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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

Omicidio Marco Vannini, la Cassazione: "Con i soccorsi tempestivi non sarebbe morto"

Sono state depositate le motivazioni con cui i giudici un mese fa hanno disposto un processo d'appello-bis per Antonio Ciontoli e i suoi familiari, annullando la sentenza di secondo grado che aveva ridotto la condanna al principale imputato da 14 a 5 anni di reclusione

La morte di Marco Vannini "sopraggiunse quale conseguenza sia delle lesioni causate dal colpo di pistola" che della "mancanza di soccorsi che, certamente, se tempestivamente attivati, avrebbero scongiurato l'effetto infausto". E' quanto scrivono i giudici della prima sezione penale della Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui un mese fa hanno disposto un processo d'appello-bis per Antonio Ciontoli e i suoi familiari, annullando la sentenza di secondo grado, che aveva ridotto la condanna a Ciontoli da 14 anni a 5 di reclusione, riqualificando il reato da omicidio volontario con dolo eventuale a omicidio colposo.

Marco Vannini venne ucciso con un colpo di pistola nella notte tra il 17 e il 18 maggio del 2015, a casa della fidanzata a Ladispoli, sul litorale capitolino.

"Non è controversa l'esistenza del nesso causale fra l'esplosione del colpo di pistola e il decesso: in più, una ferita con quelle caratteristiche aumentava le possibilità di sopravvivenza e imponeva l'adozione di immediati soccorsi. Il ritardo nei soccorsi - si legge nelle motivazioni - si protrasse per 110 minuti ed ebbe un ruolo decisivo nel causare la morte di Marco Vannini, che non si sarebbe verificata se i soccorsi fossero stati tempestivi".

Omicidio Marco Vannini, la Cassazione: "Condotta omissiva tenuta da tutti gli imputati"

Secondo i giudici di piazza Cavour, inoltre, "una condotta omissiva fu tenuta da tutti gli imputati nel segmento successivo all'esplosione di un colpo di pistola, ascrivibile soltanto ad Antonio Ciontoli che, dopo il ferimento colposo, rimase inerte, quindi disse il falso ostacolando i soccorsi".

Un mese fa, la prima sezione penale della Cassazione si è pronunciata sui ricorsi presentati dalla Procura generale di Roma, dai familiari della vittima (parti civili) e dalla difesa della famiglia Ciontoli, che aveva chiesto un'ulteriore riduzione di pena. Al centro della decisione, la sussistenza o meno del reato di omicidio volontario riconosciuto in primo grado, ma non in appello, dove il sottufficiale della Marina militare e padre della fidanzata di Marco, Antonio Ciontoli, ha visto la pena ridursi da 14 a 5 anni. Sia in primo che in secondo grado, invece, erano rimaste immutate le condanne per omicidio colposo a tre anni di reclusione ciascuno per Maria Pezzillo, moglie di Ciontoli, e per i loro figli Federico e Martina, fidanzata di Vannini.

Antonio Ciontoli, quindi, dovrà sostenere un nuovo processo d'appello insieme alla moglie Maria, al figlio Federico e alla figlia Martina.

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