliana, Claudio Sterpin. L'uomo si era presentato in questura già la mattina del 15 dicembre scorso per raccontare la sua relazione con la donna. "Mi ha detto che sarebbe andata alla WindTre di via Battisti e che sarebbe arrivata a casa mia verso le 10". I due, dopo aver avuto una storia nei primi anni ottanta, si erano incontrati di nuovo qualche mese fa. Secondo quanto testimoniato proprio da Sterpin, Liliana avrebbe dovuto interrompere il matrimonio con il marito Sebastiano il 16 dicembre, a tre giorni da quel 19 dicembre che rappresentava la prima volta che i due si erano incontrati. 

Proprio mentre erano in corso le ricerche, è stata la volta di Sebastiano Visintin. Il marito di Liliana si è presentato in questura alle 14:30 ed è uscito qualche minuto dopo le 15:30. Visintin si è poi presentato sul luogo del ritrovamento del cadavere, accompagnato in auto da due amici. "Nessuno mi ha contattato per un eventuale riconoscimento del corpo": così l'ex fotoreporter che ha deciso di giungere sul posto di sua iniziativa. "Spero di non trovare il corpo di Lilly. Se è lei resterà una traccia indelebile nel mio cuore. Non ho neanche più voglia di vivere", ha aggiunto, piangendo.

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Nessun segno di violenza evidente sul corpo: lo ha precisato il procuratore capo Antonio De Nicolo. "La certezza assoluta" che il corpo ritrovato sia quello della 63enne "ancora non c'è". Per questo bisogna attendere l'autopsia, che potrà dire se il cadavere è stato trasportato nel boschetto o non è mai stato spostato da lì, da quanto tempo si trovava in questo luogo e anche a quando risale la morte. A causa delle condizioni meteorologiche molto fredde, su questi punti è stato ulteriormente complicato dare una prima indicazione. Sembra comunque "difficile pensare fossero passati venti giorni dalla morte, ma direi invece alcuni giorni, anche se è sempre l'autopsia che ci potrà dare la conferma", ha aggiunto il procuratore capo.

Per il prefetto di Trieste Annunziato Vardè è certo che Liliana si sia allontanata a piedi, "per questo le attività di perlustrazione riguardavano la zona raggiungibile a piedi attorno alla sua abitazione". Lo stesso prefetto aveva escluso "elementi per dire che Liliana abbia preso un bus", perché "sono state visionate tutte le immagini delle telecamere e la signora non è stata ripresa né sulla strada che porta verso il capolinea dei bus né dalle telecamere del piazzale dove credo siano presenti".

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