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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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"Sono una donna, sono disabile e voglio amare": la vita in lotta di Lorella

Lorella Ronconi vive in carrozzina da quasi trent'anni ma non hai mai smesso di battersi: se prima lo faceva per le barriere architettoniche ora lo fa per il diritto all'amore. Perché essere disabili non deve significare rinunciare al sesso

Si chiama Lorella, ha 53 anni ed è di Grosseto. Bionda, affabile, brillante. Una donna affascinante, la cui voce al telefono ti conquista con facilità. Lei è disabile e dopo anni di battaglia per le barriere architettoniche adesso lotta per qualcosa che riguarda non solo corpo e i diritti, ma anche emozioni: l'introduzione in Italia della figura degli assistenti sessuali per disabili. La sua arma è la parola: da anni scrive poesie, uno dei suoi strumenti d'espressione con cui cerca di cambiare e migliorare il mondo che la circonda. Esperta di comunicazione e social network manager, i media li conosce bene e sa come si comportano. Non è facile: oltre agli stereotipi che schiacciano i corpi e le sensibilità del mondo femminile, lei sente addosso anche quelli che dipendono dal suo essere disabile. E purtroppo il sesso, il piacere, l'espressione più bella dell'amore per chi ha altre abilità, sembra essere qualcosa che non esista e quindi viene negata. 

Hai mai incontrato qualcuno che ti biasimava per questo impegno che hai preso?
 
"Certo. L'ultimo qualche settimana fa: un delirate omino sul mio blog ha commentato dicendo che è uno schifo e che non si può dare ai disabili l'illusione dell'amore. Io credo che la sessualità non solo sia un diritto ma anche un bisogno primario come mangiare o bere. Inoltre è dimostrato che l'affetto sviluppa intelligenza. Quello che mi sembra schifoso è che a molti disabili vengano dati farmaci per evitare il nervosismo provocato dall'assenza completa dell'espressione sessuale"

Lei è cattolica e catechista e questo però non ha interferito nella sua battaglia: "Ho un ottimo rapporto con il mio parroco e il mio vescovo, entrambi frati. Loro sanno bene che ai ragazzi a cui faccio catechesi insegno l'importanza del diritto ad amare e alla verità. Faccio molta informazione su questo tema: ho fatto seminari nelle scuole, ne parlo spesso. Sono convinta che in qualche modo vada cambiata la mentalità comune". 

Introdurre la figura dell'assistente sessuale in Italia però per Lorella non basta: "Se tu hai un figlio tetraplegico ora come ora non esiste un servizio sociale a cui rivolgerti per questo tema. Va creato un sottobosco culturale che possa permettere l'accettazione. Solo così il resto verrà naturale, automatico. Ci vogliono percorsi per farsì che le famiglie non siano sole nel paranorama sociale quindi è importante che ci sia un tessuto di accettazione".

Quella di Lorella è una battaglia portata avanti perché tutti possano avere garantito il diritto all'amore. In particolare le donne, che quando sono disabili su se stesse vivono un doppio pregiudizio sul loro corpo, sulla loro pelle: "E' come se sia più accettabile che un uomo abbia il diritto al sesso rispetto a una donna. Tutte le ragazze vivono la pressione dello stereotipo femminile del corpo perfetto e noi donne disabili dobbiamo convivere sia con questo che con quello relativo alla disabilità. Chiunque ha diritto alle emozioni allo stesso modo, che di tratti di uomini o di donne"

Ma dove trovi l'energia per tutte queste battaglie?

"In realtà non so. Adesso alla mia età sto riflettendo molto e mi accorgo che negli anni le cose sono molto cambiate: pensa come viveva un disabile negli anni sessanta, quando io ero una bambina. Sono nata con questa malattia molto rara che colpisce una persona su 60mila. Poi sono cresciuta ma sono rimasta alta sempre un metro e venti e da questa prospettiva ho sempre guardato il mondo. Negli ospedali mi dicevano sempre che non ce l'avrei fatta, che la mia malattia era troppo grave. Ma eccomi qui: ho sempre dato un morso alla vita e alla morte che mi stava sul collo. In più non sopporto le ingiustizie. Forse è questa la mia forza"

Lottare per Lorella è una questione di famiglia: sua madre portò avanti una battaglia per farsì che lei potesse frequentare la scuola in classe con gli altri bambini, visto che all'epoca ancora c'erano le classi differenziali per disabili. "Sono sempre stata determinata e sono una persona fortunata, circondata da gente che mi vuole bene". La malattia di Lorella si chiama pseudoacondroplasia poliepifisaria: non ha cartilagine nelle articolazioni e le sue ossa si sfregano continuamente, fino a sgretolarsi. Per questo quando aveva 28 anni si è trasferita in Francia, dove è stata sottoposta a un intervento sperimentale, il primo in Europa. Tornata in Italia per anni si è battuta nella sua città, Grosseto, per ottenere le barriere architettoniche, una delle sue vittorie. 

Durante tutto il suo impegno civile e sociale è sempre stata accompagnata dall'arte: scrive poesie, dipinge e l'espressione di sé le ha portato diversi premi e soddisfazioni. Ma le battaglie non si fermano e Lorella non nega che una maggiore attenzione alle problematiche sociali, maggiori investimenti, insomma un cambiamento di rotta in questo senso potrebbe anche essere un modo per uscire dalla crisi, per dare vita a quella famosa ripresa economica che dal 2008 è tanto ricercata dagli economisti: "Secondo i dati Ocse ci sono più di 4 milioni di disabili in Italia. Moltiplica il tutto per i componenti delle loro famiglie, arriviamo almeno a 12 milioni. Sono numeri che fanno vincere partiti e ma da chi fa girare l'economia siamo visti come un peso. In realtà siamo una risorsa che non viene sfruttata. Pensa quante donne come me si comprerebbero un bel pannolone di paillettes! Basterebbe solo superare ipocrisie e omertà, senza strumentalizzare la nostra condizione, come spesso viene fatto dai media: siamo persone, non animali da circo". 

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