"Allontaniamo i mostri dalla laguna": dal Mose alle Grandi navi veloci
Scoppia lo scandalo Mose ma c'è chi non si stupisce: come il comitato No Grandi Navi, che scenderà in piazza questo fine settimana per una due giorni contro "il sistema di mafia delle grandi opere" che adesso sta letteralmente 'erodendo' la laguna
Venezia è sotto la lente d'ingrandimento della magistratura, con 35 arresti e più di cento indagati. Ma di fronte allo scandalo Mose c'è chi non si stupisce: come i cittadini impegnati nei comitati in difesa dei beni comuni della laguna.
IL NO ALLE 'GRANDI OPERE GALLEGGIANTI' - Il comitato No grandi navi da due anni si batte contro "grandi opere galleggianti" ovvero navi da crociera che passano per i canali veneziani, erodendo il fragile ecosistema della laguna.
Sabato 7 e domenica 8 giugno si terrà una due giorni veneziana che ora con l'esplosione dello scandalo Mose si è trasformata nella mobilitazione "contro la mafia delle grandi opere". Così ci spiega Marco, attivista di S.a.l.e. Dock, spazio vicino al teatro Valle che ha organizzato una mostra collettiva sul tema dal titolo "You are not Welcome":
Il no alle grandi navi ha ragioni ambientali e di sicurezza: passano in centro città e visto cosa è successo al Giglio noi cittadini non ci sentiamo sicuri. Hanno un impatto devastante sull'idromorfologia lagunare: spostano masse d'acqua enormi, che sollevano sedimenti del fondale lagunare. Questi detriti vengono risucchiati e questo processo distruggerà la laguna rendendola nel tempo un braccio di mare
LE ALTERNATIVE E IL CANALE CORTONA SANT'ANGELO - Il comitato aveva pronte le alternative al passaggio delle crociere davanti San Marco: "Abbiamo proposto di costruire dei porti alla bocca della laguna, dove entra l'Adriatico: i turisti potrebbero comunque visitare la città e i lavoratori del porto avrebbero anche prospettive future di occupazione. Inoltre la questione del rischio ambientale verrebbe risolta" spiega Marco.
Poi c'è il progetto caldeggiato dall'autorità portuale, presieduta da Paolo Costa che ha proposto di scavare un nuovo canale Cortona-Sant'Angelo, che porta le grandi navi in laguna ma non davanti San Marco: "Scavare quel canale sarebbe come costruire un'autostrada in un parco nazionale" osserva Marco.
LO SCANDALO MOSE, GLI APPALTI E LE GRANDI OPERE - Ma non ci sono solo motivi ambientali e di sicurezza, c'è anche un motivo politico per opporsi alle "grandi opere galleggianti": "Il canale Cortona-Sant'angelo metterebbe in atto il meccanismo che ha portato ai 35 arresti: imprese monopoliste che stipendiano la politica per vincere le gare d'appalto. Un sistema che abbiamo visto anche in altri contesti (come quello di Expo 2015) e che ha appoggi a livello nazionale: il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi è l'uomo delle grandi opere e a questi progetti si è sempre dichiarato favorevole" continua Marco.
Non è un caso che i cittadini che oggi si oppongono al canale per le grandi navi sono gli stessi che dieci anni fa dicevano no al Mose: "Ci opponevano al Mose all'epoca e avevamo denunciato Venezia nuova, consorzio d'imprese che è diventato concessario unico. Oggi scoppia lo scandalo perché nel 2013 sono stati arrestati Piergiorgio Baita (ad di Mantovani Costruzioni) e l'ingegnere Giovanni Mazzacurati: prima sono stati presi gli imprenditori e adesso i politici. Non vogliamo vedere questo modello, tutto italiano, che si reitera. Per questo sabato 7 e domenica 8 giugno scenderemo in piazza: per dire basta alla mafia e alle grandi opere" conclude Marco.