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Giovedì, 25 Aprile 2024
Nessuna traccia / Nuoro

Evasione da film: perché il boss Raduano forse non è andato troppo lontano

Se è vero che sono passate due ore dalla fuga all'allarme, lui non poteva sapere né sperare in un tale ritardo. Realistico pensare che abbia dunque evitato di mettersi in strada. Anche se nulla può essere escluso. Critiche dei sindacati per la grave carenza di organico, denunciata da tempo

Nessuna traccia di Marco Raduano, 39 anni, il boss pugliese della mafia garganica fuggito in modo spettacolare da Badu 'e Carros, il carcere di Nuoro. Sembra essersi "volatilizzato", ricerche a tappeto in tutta la Sardegna. Realisticamente è ancora sull'isola. C'erano però tutti i segnali di un pericolo di evasione, secondo le denunce dei sindacati: carenze di organico in primis (nessun agente sul muro di cinta o in sala regia in certi orari). "Pallone", questo il soprannome di Raduano, era detenuto in regime di alta sicurezza.

L'evasione di Raduano da Badu 'e Carros

"Una fuga di questo genere è preparata con grande attenzione. Non si fugge da soli, mi sembra evidente. Che possano averlo aiutato compagni di detenzione o altri si verificherà. Resta che è un episodio inquietante, soprattutto in quel tipo di carcere. Non può lasciare indifferenti, per la gravità dell'accaduto e per la pericolosità del soggetto evaso". A dirlo è il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto in un'intervista su TeleNorba, a proposito della fuga dal reparto di alta sicurezza. Raduano, boss della mafia garganica, scontava la sua pena a 19 anni di reclusione.

"Il ministero ha immediatamente disposto un'ispezione amministrativa, a mezzo del provveditore della Sardegna, un'ispezione che è in corso e che nelle prossime ore darà i primi risultati", ha aggiunto Sisto. "E' stato sentito tutto il personale dell'istituto, sono stati ispezionati i luoghi. Appena avremo le prime risposte dal Provveditore trarremo le conclusioni e saranno anche assunti i primi provvedimenti". Per Sisto le ipotesi che hanno consentito la fuga possono essere varie. "Scarsezza delle risorse e, quindi, del personale rispetto al sistema dei controlli, un difetto di controllo e, quindi, un atteggiamento colposo di chi doveva controllare, in ultima analisi situazioni non proprio di inconsapevolezza rispetto all'episodio. Non possiamo evidentemente trascurare - ha concluso - l'ipotesi che ci siano state adesioni rispetto a questa rocambolesca e inquietante fuga".

Raduano

La caccia a eventuali complici

La caccia a eventuali complici finora non ha dato esito alcuno. La fuga sarebbe stata preparata in modo meticoloso. Da qualche mese Raduano si era fatto assegnare alla biblioteca, che si trova al piano più alto della struttura. Da quel punto di osservazione privilegiato aveva studiato i cambi turno e scoperto la carenza di personale in una precisa fascia oraria.

Ora lo cercano ovunque, soprattutto sull'isola. Nonostante abbia avuto alcune ore di tempo per allontanarsi prima dell'allarme, pare davvero difficile credere che Raduano sia riuscito in quel lasso di tempo a raggiungere un porto e lasciare la Sardegna. Inoltre, se è vero che sono passate quasi due ore dal momento della fuga all'allarme, il boss  non poteva sapere del ritardo. Realistico pensare che abbia dunque "evitato di mettersi in strada", secondo quanto detto all'Ansa dal prefetto Giancarlo Dionisi. Anche se nulla può essere escluso, "non si lascia intentata nessuna pista e si cerca di lavorare sia in città che nelle zone limitrofe, perché è plausibile che il detenuto evaso possa essere rimasto in zona", dice il prefetto di Nuoro.

Aperte due inchieste: una dalla Procura di Nuoro e l'altra, interna, dal ministero della Giustizia.

Tutti i dubbi sull'evasione "da film" del boss Raduano

Badu 'e Carros, la caduta di un "mito"

"La fuga dal carcere di Badu e Carros fa cadere un mito", e "la colpa" è dei "vertici del Dap", che non dà risposte "quando chiediamo di potenziare i reparti". Ed è proprio la "grave carenza di organico" che bisogna "mettere in evidenza". Così all'AdnKronos Donato Capece, segretario generale del Sappe, Sindacato autonomo della Polizia penitenziaria, dopo l’ultima evasione. "Il problema Sardegna è un problema grave - osserva Capece -, più volte abbiamo detto all’Amministrazione penitenziaria di inviare i comandanti di reparto e i direttori negli istituti di questa regione, dove mancano, tanto che in alcuni casi in istituti importanti come Sassari e Oristano, non ci sono i comandanti di reparto, che ci vanno di tanto in tanto, un giorno, due o tre a settimana".

"Bisogna potenziare i reparti di Polizia penitenziaria - sottolinea Capece, non si può lasciare istituti come Badu e Carros, come Cagliari, come Sassari e come Oristano senza polizia penitenziaria. E' chiaro che poi, stringi stringi per cercare di fare i servizi più ‘esposti’ per la sicurezza, il rischio è di togliere l’unità dalla sala operativa, dalla sala regia, e succede quel che è accaduto, ad esempio, a Badu e Carros". Capece evidenzia, dunque, quella che definisce "disattenzione dell’Amministrazione penitenziaria sulla questione Sardegna".

"Noi - spiega - abbiamo sollecitato più volte l’invio, d’ufficio, di direttori e di comandanti di reparto, perché ogni carcere deve avere il suo direttore e il suo comandante. Piaccia o non piaccia, scomodo o non scomodo, noi dobbiamo assicurare, attraverso il servizio di missione e così via, che tutti i reparti abbiano i due vertici di riferimento della polizia penitenziaria".

"Bisogna mettere in evidenza la grave carenza di organico - aggiunge -, la fuga dal carcere di Badu e Carros fa cadere un mito. Badu e Carros, istituto troppo importante negli anni ’80 e ’90 con i reclusi di Alta sicurezza, piano piano è stato svilito, è diventata una casa circondariale come le altre, non si è tenuto conto delle gravi carenze di organico e questo è il risultato. Questa storia ci ha demoralizzati. Non c’è una ‘colpa’ della polizia penitenziaria, la colpa, ed è inutile che facciano volare gli stracci, va cercata in alto, va sicuramente individuata ai vertici del Dap, perché quando noi chiediamo all’Amministrazione penitenziaria di potenziare i reparti, un motivo c’è. Abbiamo inviato più lettere sul carcere di Nuoro, di Sassari, ma tutto questo è rimasto sulla carta".

Infine, Capece chiosa: "Ma com’è possibile che nel pomeriggio non ci sia la sentinella? Com’è possibile che non si investa, ad esempio, negli anti scavalcamenti, negli anti intrusione sui muri di cinta? Non ci sono risorse, questa è la risposta che di solito danno. Ma come questi, ci sono tanti altri istituti che hanno gli impianti anti scavalcamenti e anti intrusione, però non funzionano. E poi, a tempo perso, ogni tanto ci mandiamo la sentinella".

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