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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Nuove indagini

Il marito le impone il velo integrale, lei lo denuncia

Il caso a Perugia. In un primo momento la Procura aveva chiesto l'archiviazione, poi il dietrofront: la donna sarà sentita dagli investigatori

Aveva denunciato il marito per maltrattamenti accusandolo di averle imposto il velo integrale. Ma per quel procedimento il sostituto procuratore aveva chiesto l'archiviazione. Ora però la Procura della Repubblica di Perugia fa marcia indietro e dispone nuove indagini. 

Il procuratore Raffaele Cantone ha diramato una nota in cui si afferma che "con riferimento al prcedimento in oggetto, che nei giorni scorsi era stato oggetto di particolare attenzione mediatica per una frase estrapolata dalla richiesta di archiviazione relativa alla costrizione della denunciate a tenere il velo integrale, si rappresenta che, a seguito della presentazione dell'opposizione da parte della persona offesa, si è proceduto da parte del pm già designato alle indagini, la cui delega è stato confermata" dal procuratore, "alla revoca della richiesta di archiviazione".

Il provvedimento in questione per la Procura "è giustificato dalla necessità di effettuare ulteriori attività investigative" fra cui "l'audizione della querelante".

La denuncia della donna e le parole di Cantone

La donna aveva denunciato di essere stata maltrattata, chiusa in casa, a non incontrare nessuno e costretta ad indossare il velo. Velo che nella richiesta di archiviazione veniva sminuito: "La condotta di costringerla a tenere il velo integrale rientra nel quadro culturale, pur non condivisibile in ottica occidentale, dei soggetti interessati".

Il procuratore Cantone si era dissociato: "Imporre il velo non può essere giusto nel nostro Paese che ha proprie regole. Che non sono certamente quelle della tradizione islamica". Riservandosi di approfondire la vicenda. Cosa che è avvenuta, con tanto di marcia indietro e richiesta di audizione della parte offesa, la quale non aveva mai potuto imparare bene l'italiano, chiusa in casa dal marito, anche in forza di un "rapporto di coppia viene caratterizzato da forti influenze religiose-culturali alle quali la donna non sembra avere la forza o la volontà di sottrarsi".

"Io non so cosa voglia dire la parola amore. Lui mi ha visto un giorno nel quartiere dove vivevo in Marocco, il giorno dopo si è presentato con sua madre alla mia famiglia per chiedermi in moglie. La mia famiglia ha accettato, così lui ha pagato una dote, ‘la sdak', di cinquecento euro per sposarmi" ha raccontato la donna alla stampa, tramite un interprete

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