E' agli arresti domiciliari nella sua casa di Somma Vesuviana. Maria Rosaria Patrone, la fidanzata di Giosuè Ruotolo, è accusata di una "ininterrotta continuità nell'azione di favoreggiamento". Avrebbe mentito più volte per coprire il fidanzato, in carcere da due giorni per l'omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza.

"Rosaria aveva confidato ad alcune amiche di sentirsi in colpa temendo di essere stata lei la causa del duplice omicidio", ha detto il Procuratore della repubblica di Pordenone, Marco Martani, ricostruendo la posizione della giovane studentessa. 

"Maria Rosaria - ha proseguito il magistrato - temeva di essere stata ricollegata al delitto per essere entrata nel profilo Facebook anonimo. Un dettaglio quest'ultimo che le amiche ci hanno riferito e che non potevano aver appreso dalla stampa, e che quindi può essere frutto solo del fatto di averla ascoltata dall'interessata. Circa i messaggi inviati dal profilo, una ventina in tutto, sono stati inviati tutte le volte che Ruotolo era in servizio e aveva accesso ai pc della caserma da cui sono partite le missive vessatorie".

"Tre amiche hanno anche riferito che la Patrone, in un'occasione accompagnata dalla mamma, consegnando dei "pizzini" in cui si sollecitava le amiche a restare in silenzio, le invitava a non far trapelare nulla del profilo Facebook, parlando con loro soltanto all' aperto e coi telefonini spenti - ha concluso - per paura di essere controllata dai carabinieri".

Rosaria era gelosa, fino a diventare ossessiva. Non voleva che il fidanzato frequentasse Trifone Ragone e arrivò persino a inventarsi un'aggressione e riferire a Giosuè che il mandante era Trifone. Una personalità "dominante", e si indaga quindi sulle presunte pressioni della giovane su Giosuè Ruotolo.