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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Dobbiamo aver paura del lupo?

L'attacco a una stalla di Cavriago (Reggio Emilia) riapre il dibattito. Duccio Berzi, uno dei massimi esperti dell'argomento, spiega a Today come stanno davvero le cose

Mai si erano spinti fino a lì, mai un lupo in passato era entrato fin dentro a una stalla di Cavriago (Reggio Emilia) in cerca di prede. I fatti risalgono alla notte tra sabato 5 e domenica 6 settembre nell’azienda agricola "Grana d’oro vacche rosse" di strada Neida. Proprio i titolari, i coniugi Catellani (la famiglia è molto conosciuta, ha contribuito a salvare dall’estinzione la Razza bovina rossa reggiana, madre del Parmigiano-Reggiano), lo hanno raccontato sui social network, in un post accorato, amaro e disilluso. "Oggi l’amarezza ha preso il posto della rabbia, ma quando stanotte abbiamo sentito un urlo di dolore provenire dalla stalla, seguito dal muggire di tutta la mandria, siamo subito scesi per vedere cosa stesse accadendo. La scena che ci si è presentata è stata terribile: due lupi che scappavano e che hanno lasciato una vitella di razza reggiana agonizzante".

"Subito - continuano i titolari - la rabbia ha preso il sopravvento. Come era possibile questo? Lo sapevamo che c’erano; i lupi li abbiamo visti tante volte, ma non erano mai, e ribadisco mai, entrati in una stalla nella nostra zona. Qualcuno dirà che sono una specie protetta in via di estinzione; a questi posso dire che di razze in via di estinzione la mia famiglia ha contribuito a salvarne una: la razza reggiana delle vacche rosse. Vogliamo di nuovo metterla a rischio? I lupi non hanno mai vissuto nei nostri territori. Dobbiamo aspettare una disgrazia peggiore?". Il tema è delicato e il dibattito aperto. Anzi, spalancato.

I lupi che hanno sventrato la vitella secondo le cronache locali gironzolavano fino a poche ore prima lungo il recinto di un limitrofo circolo ricreativo, nel cui parco giocano tanti bambini. I lupi avrebbero trovato da qualche tempo rifugio nella boscaglia che circonda l’area. Dopo l’attacco alla stalla dei coniugi Catellani in molti nella zona chiedono di trovare al più presto una soluzione alle predazioni. Si chiede alle singole Regioni di stanziare più risorse per la prevenzione e per garantire un risarcimento. Ma partiamo dalle basi.

Lupi in Italia: come stanno davvero le cose

Che il fenomeno della presenza di lupi sia in crescita in Emilia-Romagna è noto da tempo, e un protocollo con istituzioni e forze dell’ordine che faccia chiarezza non sembra procrastinabile. Duccio Berzi si occupa dai primi anni '90 di lupi nell'ambito di attività di attività di monitoraggio e di prevenzione del conflitto per molte amministrazioni ed istituti di ricerca. L'abbiamo contattato per un suo commento sui fatti di Cavriago: "Nel contesto dell'appennino emiliano - dice Berzi a Today.it - siamo in una situazione di presenza diffusa, i lupi sono segnalati fino al Po. Gli attacchi sugli animali sono documentati da anni, soprattutto sugli ovini ma negli ultimi anni si sono concentrati anche sui bovini. Si avvicinano alle stalle per una serie di motivi, primo tra tutti che ci sono delle pratiche di smaltimento di animali (carcasse, placente) che tendono ad attirare gli animali. Questa - continua - purtroppo è una pratica abbastanza diffusa che condiziona il comportamente dei lupi, che diventano più confidenti e si spingono vicino alle stalle e agli abitati".

Per comprendere appieno come stiano davvero le cose, bisogna allargare lo sguardo. "Tanto a livello locale quanto a livello nazionale siamo in ritardo - ci dice Berzi - “Ci siamo concentrati sulla conservazione del lupo quando i lupi in Italia erano già tanti, e ci dovevamo già preoccupare della convivenza con l’uomo. Nello specifico, hanno lavorato sugli ibridi quando forse il problema era già sfuggito di mano". L'ibridazione è un tema spinoso, oltre che un fenomeno molto frequente con il quale i lupi si accoppiano con cani inselvatichiti e perdono così gran parte delle loro caratteristiche genetiche e della loro indole. In alcune aree, come la Toscana, abbiamo un tasso di ibridazione addirittura del 30 per cento. "Sia a livello nazionale sia regionale si è operato sempre con grande ritardo"; e sul fenomeno dei lupi che si avvicinano (ci sono stati casi da Otranto al Trentino) " non c'è nessun protocollo operativo. Si sta a osservare quello che succede senza possibilità di intervenire, né nel senso di eliminazione dell'animale, né con sistemi di dissuasione".

