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Martedì, 23 Aprile 2024
L'INTERVISTA

Mafia capitale, ecco perché - da Veltroni ad Alemanno - sono tutti coinvolti

Stipendi da fame per chi lavora, appalti truccati e ai vertici la criminalità organizzata: ecco il terzo settore romano e il suo sistema d'accoglienza, dannoso e pericoloso soprattutto per utenti e operatori

Lo scandalo emerso dall'inchiesta "Mondo di mezzo" ha gettato l'ombra nera dell'associazione a delinquere su l'intera città di Roma. Appalti truccati, accordi sotto banco e la gestione dei servizi alla persona in mano a quella che è stata definita "Mafia Capitale". Lo scandalo riguarda anche il terzo settore: il presidente della cooperativa "29 giugno" Salvatore Buzzi sembra essere il braccio destro di Massimo Carminati, l'ex militante di estrema destra, capo-clan del sistema criminoso della capitale. In mano a Buzzi la gestione delle varie "emergenze" del tessuto sociale romano: immigrazione e Rom e Sinti in prima linea. Che è successo al terzo settore, quello dei servizi alla persona? Quali sono le conseguenze di questa gestione criminale che è andata avanti per anni? Lo chiediamo ad Antonio Ardolino, operatore e studioso di politiche di emarginazione sociale, che per anni ha lavorato a Roma, in particolare con Rom e Sinti

C'è una frase in un'intercettazione telefonica detta da Salvatore Buzzi a Massimo Carminati: "Tu c'hai idea quanto ce guadagno co immigrati e zingari? La droga rende meno". Che pensi di questa frase, da operatore che lavora nel sociale?

Una frase perfetta che vale molto di più di tante parole e articoli. Però bisogna fare delle precisazioni. La semplificazione "sono tutti mafiosi" non è corretta: ci sono tante cooperative che gestiscono questi tipi di servizi e cercano tutti i giorni di sbarcare il lunario, facendo iniziative e progetti importantissimi per questo settore. Ma quella frase di Buzzi fa comprendere quanto adesso, dopo lo scandalo, sia necessario che il terzo settore faccia un bilancio di cosa è diventato. Nel '92, con le riforme che hanno sancito lo sviluppo dei servizi alla persona così come oggi li conosciamo, si voleva creare un terzo settore che non fosse solo a carico dello Stato e non fosse neppure un'impresa. Dopo vent'anni che è successo? C'è un sistema di appalti (che abbiamo visto con lo scandalo di Roma) e di esternalizzazioni del servizio che favorisce una gestione mafiosa, come quella di Buzzi e Carminati. Intanto le condizioni di lavoro degli operatori sono terrificanti e questo determina anche una bassa qualità di un servizio che si rivolge alle persone e non a cose. Se lavori nel sociale sei per forza precario e guadagni poco, perché non sei né dipendente statale né dipendente privato di qualche grossa azienda. Ci sono diversi report come "Segregare Costa" o "Costi Disumani" che evidenziano come milioni di euro di bilanci comunali e statali siano stati investiti nel sociale, ma destinati per due terzi a spese che col servizio alla persona non avevano a che fare. Insomma la gestione è pessima e facile da controllare come faceva la cricca di Carminati. Proprio per questo chi davvero lavora in questo mondo, da operatore, ha uno stipendio da fame.

Voi che lavoravate nel settore vi siete stupiti di questi arresti?

Beh no, ma forse ci siamo stupiti di come è stato recepito. Sul piano politico questo scandalo coinvolge tutte le amministrazioni romane, da Rutelli fino ad Alemanno, passando per Veltroni, che in realtà è l'amministrazione che ha combinato il disastro. Basta osservare le date degli eventi a cui si fa riferimento. I fatti delle indagini sull'ex-ufficio nomadi, in cui è coinvolto Salvatore Buzzi, risalgono al 2005/2006, piena amministrazione Veltroni. Quello che Alemanno ha fatto è stato cavalcare un sistema già in atto e di cui c'erano già le basi, portando i suoi amici. I particolari che vengono fuori ci stupiscono ma come rapporto e sistema di appalti non ci sorprendiamo. Quello che stupisce è che la questione "Mafia Capitale" che fa i soldi sull'accoglienza è uscita, potremmo dire, nel momento giusto, se si pensa agli ultimi fatti di cronaca: Tor Sapienza e Casa Pound che non vuole che i bimbi Rom di via Cesare Lombroso entrino a scuola. Si stava perdendo il controllo di questa disastrosa situazione, Roma stava precipitando sulle sue periferie e la carta "c'è la criminalità organizzata che ha gestito tutto questo" ha dato un attimo di respiro.

Chi è che gestisce sul campo queste situazioni difficili, come Tor Sapienza?

Gli operatori: stanno facendo un lavoro clamoroso per due lire e la loro incolumità, insieme a quella degli utenti, è continuamente a rischio. Le operatrici di Tor Sapienza hanno gestito una situazione rischiosissima in prima persona. Abbiamo poi visto i politici andare lì, ma mai una volta un passo verso quelle periferie è stato fatto da chi tra politici e operatori sta in mezzo alla gestione: i funzionari del comune o del quartiere, gli stessi assistenti sociali dove erano? Per questo credo che dopo gli scandali e questi fatti di cronaca gli operatori dovrebbero rivendicare il diritto di parola: gestiscono situazioni senza alcuna tutela lavorativa (poco stipendio e tanta precarietà) e operativa, rischiando la propria incolumità personale.

Roma sulla questione Rom è sempre stata un esempio negativo rispetto ad altre città come Bologna e Torino…la ragione strutturale di tutto questo era il giro d'affari che si faceva sulla pelle dei Rom?

Ci sono esempi migliori perché Roma è la capitale dell'esclusione: negli anni '90 e 2000 si sono sviluppati dei modelli alternativi per la gestione della "questione Rom" ma a Roma è sempre stata "emergenza Rom". In altre città ci sono famiglie Rom che vivono all'interno del tessuto urbano e in completa autonomia, fuori dai servizi sociali. Spesso e volentieri parenti e cugini di quelli che, a Roma, sono considerati un'emergenza, un problema e quindi un costo per le casse comunali. Tutto ciò è basato sul presunto nomadismo dei Rom, un pregiudizio applicato dall'amministrazione della capitale. In realtà tutto il sistema d'accoglienza romano è gestito come un'emergenza. Basta pensare ai mega-centri per i rifugiati, in cui si concentrano utenze diverse, spesso tutte gestite da pochi operatori mal pagati. Non vi viene in mente proprio Tor Sapienza? Quello che è emerso in questi giorni con "Mondo di mezzo" è l'aspetto più mafioso e legato al potere di un sistema d'accoglienza disfunzionale e dannoso, soprattutto per utenti e operatori.

Insomma "Mondo di mezzo" è una delle cause delle "periferie polveriera" romane?

A Roma c'è una tensione sociale e una rabbia, propagandata politicamente sia da destra che da sinistra. E' vero che le periferie romane sono in mano all'abbandono ma nei fatti non si è fatto nulla né dal punto di vista politico, né da quello del terzo settore. Prima di tutto per mettere a posto anni e anni di pessima gestione dell'accoglienza nella capitale bisognerebbe pensare a un nuovo sistema urbanistico romano, che permetta una più equa "distribuzione del sociale nella città", come si fa in tanti paesi europei. Insomma anche a Roma nord c'è periferia ma non mi sembra ci siano centri d'accoglienza in questo momento.

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