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Giovedì, 25 Aprile 2024
Dopo il disastro / Belluno

Marmolada: perché nessuno li ha fermati, l'ipotesi bandiera rossa e tutti i ghiacciai "turistici" a rischio

La procura: "Possiamo escludere assolutamente una negligenza o un'imprudenza". La sorella di Erica Campagnaro: "Perché nessuno ha fatto un avviso sabato, che c'era l'acqua che scorreva sotto?". Scende il numero dei dispersi. Si va verso un sistema di bandiere rosse nei giorni di rischio elevato, come succede da tanti sulle spiagge

Marmolada, le operazioni di ricerca dei dispersi in seguito al distacco del seracco non sono mai state interrotte e proseguiranno ad oltranza. Lo ha confermato ieri il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, affiancato dal sindaco di Canazei Giovanni Bernardi, dopo la riunione tecnica con le donne e gli uomini della Protezione civile trentina e nazionale e le forze dell'ordine. "Appena le condizioni lo consentiranno, saranno attivate anche le ricerche via terra, assicurando la necessaria sicurezza del personale coinvolto. Non lasceremo nulla di intentato", ha assicurato Fugatti. "Grazie all'intervento degli operatori via terra e con l'eventuale ausilio di cani specializzati, si cercheranno dunque nuovi reperti".

Scende il numero dei dispersi

La Marmolada ora è completamente chiusa e presidiata dalle forze dell’ordine per evitare che curiosi o turisti irresponsabili provino comunque a salire sulla montagna: oggi è troppo pericoloso. Tutto il massiccio è diventato off limits, con la decisione del comune di Canazei di rinforzare le misure per fermare chi si avvicina al Fedaia.

Il bilancio provvisorio è di 7 vittime e 5 dispersi, tutti di nazionalità italiana. Tra quest'ultimi Erica Campagnaro, 44 anni, di Cittadella, in provincia di Padova, e il marito Davide Miotti. E poi una coppia di Villa d'Asolo, Emanuela Piran e Gianmarco Gallina, poco più che trentenni, che la Marmolada la conoscevano benissimo. Anche Nicolò Zavatta è ancora disperso. Chi li conosce assicura che, se ci fosse stato il minimo segnale di pericolo, non sarebbero mai partiti. Il numero dei dispersi è fortemente calato rispetto alle prime stime perché le persone rintracciate in gran parte sono stranieri che non avevano colto la gravità del momento, non avendo informazioni, e che si sono fatte vive tramite le rispettive ambasciate. Otto infine i feriti, dei quali uno dimesso dall'ospedale.

"Perché nessuno ha fatto un avviso sabato, che c'era l'acqua che scorreva sotto il ghiacciaio? Perché non hanno fermato le persone? Perché le hanno lasciate andare?". E' la domanda, l'accusa della sorella di Erica Campagnaro. "Era una bella giornata di sole, sì, per carità - ha proseguito la donna, arrivata ieri al centro di coordinamento a Canazei - ma se sotto scorre l'acqua... se c'è una responsabilità, andremo fino in fondo", ha concluso. 

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La sorella di Erica Campagnaro, la donna di Tezze sul Brenta (Vicenza), dispersa assieme al marito Davide Miotti sulla Marmolada intervistata dai giornalisti all'esterno del centro operativo allestito alla caserma dei vigili del fuoco per le operazioni di soccorso sul ghiacciaio della Marmolada a Canazei, 05 luglio 2022. ANSA/ANDREA SOLERO

Per dare un nome e un cognome ai resti sarà fondamentale il lavoro dei carabinieri del Ris di Parma, che dovranno confrontare i campioni di materiale genetico prelevati dai resti recuperati sul ghiacciaio con quello dei parenti che sono in attesa di avere certezze sulla tragica fine dei loro cari. "In tre o quattro punti abbiamo ritrovato sia dei resti umani che attrezzatura alpinistica e tutto è stato già prelevato dagli operatori in elicottero", ha spiegato il presidente del Soccorso alpino nazionale, Maurizio Dellantonio. "Ci sono - ha aggiunto - parti umane, di dimensioni molto piccole, tante neanche collocabili in una parte del corpo o in un'altra. Tutti quanti verranno esaminati per trovare anche un minimo di relazione tra un reperto e l'altro".

