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Giovedì, 28 Marzo 2024
Quel "no" incomprensibile

Malata di cancro cerca madre biologica per curarsi, ma lei rifiuta di aiutarla

Daniela, infermiera di Milano, aveva lanciato un appello per trovare la donna che l'abbandonò alla nascita, nella speranza di potersi sottoporre a immunoterapia sperimentale

Era stata abbandonata appena nata dalla madre naturale ed è cresciuta con l’aiuto e l’educazione di una famiglia adottiva. Non ha mai chiesto nulla e non ha mai puntato il dito contro la donna che l’aveva messa al mondo. Anzi, ha sempre guardato avanti. Si è costruita una vita, forte dell’amore dei genitori adottivi ed è diventata un’infermiera, arrivando all’età di 47 anni con due figlie. Oggi però Daniela Molinari vive a Milano ed ha un problema serio: è malata di tumore e ha bisogno del parente biologico più prossimo per provare ad avere una possibilità di sopravvivenza. Niente di invasivo, nulla di compromettente per la madre che l’ha partorita. Solo un semplice prelievo di sangue, con il quale effettuare la mappatura genetica, utile per partire con una sperimentazione antitumorale attraverso immunoterapia.

Madre biologica rifiuta di aiutare la figlia malata di cancro

Come riporta anche MilanoToday, Daniela si è data da fare, ha spedito formale richiesta al Tribunale per essere intermediario, convinta che, di fronte alla richiesta di un gesto così piccolo per un fine così importante, mai una madre avrebbe negato l’aiuto alla propria figlia. E invece adeso è arrivata la doccia più gelata di sempre perché la madre di Daniela, che oggi ha più di 70 anni e vive nel comasco, si è rifiutata di sottoporsi a qualunque indagine.

Madre biologica rifiuta di aiutare la figlia malata di cancro

Ha detto al magistrato che non desidera essere contattata, né accetterà di effettuare il prelievo di sangue chiesto dalla figlia malata, che per rintracciarla aveva anche lanciato un appello su un quotidiano di Como. L'infermiera ha più volte ribadito di non voler conoscere la madre né di chiederle nulla, a meno che lei non lo voglia, salvo quel piccolo prelievo. Ed è anche per questo che il rifiuto ha lasciato basita la 47enne milanese, che sente quel “no” come una sentenza di morte decisa da chi, appena nata, l’aveva abbandonata in un orfanotrofio.

La lettera appello 

"Mi chiedo come tu ti addormenti la sera - ha scritto l'infermiera alla madre in una lettera pubblicata da un quotidiano locale - come fai a vivere sapendo che hai negato senza possibilità di ripensamento la cosa che ti è stata chiesta: un prelievo di sangue in totale anonimato, organizzato secondo le tue regole e la tua volontà, che non andrebbe a cambiare nulla della tua situazione di vita attuale perché nessuno saprebbe, e che a me invece consentirebbe di far crescere la mia bambina che ha solo nove anni e ha il diritto di avere al proprio fianco la sua mamma. Da quando ero bambina ti ho sempre difesa dicendo che ti ero comunque grata perché avevi fatto la scelta di donarmi la vita. Ma ora mi hai spiazzata emotivamente, mi stai togliendo consapevolmente e lucidamente la stessa vita che avevi allora deciso di donarmi. Spero ancora che tu possa ripensare alla tua decisione, il Tribunale è pronto comunque in caso ad aiutarti”.  

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