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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca / Brindisi

Marco Celeste: il ragazzo morto in carcere e i dubbi della famiglia sul suicidio

La storia del 36enne di Brindisi deceduto nel penitenziario di Ibiza

È arrivata questa mattina alle 11 all'aeroporto di Roma Fiumicino la salma di Marco Celeste, il 36enne originario di Brindisi morto in un carcere spagnolo il 30 dicembre scorso, secondo la versione ufficiale fornita dalle autorità iberiche per suicidio. L'uomo si sarebbe impiccato all'interno di una cella. I familiari chiedono che venga fatta chiarezza. Chiedono di conoscere la verità. La notizia del presunto suicidio è giunta loro attraverso il consolato italiano in Spagna, mentre la ricostruzione dei fatti è stata operata dal personale del carcere di Ibiza.

Ieri l'avvocato Giacinto Epifani ha depositato alla Procura della Repubblica della città pugliese, su incarico della famiglia, una denuncia-querela contro ignoti perché la salma sia sequestrata e sottoposta ad autopsia per accertare le cause della morte.

Marco Celeste morto in carcere a Ibiza: i dubbi della famiglia sul suicidio

Marco Celeste risiedeva a Ibiza da 4 anni dove lavorava come muratore. Nell'estate scorsa, il 26 giugno, è stato arrestato e sottoposto a custodia cautelare in carcere  perché accusato di aver appiccato un incendio in una pineta. A quanto pare a breve sarebbe tornato in libertà, in attesa del processo. Martedì 29 dicembre, un giorno prima del decesso, Marco Celeste ha parlato con sua madre in videochiamata. "Era sereno - spiega l’avvocato Giacinto Epifani - non aveva manifestato turbe psichiche. Parlava della sua intenzione di tornare in Italia. Nulla, insomma, che potesse lasciar pensare all’intenzione di commettere degli atti autolesionistici".

Ma il giorno successivo, tramite i canali diplomatici, la famiglia di Celeste ha avuto la tragica notizia. La stessa famiglia adesso chiede che siano le autorità giudiziarie italiane a far luce sulla vicenda. Ieri mattina la madre e il fratello del 36enne, accompagnati dall’avvocato Epifani, si sono recati presso la Procura della Repubblica di Brindisi, formalizzando la richiesta di sequestro della salma ai fini dell’esecuzione dell’esame autoptico, per accertare le cause del decesso. "Bisogna capire - dichiara il legale - se la morte sia avvenuta per causa naturale, per atti autolesionistici o se vi siano elementi che possano far pensare che il ragazzo sia morto per cause violente estranee ad atti di autolesionismo. Bisognerà vedere se il corpo presentava delle ecchimosi. Vogliamo dati ufficiali. Deve risultare con chi e come stava in cella".

La frattura alla gamba giustificata con un infortunio a calcetto

Da approfondire inoltre c'è anche l’origine di una frattura alla gamba, sottoposta a intervento chirurgico, giustificata con un infortunio nel corso di una partita di calcio, all’interno del carcere. "Non possiamo accusare nessuno - conclude l’avvocato Giacinto Epifani - ma la famiglia chiede giustizia e vuole vederci chiaro". 

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