Marmolada, tre italiani tra le vittime
Una delle vittime è originaria della provincia di Vicenza, l'altra della provincia di Treviso e sono entrambi guide alpine. Anche una terza persona identificata sarebbe veneta.
Sono veneti, trentini e diversi stranieri gli escursionisti morti, al momento ufficialmente 8, e dispersi, circa 20, dopo il crollo del seracco sulla Marmolada. I corpi ricomposti al palaghiaccio di Canazei in attesa del riconoscimento dei parenti.
Marmolada, chi sono le vittime
Sono otto i feriti, di cui due in gravi condizioni: si tratta di due cittadini tedeschi, un uomo di 67 anni e una donna di 58 anni, entrambi in prognosi riservata ricoverati in terapia intensiva a Belluno.
Quattro i feriti ricoverati invece a Trento: due di questi si trovano in Rianimazione e altri due, meno gravi, sono invece in reparto. Si tratta di una donna di Pergine Valsugana (Trento) di 29 anni, che è in Rianimazione, una donna di Como di 51 anni non grave ricoverata in reparto, a cui si aggiungono un 27enne di Barbarano Mossano (Vicenza), inizialmente portato in ospedale a Cavalese e poi trasferito al Santa Chiara di Trento. In condizioni stabili, anche lui ricoverato in reparto, un 33enne di Pergine Valsugana (Trento) che inizialmente era stato portato a Bolzano ed ora è in rianimazione a Trento
Con il rinvenimento intorno alle 14 di un altro corpo è salito a otto il computo dei deceduti dei quali quattro già identificati. Dalla Val di Fassa iniziano a trapelare i nomi delle vittime e dei dispersi. Tra questi ci sarebbero un escursionista di 27 anni di Malo, Filippo Bari, che una ventina di minuti prima della tragedia aveva inviato una foto al fratello. Tra le vittime una guida alpina di Tezze sul Brenta e la sua compagna. Tra i dispersi anche un uomo sui 50 anni di Alba di Canazei. È a casa e sta bene il bimbo di 9 anni che era inizialmente finito nel computo dei dispersi.
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Il timore è che la conta delle vittime possa ampliarsi considerando che sarebbero circa trenta le persone che mancano all'appello. Se sono stati identificati i proprietari delle 16 auto che ieri sera erano state ritrovate nei parcheggi attorno a Passo Fedaia, ci sarebbero un'altra decina di veicoli parcheggiati di cui ancora non si conosce il proprietario, nè il destino degli occupanti. Quella di ieri è una tragedia avvenuta nel momento di massimo afflusso di amanti della montagna alla cima della Marmolada e se sono state due le cordate raggiunte dai detriti non si esclude che altre persone possano essere state interessate dal crollo.
La polemica: "La Marmolada andava chiusa"
Era la fine del 2019 quando uno studio condotto da un team di ricercatori dell'Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar), delle Università di Genova e Trieste, dell'Università gallese di Aberystwyth e dall'ARPA Veneto, aveva lanciato l'allarme: "Tra 25-30 il ghiacciaio della Marmolada non ci sarà più". Lo studio, infatti, aveva mostrato come tra il 2004 e il 2015, il ghiacciaio avesse ridotto il suo volume del 30%, mentre la diminuzione areale era stata del 22%. Grazie a segnali elettromagnetici e dati raccolti in volo con Gpr da elicottero, gli scienziati avevano misurato con precisione non solo le caratteristiche interne e morfologiche della Marmolada, ma anche l'evoluzione recente nel corso del decennio, quantificato in termini volumetrici. Ne era emerso che il ghiacciaio, un tempo massa glaciale unica, era frammentato e suddiviso in varie unità, dove in diversi punti affioravano masse rocciose sottostanti. La ricerca aveva inoltre evidenziato che, con quel tasso di riduzione, nel giro dei prossimi 25-30 anni il ghiacciaio sarebbe praticamente scomparso, lasciando il posto solo a piccole placche di ghiaccio e nevato, alimentate dalle valanghe e protette dall'ombra delle pareti rocciose più elevate, non più dotate di crepacci e di movimento. "Il ghiaccio, quindi - aveva spiegato il glaciologo Renato Colucci - non esisterà più. E se, come da scenari climatici, la temperatura nei prossimi decenni dovesse aumentare a ritmo più accelerato, questa previsione potrebbe essere addirittura sottostimata e la scomparsa del ghiacciaio potrebbe avvenire anche più rapidamente. In ogni caso", aveva detto l'espero, "anche se la temperatura restasse com'è, il ghiacciaio è già in totale disequilibrio con il clima attuale e quindi il suo destino appare comunque segnato".