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Martedì, 16 Aprile 2024
In primo grado / Caserta

Uccide la moglie con sei colpi di pistola per gelosia: condannato a 26 anni

La corte d'assise di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ha pronunciato la sentenza per Michele Marotta, accusato dell'omicidio di Maria Tedesco

È stato condannato 26 anni e sei mesi di reclusione Michele Marotta, l'imbianchino 36enne di San Felice a Cancello (in provincia di Caserta) accusato dell'omicidio della moglie Maria Tedesco, di 33 anni, avvenuto l'11 novembre 2020 in una stradina sterrata nei pressi di via Castello, in località Cancello Scalo. È quanto stabilito dalla corte d'assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal giudice Roberto Donatiello con giudice a latere Alessandro De Santis. Il pm Nicola Camerlingo aveva richiesto l'ergastolo al termine della sua lunga requisitoria. Per la procura si sarebbe trattato di un omicidio spinto dal movente della gelosia, in un contesto di violenza domestica che collideva con l'idillio della coppia "perfetta" descritto da amici e familiari.

Michele Marotta uccide la moglie Maria Tedesco per gelosia: condannato a 26 anni

Un omicidio efferato, quindi, con una crudeltà che si evince anche dai sei colpi esplosi a distanza ravvicinata con una pistola Magnum 357 - regolarmente detenuta dal killer - che attinsero al petto e alla schiena Maria Tedesco, uccidendola. Per la procura, inoltre, il delitto è stato premeditato: la vittima confessò la sera prima al marito di avere una relazione extraconiugale. E la mattina successiva, Michele, uscito con la moglie per ritirare il certificato di guarigione dal covid, rientrò a casa per pochi minuti per prendere la pistola con cui uccise Maria. Infine, il pm ha insistito sui motivi futili e abietti: la gelosia. Per questo, nonostante l'atteggiamento collaborativo dopo il delitto (l'imbianchino contattò i carabinieri e confessò subito l'omicidio), la procura aveva invocato il 'fine pena mai' per Marotta.

I difensori del killer - gli avvocati Rosa Piscitelli e Stefania Pacelli - nelle loro arringhe hanno messo in discussione la tesi della procura sulla premeditazione del gesto omicidiario di Marotta, puntando l'accento sul fatto che si fosse trattato di un omicidio d'impeto, il tragico epilogo di una colluttazione. Per le legali l'uxoricida si trovava, inoltre, in una condizione di non piena capacità di intendere, avulso dalla realtà circostante. Inoltre le arringhe difensive hanno anche evidenziato come Michele si fosse armato per 'spaventare' il rivale in amore, colui che metteva in crisi le sue certezze e la serenità della sua famiglia.

Una tesi che è stata accolta dalla corte d'assise che ha escluso le aggravanti della premeditazione e della crudeltà, concedendo le attenuanti generiche in misura equivalente alle restanti circostanze aggravanti. C'e soddisfazione da parte degli avvocati Rosa Piscitelli e Stefania Pacelli "per essere riuscite a far focalizzare la corte sulla verità di cui all'evento delittuoso. Nessuna premeditazione emergeva agli atti né tantomeno la crudeltà paventata dalla procura. Si attende il deposito delle motivazioni a novanta giorni". La difesa proporrà il ricorso in appello.

Nelle foto qui in basso, il luogo dell'omicidio a San Felice a Cancello (Caserta)

I fiori per Maria sul luogo della tragedia-2

Il luogo dove la ragazza è stata ritrovata senza vita-2

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