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Martedì, 23 Aprile 2024
I retroscena / Trapani

Gli errori di Matteo Messina Denaro, i pizzini mai distrutti e le vivandiere-amanti

Dai carteggi trovati nei covi del boss mafioso e dei suoi fiancheggiatori emergono le relazioni con chi lo ha protetto per i lunghissimi anni della latitanza. Non solo ordini per la gestione degli affari, ma anche relazioni amorose

Non solo affari, non solo soldi, non solo ordini e indicazioni per i suoi sottoposti. Dalle indagini sulla rete di fiancheggiatori che ha aiutato il boss mafioso Matteo Messina Denaro nella sua lunga latitanza emerge anche uno spaccato "privato". Mettendo insieme le informazioni contenute nei pizzini in mano agli inquirenti emergono anche le relazioni affettive del boss e i rapporti di natura sentimentale nati con le donne che lo hanno aiutato e protetto. Due, in particolare, sono state vicine al capomafia e il rapporto è andato oltre quello "della necessità". E forse è una delle debolezze che ha incrinato la rete di protezione attorno al superlatitante esattamente come è stato non avere distrutto tutti i pizzini usati per comunicare, violando cosi una regola che aveva dettato lo stesso boss.

Le donne nella vita di Messina Denaro

Laura Bonafede, l'insegnante ormai sospesa che è stata arrestata il 13 aprile, è ritenuta "uno dei perni intorno al quale ha ruotato l'intero periodo di clandestinità di Messina Denaro, già a partire dagli anni Novanta" e per molti anni avrebbe addirittura condiviso la latitanza con il boss tanto da "diventare una famiglia".  Avrebbe anche accettato di correre dei rischi per incontrarlo fugacemente in un supermercato o soltanto per vederlo da lontano, una donna che freme nell'attesa di ogni appuntamento (fissati ogni sabato alle 11): "L'appuntamento delle 11 è una gioia ed un'emozione per Venesia. Mi ha detto che viene pervaso da un tremore in tutto il corpo che è durato oltre mezz'ora...". "Venesia", "Cugino", "Amico", "Blu", "Loredana" sono alcuni degli pseudonimi dell'indagata.

Un rapporto tanto stretto col padrino che la maestra avrebbe coinvolto pienamente anche la figlia (per la quale la Procura aveva chiesto l'arresto che non è stato tuttavia concesso dal gip). Una figlia che Messina Denaro considerava come sua, perché sosteneva in alcune lettere alle sorelle, di averla cresciuta e che fosse come lui, ma al femminile.

Laura Bonafede è figlia del capomafia di Campobello di Mazara, Leonardo Bonafede (morto), che era strettamente legato al padre di Messina Denaro, Francesco. È anche la moglie di un altro mafioso, Salvatore Gentile, all'ergastolo per due omicidi commessi negli anni Novanta su disposizione dell'ex superlatitante e, in un caso, addirittura insieme a lui. "Sono fortunata ad avere il privilegio di far parte della tua vita" scrive in un pizzino Laura Bonafede. E ancora "La vita è strana, fa dei giri incredibili e poi ti porta dove vuole lei. Noi possiamo solo farci trascinare". Sentimenti ricambiati dal boss: "Eravamo una famiglia, lo disse Blu. Hai detto bene, hai detto giusto, hai detto la verità Blu. 'Eravamo davvero una famiglia' per davvero eravamo una famiglia. Blu io non so quello che sarà di me, ma se avrò un ultimo attimo per pensare in quel mio attimo il mio ultimo pensiero sarà per te".  

C'è però anche spazio per la gelosia. L'insegnante avrebbe mal sopportato la vicinanza di Messina Denaro con altre donne, a iniziare da Lorena Ninfa Lanceri, nome in codice "Diletta". A casa di quest'ultima e del marito Emanuele Bonafede (il fratello di Andrea, l'impiegato comunale che avrebbe ritirato le ricette dal medico che seguiva il boss, ndr) Messina Denaro avrebbe trovato riparo in più di un'occasione. Anche con lei il rapporto non sarebbe stato solo di aiuto materiale.

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Anche Lorena Lanceri sarebbe stata "una presenza costante" nella vita dell'allora latitante. C'è un pizzino datato 12 aprile 2019, ritrovato in casa della sorella del boss in cui "Diletta" manifesta tutta la sua dedizione al "padrino" di suo figlio: "Il bello nella mia vita è stato quello di incontrarti, come se il destino decidesse di farsi perdonare, facendomi un regalo in gran stile. Quel regalo sei tu. Penso che qualsiasi donna nell'averti accanto si senta speciale ma soprattutto tu riesci a far diventare il nulla gli altri uomini. Con te mi sento protetta, mi fai stare bene, mi fai sorridere con le tue battute e adoro la tua ironia e la tua immensa conoscenza e intelligenza. Certo hai anche tanti difetti, la tua ostinata precisione e sei un gran rosica... ma chi ti ama, ama anche il tuo essere così. Penso che qualcuno lassù ha voluto che noi due c'incontrassimo per tutto quello di brutto che avevo passato io a causa di esseri ignobili. Averti conosciuto è un privilegio e mi dispiace per chi non ha potuto. Lo sai, ti voglio bene e come dico sempre un bene che viene da dentro. Spero che la vita ti regali un po' di serenità e io farò di tutto per aiutarti. Sei un grande! Anche se tu non fossi M.D. La tua Diletta".

I pizzini conservati: un errore fatale

Per anni Messina Denaro ha adottato mille cautele: c'era l'ordine per esempio di distruggerli dopo la lettura. Il boss è stato il primo a non osservare la regola "avendo la necessità di dialogare in termini più brevi e con minori precauzioni con i suoi familiari, - scrive il gip - e talvolta di conservare la posta, soprattutto quella in uscita, come promemoria delle innumerevoli faccende che gli venivano sottoposte". 

Stesso errore fatto dalla sorella Rosalia che "ha colpevolmente evitato di distruggere alcuni dei pizzini ricevuti dal fratello o comunque, ne ha trascritto il contenuto su appunti manoscritti e occultati nella sua abitazione a Castelvetrano e nella sua casa di campagna a Contrada Strasatti di Campobello di Mazara". Errori che hanno consentito ai carabinieri di acquisire "preziosissimi elementi" e documentare "con certezza il ruolo di tramite e di fedele esecutrice degli ordini del latitante svolto dalla donna nel corso di diversi anni".

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