rotate-mobile
Sabato, 20 Aprile 2024
Roma

Così Mafia Capitale comandava in Campidoglio: gli affari con Ama e il business degli immigrati

Il procuratore Pignatone, con un frase, getta un'ombra inquietante sul quinquennio 2008 - 2013: "Alcuni uomini vicini ad Alemanno sono componenti a pieno titolo dell'organizzazione guidata da Carminati". Il racconto

Uomini nelle municipalizzate, pressioni nei posti chiave, concessione di appalti d'oro. Il tutto in cambio di mazzette pesanti, a tre zeri, intascate attraverso fondazioni. E quando queste non bastavano c'era la violenza. E' un quadro inquietante quello che emerge dall'operazione Mondo di Mezzo. Di fatto Carminati comandava anche in Campidoglio anche senza averci mai messo piede direttamente. Lo faceva attraverso i suoi uomini piazzati nei posti chiave.

Il mondo dei vivi asservito al mondo di mezzo, quello del Cecato, quello degli affari. L'ex sindaco è un nome pesante. Ha governato la Capitale per 5 anni e su di lui ora pende l'accusa di associazione mafiosa. Affari con la "Mafia Capitale". Il Procuratore Giuseppe Pignatone non si sbilancia, si mostra abbottonato sulle accuse rivolte all'ex sindaco, ma bastano poche frasi per capire che dietro il silenzio sull'ex primo cittadino si nasconde un filone d'indagine assai pesante. Alemanno dal canto suo spiega: "Chi mi conosce sa bene che organizzazioni mafiose e criminali di ogni genere io le ho sempre combattute a viso aperto e senza indulgenza. Dimostrerò la mia totale estraneità ad ogni addebito e da questa incredibile vicenda ne uscirò a testa alta. Sono sicuro che il lavoro della Magistratura, dopo queste fasi iniziali, si concluderà con un pieno proscioglimento nei miei confronti".

C'è però una frase, pronunciata dal procuratore Prestipino, che sembra compromettere l'ex sindaco e gettare un'ombra inquietante sul suo quinquennio di governo: "Alcuni uomini vicini ad Alemanno sono componenti a pieno titolo dell'organizzazione guidata da Carminati". E' la frase che mette insieme il mondo di mezzo e quello dei vivi. E' la frase che conferma che a Roma per cinque ha comandato anche la Mafia. Lo faceva, secondo gli inquirenti, innanzitutto infiltrando uomini nelle municipalizzate. Panzironi, ex amministratore delegato di Ama, Riccardo Mancini, ex ad di Eur Spa su tutti.

Uomini che, è il caso di Mancini, percepivano "la stecca" e quando non la capivano con "le stecche", venivano menati direttamente dal Cecato. E' lo stesso Carminati a riferirlo in un'intercettazione. Spiega il pubblico ministero Michele Prestipino: "Nel marzo 2013 nel Cda dell'Ama viene nominato con provvedimento del sindaco Alemanno un legale scelto da Carminati stesso. Lo stesso per il direttore generale di Ama e un altro dirigente operativo". Lo stesso pm ha descritto come "incessante l'attività di lobbying" dell'organizzazione criminale individuata "per collocare con successo manager asserviti ai loro interessi". Prestipino ha citato anche la nomina del presidente della Commissione Trasparenza del Comune di Roma e la candidatura a sindaco di Sacrofano, paesino dove risiede Massimo Carminati, di un uomo fidato poi eletto.

Carminati insomma comandava e provava a continuare i suoi affari anche oggi. Piazzati gli uomini, iniziavano gli affari. I bandi erano l'elemento chiave. L'organizzazione infatti "era interessata alle commesse e ai finanziamenti del Comune di Roma e delle relative municipalizzate, nella gestione dei campi nomadi, delle strutture riservate agli stranieri richiedenti asilo ed ai minori non accompagnati, nonchè nella raccolta dei rifiuti e manutenzione del verde pubblico". In particolare, secondo gli inquirenti, "attraverso la corruzione di esponenti politici ed amministrativi, le società controllate dall'organizzazione indagata hanno così ottenuto diversi appalti, condizionando le rispettive gare attraverso la conoscenza anticipata del contenuto dei bandi o, in alcuni casi, concorrendo addirittura alla stessa stesura".

Due soprattutto i terreni depredati dalla Mafia Capitale: Ama e le cooperative sociali che si occupavano di accoglienza di immigrati e rom. Tre gli appalti d'oro di Ama indicati dal pubblico ministero Prestipino affidati alla gestione del Cecato. E' il 2011 quando si decide di puntare forte sulla differenziata. L'appalto arriva nelle mani di una società legata a Carminati. Tocca poi alla raccolta delle foglie. C'è un terzo appalto poi, anche questo milionario, ancora oggetto di indagine.

C'è poi il business degli immigrati e dei campi rom. Buzzi aveva interessi diretti. Lui, uomo definito di idee di ultrasinistra, per quanto riguarda gli affari non guardava in faccia nessuno. Così ecco la richiesta di trasferire immigrati in strutture controllate perché, in sintesi, più immigrati, più soldi. Più minori, più soldi. Ad aiutarlo Luca Odevaine, oggi arrestato per corruzione.

Lì dove i suoi uomini non arrivano, il Cecato interviene direttamente per aprire porte impossibili. Così il suo braccio impreditoriale, Salvatore Buzzi, uomo che gli inquirenti definiscono di idee di ultrasinistra, al telefono si lamenta con il Cecato per le difficoltà ad organizzare un incontro con il caposegreteria di Alemanno, Antonio Lucarelli. Carminati chiude il telefono, promettendo un intervento. In pratica, racconta Pignatone, "Buzzi voleva far sbloccare un finanziamento e Lucarelli non lo riceveva, ha detto, dopo la telefonata di Carminati si precipita sulla scalinata del Campidoglio da Buzzi che gli dice che è tutto a posto, che ha già parlato con Massimo. Buzzi commentando questo incontro dice 'c'hanno paura di lui". Un'altra frase, quest'ultima, che potrebbe diventare il manifesto del quinquennio alemanniano.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Così Mafia Capitale comandava in Campidoglio: gli affari con Ama e il business degli immigrati

Today è in caricamento