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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il caso / Palermo

Maresciallo dei carabinieri trovato morto: la svolta della lettera nell'auto parcheggiata

"Non si è suicidato, ora c'è la prova". La famiglia del sottufficiale trovato morto nel 1995 a Palermo chiede la riapertura dell'inchiesta

Il giallo della morte di Antonino Lombardo, maresciallo dei carabinieri trovato senza vita all'interno della sua auto nel parcheggio della caserma dei carabinieri di Palermo nel marzo del 1995, potrebbe essere vicino ad una svolta. La lettera di addio ritrovata accanto al cadavere del maresciallo non sarebbe stata scritta da lui, secondo quanto sostiene una perizia calligrafica di parte. A rivelarlo è Fabio Lombardo, il figlio della vittima, che non ha mai creduto alla tesi del suicidio di suo padre e non ha mai smesso di lottare per conoscere la verità. "Mio padre - dichiara Fabio Lombardo in un'intervista all'Adnkronos - non si è suicidato. Adesso c'è anche la prova. Dopo quasi 30 anni è arrivato il momento della verità. La Procura di Palermo deve riaprire l'inchiesta sulla sua morte. Vogliamo sapere cosa è successo quel giorno, e cosa - prosegue Lombardo - ha portato alla morte di mio padre. Ci sono troppe stranezze in tutta la vicenda. Dal primo istante, da quando è stato ritrovato il corpo senza vita".

Fabio Lombardo e la sorella Rossella hanno presentato alla Procura una richiesta di riapertura dell'inchiesta sulla morte del loro papà. Nove pagine, firmate dall'avvocato Alessandra Maria Delrio del foro di Sassari, in cui viene inserita anche la perizia calligrafica. "Si ritiene che i documenti in verifica, non appartengano - scrive il perito Valentina Pierro, criminologa e grafologa forense - alla mano dello scrivente dei documenti in comparazione".

Ma cosa scrive la famiglia nella richiesta di riapertura delle indagini? "Per far luce sui tanti dubbi illustrati, la famiglia Lombardo ha scelto di percorrere la strada dell'accertamento scientifico, iniziando da quella lettera d'addio presente sul lato passeggero della Tipo e restituita ai famigliari come ultimo saluto - si legge nella richiesta -. Ma si può accettare l'ultimo abbraccio di un padre e di un marito senza esser certi della sua autenticità? La risposta è no! Per questa ragione e per sete di verità e giustizia, si è conferito incarico alla dottoressa Valentina Pierro, criminologa e grafologa forense, al fine di redigere apposita consulenza tecnica, affinché effettuasse un'analisi comparativa tra la lettera testamento rinvenuta nell'auto del Lombardo e i documenti originali del maresciallo Antonino Lombardo, in possesso della famiglia, e quindi riferire i risultati dell'indagine tramite una relazione scritta".

La morte del maresciallo Antonino Lombardo e la lettera nell'auto

È la sera del 4 marzo del 1995 e nella caserma dei carabinieri Bonsignore di Palermo, sede della Legione carabinieri Sicilia, si sente uno sparo. Nella sua auto, nel parcheggio della caserma, c'è il corpo ormai senza vita di Antonino Lombardo, maresciallo del Ros-Reparto operativo speciale. Accanto a lui c'è una lettera, appoggiata sul sedile passeggeri. "Mi uccido per non dare la soddisfazione a chi di competenza di farmi ammazzare e farmi passare per venduto e principalmente per non mettere in pericolo la vita di mia moglie e i miei figli che sono tutta la mia vita… Non ho nulla da rimproverarmi poiché sono stato fedele all'Arma per trentuno anni e, malgrado io sia arrivato a questo punto, rifarei tutto quello che ho fatto. La chiave della mia delegittimazione sta nei viaggi americani...", si leggeva nella lettera.

"La chiave della mia delegittimazione sta nei viaggi americani"

Una lettera su cui non c'era neppure uno schizzo di sangue, nonostante fosse stata ritrovata accanto al corpo del maresciallo. E su cui adesso i familiari vogliono fare luce, dopo aver chiesto una perizia calligrafica. Secondo quanto emerge dalla perizia quella lettera, come sostiene la famiglia da ventisei anni, non sarebbe stata scritta dal sottufficiale trovato morto. Sono tanti i tasselli mancanti in questi anni trascorsi dalla morte del sottufficiale che era stato negli Stati Uniti per convincere il capomafia Gaetano Badalamenti a venire in Italia a raccontare alcuni retroscena di misteri di Cosa nostra. I famosi "viaggi americani" di Lombardo negli Usa e i colloqui con il boss.

Nel 2015 la Procura di Palermo riaprì le indagini sulla morte del maresciallo Antonino Lombardo per fare pienamente luce su quanto accaduto quella mattina del 4 marzo 1995. Una morte avvolta da mille misteri, mai svelati. "La chiave della mia delegittimazione sta nei viaggi americani", diceva Lombardo. Parlando proprio dei suoi viaggi nel carcere di Fairton, nel New Jersey, dove era detenuto il boss Tano Badalamenti, convinto dal maresciallo a tornare in Italia e raccontare la "sua" verità sulle rivelazioni del pentito Tommaso Buscetta su Giulio Andreotti, ma anche, come è convinto Fabio Lombardo, sul maxiprocesso e persino sulla morte di Peppino Impastato. Un'inchiesta finita su un binario morto. E che adesso, forse, potrebbe essere riaperta.
 

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