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Venerdì, 29 Marzo 2024
Il carcere duro

Matteo Messina Denaro sarà sottoposto al 41 bis: il ministro firma il decreto

Lo storico capo di Cosa Nostra è stato già trasferito nel carcere di massima sicurezza dell'Aquila

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha firmato questa mattina il decreto che dispone il 41 bis, il carcere duro, per Matteo Messina Denaro. Lo si apprende dal ministero. Al boss dunque non sono stati fatti sconti. Messina Denaro è già stato trasferito nel carcere di massima sicurezza dell'Aquila, una struttura individuata anche sulla base del fatto che è dotata degli strumenti per garantire le cure oncologiche necessarie al boss.

In questa fase non è previsto un incontro diretto tra i magistrati e Messina Denaro, che di fatto finisce in carcere in seguito a tutte le condanne definitive che ha accumulato negli anni, tra l'altro per le stragi del 1992 e 1993, oltre che per l'uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo. Ha anche diversi procedimenti pendenti, uno dei quali è fissato per giovedì 19 a Caltanissetta. Il primo in cui potrebbe partecipare in videocollegamento e per la prima volta da detenuto e non più da latitante. Messina Denaro ha nominato il suo difensore e si tratta di una sua nipote, Lorenza Guttadauro, nipote anche del capomafia palermitano Giuseppe Guttadauro.

Allo storico capomafia saranno comunque assicurate le cure del caso (è malato di tumore), come ha sottolineato lo stesso ministro Nordio. "In generale per le persone recluse, anche quelle in regime speciale, sono previsti luoghi dove possono essere curati, comunque seguiti con le garanzie delle cure necessarie" ha confermato all'Adnkronos Daniela De Robert, garante nazionale delle persone private della libertà. "Ci sono alcuni reparti di 41 bis che hanno all'interno dei Sai, servizi assistenza intensiva. E presumo che Matteo Messina Denaro potrà scontare la sua pena in un istituto dove possa essere seguito, proprio perché il diritto alla salute non recede nel momento in cui si è detenuto". "La continuità terapeutica in carcere è garantita a tutti i detenuti, a prescindere dalla gravità della pena o dal regime cui sono assegnati" ha sottolineato ancora De Robert. "Gli istituti penitenziari sono attrezzati in tal senso, bisogna che ci sia una struttura dove l'assistenza sanitaria sia adeguata alla sua specifica situazione patologica".

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