Piano Lupo, è tutto fermo da anni: "Per timore di sbagliare, non si fa niente"

Si attende il Piano Lupo, il cui iter è fermo da (troppo) tempo. Il ministero dell'Ambiente aveva elaborato nel 2019 un nuovo "Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia" che non prevede le uccisioni, quegli "abbattimenti controllati" che erano previsti nel precedente piano del 2017 e che avevano provocato accese polemiche e proteste di cittadini e ambientalisti sino al congelamento del provvedimento nella Conferenza-Stato-Regioni. Il piano rafforzava l'impegno pubblico a sostenere a livello nazionale il monitoraggio di questo animale attraverso il supporto tecnico di Ispra per avere dati sempre più affidabili, un rafforzamento delle indicazioni per ministeri e Regioni per la definizione di documenti, l'inserimento fra i temi oggetto di informazione e comunicazione dell'impatto dei cani vaganti e degli ibridi lupo-cane sulla conservazione della specie. Ma è tutto bloccato, in sospeso. Lo strumento normativo vero e articolato, che serve, a livello nazionale non c'è, ci racconta Berzi, "e così siamo fermi da anni. Il Ministero si è trovato di fronte a un'opinione pubblica polarizzata, da una parte gli animalisti e dall'altra coloro che spingono per gli abbattimenti, e per non sbagliare alla fine non ha fatto niente". 

Il tempo passa, e analizzando la realtà attuale il Piano Lupo "è ormai superato - ci dice Berzi - la dinamica che stiamo osservando, lupi confidenti e che si avvicinano, non è contemplata in quel piano se non in modo marginale, e invece ci vorrebbero protocolli operativi e personale formato che sappia cosa fare, ovvero squadre d'intervento che  abbiano le autorizzazioni puntuali".  Non c'è al momento un problema legato a eventuali attacchi di lupi contro gli uomini: "Ci sono state delle avvisaglie, dei casi in cui gli animali hanno mostrato un atteggiamento minaccioso, però sono poche situazioni riconducibili a condizioni particolari. Lupi che non possono allontanarsi, o animali feriti. Ma non ci sono evidenze di questo tipo e non c'è un'urgenza di intervenire in tal senso".

Dove sono i lupi in Italia? Le segnalazioni di branchi anche non lontani dalle grandi città sono abbastanza frequenti: "Anche intorno a Firenze ci sono lupi - dice Berzi a Today.it - questo succede anche a Bologna, a Roma. E' una situazione diffusa, i lupi si abituano alla presenza dell'uomo, trovano da mangiare e si avvicinano ai centri abitati senza problemi rompendo quella barriera di timore. Soprattutto durante i mesi di lockdown ci sono state segnalazioni di lupi in pieno giorno tra le vie di alcune città". 

Gli attacchi dei lupi agli allevamenti sono però una questione seria, e l'esperto ci tiene a rimarcarlo: "Si tratta di una dinamica reale e sottovalutata, sia in termini di numeri che di danno economico. Quello che viene poi risarcito è solo una frazione del danno reale. Ma dipende dalle singole Regioni, ci sono quelle più virtuose e quelle che non fanno assolutamente niente". Torniamo al caso di Cavriago: "La Regione Emilia-Romagna è tra quelle che si sono mosse di più negli ultimi anni, c'è un numero verde di riferimento, ci sono fondi regionali ed europei per intervenire con la prevenzione, e anche personale formato". Ma è un'eccezione. Il quadro nazionale è deficitario, c'è un fortissimo ritardo da colmare. "Ora è partito un programma di monitoraggio nazionale del lupo che si concluderà nel 2021. Un'operazione che andava fatta tanti anni fa, siamo in una situazione che non è più emergenziale per la conservazione del lupo. Anzi, il lupo sta bene, sono tanti, sono vicini agli abitati e si incrociano anche con i cani. Quello che dovremmo avere ora sono strumenti normativi e operativi per intervenire proprio come nel caso di Cavriago", conclude Berzi. Per il momento in casi come questo "si sta a osservare quello che succede sperando che la cosa si risolva da sola". 

Il lupo è una specie protetta dalla normativa comunitaria. La popolazione dei lupi italiani è arrivata a circa 2.000 esemplari e ha raggiunto quasi ogni angolo della Penisola. I danni economici per gli allevatori possono essere ingenti, i timori nella popolazione quando vengono avvistati (di fatto immotivati per la sicurezza personale, ma comprensibili) sono inevitabili. Allarmi no, più attenzione sì. "Il lupo avanti al gridare fugge", recita il proverbio. Ma per affrontare seriamente il problema, gridare non basterà. Serve che tutti gli organi competenti e i soggetti interessati si siedano di nuovo al tavolo ed elaborino una strategia efficace e realmente condivisa con chi abita nelle zone rurali.

I LUPI CI HANNO ATTACCATO ! Qualcuno finalmente prenderà provvedimenti? Oggi l’amarezza ha preso il posto della rabbia,...

Pubblicato da Grana d'Oro Vacche Rosse su Domenica 6 settembre 2020
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