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Venerdì, 29 Marzo 2024
L'omicidio in piazza Meardi / Pavia

Ucciso in piazza a Voghera: l'assessore Adriatici resta ai domiciliari (ma in una località segreta)

Il gip ha confermato la misura cautelare e l'accusa di eccesso colposo di legittima difesa

Il gip di Pavia ha convalidato l'arresto dell'assessore leghista alla sicurezza del Comune di Voghera Massimo Adriatici, confermando gli arresti domiciliari. Adriatici è accusato di eccesso colposo di legittima difesa per l'uccisione di Youns El Boussetaoui, 39enne di nazionalità marocchina, avvenuta martedì sera con un colpo di pistola in piazza Meardi a Voghera. Il giudice per le indagini preliminari di Pavia, Maria Cristina Lapi, ha deciso di accogliere le richieste del pubblico ministero Roberto Valli, che chiedeva la conferma degli arresti domiciliari.

Omicidio Voghera: Adriatici ai domiciliari in una località segreta

L'assessore non si trova più nella sua abitazione, bensì in un luogo segreto. La decisione, a quanto si apprende, è stata presa su richiesta della difesa perché sui social sono apparse immagini della sua abitazione. Oltre ad essersi dichiarato "affranto e distrutto" per l'accaduto, ieri Massimo Adriatici ha detto al giudice di non ricordare bene il momento dello sparo.

Nell'ordinanza con cui conferma i domiciliari, il gip di Pavia scrive della "pericolosità dell'indagato" intesa come "attitudine a porre in essere reazioni sovradimensionate nel caso in cui si trovi in situazione di criticità. Ciò che si vuole evidenziare - scrive il gip nell'ordinanza visionata dall'Ansa - è che lo stesso Adriatici ha dichiarato di aver estratto la pistola dalla tasca in un momento in cui era ancora lucido e consapevole delle proprie azioni".

E questo è avvenuto "prima che El Boussettaoui lo colpisse e prima dello stordimento. Tale azione appare decisamente spropositata a fronte di un uomo che lo stava aggredendo disarmato, nei cui confronti si è posto in una fase decisamente anticipata in una posizione predominante - scrive il gip -, ma in modo gravemente sproporzionato e creando le condizioni perché si addivenisse all'evento nefasto che poi purtroppo è effettivamente accaduto". E ciò si ritiene "soprattutto in considerazione della consapevolezza qualificata che si deve richiedere a un uomo con la professionalità dell'indagato per anni nelle forze dell'ordine ed esperto penalista, istruttore delle forze dell'ordine, esperienza in base alla quale l'uomo avrebbe dovuto essere in grado di discernere il rischio effettivamente corso e i valori che era chiamato a bilanciare in tale situazione".

La versione di un testimone

"L'italiano non ha sparato per sbaglio. Ha preso la pistola, l'ha puntata verso Youns e subito ha esploso il colpo che lo ha ucciso". È il racconto di un cittadino marocchino che sarebbe testimone della morte di Youns El Boussettaoui, ucciso con un colpo di pistola martedì sera a Voghera. A riportare la testimonianza è il quotidiano la Repubblica. Secondo il testimone, l'assessore alla sicurezza "ha sparato mentre Youns era fermo".

"Ho visto un signore italiano che stava parlando al telefono, Youns lo ha spinto e l'italiano è caduto in terra sulla schiena - racconta il cittadino marocchino -. A quel punto, mentre era sdraiato, ha estratto la pistola dal fianco e gli ha sparato un colpo. Dopo essere stato colpito, Youns è corso via con la mano sulla pancia e poi è caduto a terra". Il testimone è stato rintracciato dai legali della famiglia di El Boussettaoui che hanno raccolto i ricordi di quella notte in una testimonianza formalizzata con le firme del ragazzo e di un interprete e depositata venerdì in procura. Il testimone sostiene che si trovava "a sei, sette metri dalla scena".

Adriatici interrogato: "Non ricordo il momento dello sparo"

Tre ore di interrogatorio davanti al gip per spiegare di essere stato "vittima di una violenza improvvisa e inaudita", che l'avrebbe fatto "cadere a terra, procurandogli uno stato di confusione", nel quale non ricorda "di preciso come esattamente sia partito il colpo" che martedì sera in piazza a Voghera ha colpito e ucciso il 39enne marocchino. Questa la linea difensiva tenuta dall'assessore leghista autosospeso del Comune in provincia di Pavia.

Secondo gli avvocati di Adriatici, Colette Gazzaniga e Gabriele Pipicelli, è "una leggenda metropolitana" quella dell'assessore-sceriffo che girava armato per difendere la città. "Adriatici - hanno raccontato - martedì come tutte le sere stava facendo una passeggiata, parlando al telefono con un amico, quando ha notato El Boussetaoui tenere condotte violente, molestare una ragazza all'interno del bar, gettare uno sgabello e lanciare una bottiglia". A quel punto l'assessore leghista, con un passato in polizia, avrebbe chiuso la chiamata e composto prima il 113 e poi direttamente il numero della Questura.

"L'operatore di polizia - prosegue il racconto dell’avvocato Pipicelli - sente che il telefonino a un certo punto vola via e cade a terra". Resta da capire cosa sia accaduto in quei momenti di concitazione, in cui Adriatici ha estratto la pistola, già carica, per poterla usare "senza andare in panico" in situazioni di pericolo, e l'ha rivolta contro il 39enne per farlo allontanare. "Un colpo non parte da solo dalla pistola. Io la dinamica - se qualcuno gli ha messo la mano sopra o l'ha spinto - non la so e non ha saputo rispondere nemmeno Adriatici", ha chiarito l'avvocato. 

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