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Venerdì, 19 Aprile 2024
Le indagini

Andrea Bonafede "costretto" a essere l'alias di Messina Denaro: "Aveva paura"

La difesa del geometra trapanese che ha prestato la sua identità al boss mafioso parla di "stato di necessità" anche se nega minacce esplicite. Il padrino dal carcere protesta per le notizie tv sul suo conto

L'aiuto dato a Matteo Messina Denaro? Una scelta obbligata dalla paura. Sceglie questa linea l'avvocato che difende Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara (Trapani) in carcere con l'accusa di associazione mafiosa, per aver prestato l'identità al boss Matteo Messina Denaro. Il padrino è stato catturato il 16 gennaio a Palermo, all'esterno della clinica La Maddalena, dopo 30 anni di latitanza. Nella struttura privata era in cura da tempo sotto falso nome: quello di Andrea Bonafede. Questa l'identità usata nell'ultimo periodo di latitanza del boss, almeno quando era a Palermo.

Il legale del vero Bonafede ha chiesto la scarcerazione del suo assistito al tribunale del Riesame, sostenendo che il geometra ha assecondato le richieste del capomafia per paura, anche se sono state negate minacce esplicite. Dopo l'arresto Bonafede aveva già raccontato di avere comprato una casa, quella poi usata da Messina Denaro, con i soldi che gli erano stati dati proprio dal padrino. L'avvocato ha raccontato inoltre che il geometra e il padrino si conoscevano da ragazzi e si sarebbero rivisti due anni fa per caso. Allora, Messina Denaro avrebbe chiesto aiuto a Bonafede. Secondo la ricostruzione del legale, il boss sapendo di essere gravemente malato e di non avere davanti a sé molto tempo aveva ridotto il livello di cautela sempre avuto. 

I giudici si sono riservati la decisione. Chi invece ha rinunciato all'istanza di scarcerazione è Giovanni Luppino, l'autista del boss. Luppino è accusato di procurata inosservanza della pena e favoreggiamento aggravati dall'avere agevolato la mafia. 

Messina Denaro intanto è recluso nel carcere de L'Aquila al 41 bis. Nei giorni scorsi gli è stata somministrata la terapia oncologica. Il boss riceve le cure nell'ambulatorio del carcere. Le sue condizioni di salute sono giudicate buone, compatibilmente con la patologia. Quello che sarebbe mutato è l'atteggiamento. Se i primi giorni teneva la tv spenta e si dedicava alla lettura adesso guarderebbe la tv. Secondo quanto riferito all'Ansa da fonti interne all'istituto di pena il boss si sarebbe anche lamentato per i servizi televisivi realizzati sul suo conto. "Sono incazz***, per le notizie che apprendo nei telegiornali", avrebbe detto ai sanitari. L'ex latitante avrebbe sostenuto che i media, si lui, avrebbero "raccontato balle".

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