"Non c'è stata nessuna imprudenza"

Per il disastro della Marmolada "in questo momento possiamo escludere assolutamente una prevedibilità e una negligenza o un'imprudenza". Lo ha chiarito il procuratore capo di Trento, Sandro Raimondi "L'imprevedibilità in questo momento è quella che la fa da protagonista - ha detto -. Per avere una responsabilità bisogna poter prevedere un evento, cosa che è molto, molto difficile". E ha aggiunto: "Quando mi hanno chiamato i carabinieri subito dopo la tragedia, mi hanno parlato di situazione quasi apocalittica". Tecnici e scienziati hanno rilanciato l’allarme per lo scioglimento dei ghiacciai e in molti chiedono un sistema fisso di controlli e bollettini quotidiani che, alla fine, consentano di issare una bandiera rossa nei giorni di rischio elevato, come succede da tanti anni sulle spiagge. E poi i bollettini sui livelli di sicurezza dei ghiacciai, redatti sulla falsariga di quelli invernali su rischio valanghe e stato delle piste da sci. Fino a domenica nulla segnalava la loro urgenza.

C'è chi è molto scettico su eventuali soluzioni rapide che passano per leggi di divieto o per imperativi assoluti con ordinanze prefettizie, regionali o comunali. Sbarrare quattromila ghiacciai alpini non è certo un'opzione, ma limitarne in qualche modo e in alcuni luoghi l'accesso da aprile a ottobre è un'ipotesi. Tutto non può che iniziare da una presa di coscienza: la montagna sta cambiando, non è più quella di una volta. Basti pensare che il mitico Sperone Frendo all'Aiguille du Midi, nel Monte Bianco, non ha più un filo di neve. E' un altro mondo.

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Ghiacciai e turismo, la mappa dei rischi

Il disastro sulla Marmolada è un campanello d'allarme non solo per lo stato di salute dei ghiacciai alpini, ma per il turismo che ha reso alcuni di essi delle mete irresistibili per escursionisti capaci ed esperti. "Tutti i ghiacciai sono in una fase di ritiro e questo è verso soprattutto per quelli che si trovano alle quote più basse, sotto i 3.500 metri, più sensibili all'innalzamento della temperatura", ha il glaciologo Massimo Frezzotti, dell'Università Roma Tre.

Quelli sotto i 3.500 metri sono spesso meta di escursioni anche in questa stagione. In primis proprio il ghiacciaio della Marmolada, a quota 3,343 metri. Poi il ghiacciaio dell'Adamello, nella Val Camonica, il più grande delle Alpi italiane tra 3.530 e 2.550 metri. In Trentino c'è anche il ghiacciaio della Fradusta, a quota 2.939 metri, da anni sorvegliato speciale per il suo progressivo ritiro. E ancora a 3.067 il ghiacciaio del Careser e a 2.700 il ghiacciaio Presena.

In Lombardia, c'è il ghiacciaio di Forni, in Valtellina (circa 3.000 metri), in Piemonte sul Rosa il ghiacciaio del Belvedere, che nasce a quota 4.400 per scendere fino a 1.800 metri, e che circa 20 anni fa ha cominciato a dare origine periodicamente a un piccolo lago. In Val d'Aosta il più frequentato dai turisti è quello del Monte Bianco, che alla quota di 2.400 metri confluisce nel ghiacciaio del Miage. Famoso fra gli escursionisti anche il ghiacciaio del Freney, che ha il suo punto più basso a 2.335 metri. Sul Gran paradiso c'è il ghiacciaio del Coupé de Money (3.440 metri).

Gli appassionati della montagna dovranno perfezionare la conoscenza di ambienti sempre meno stabili per capire se e quando è opportuno affrontare un ghiacciaio, anche se si tratta di una delle escursioni più semplici. Dopo il disastro del 3 luglio 2022, nessuno guardare più un ghiacciaio nello stesso modo.

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