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Venerdì, 29 Marzo 2024
L'arresto del boss

Per Messina Denaro più di un falso nome, un figlio segreto e l'auto comprata personalmente

Gli inquirenti lavorano per ricostruire i 30 anni di latitanza. A Campobello di Mazara conduceva una vita "normale" ma non col nome di Andrea Bonafede. Spuntano una donna e un ragazzino. In casa la calamita "Il Padrino sono io"

Identità diverse per muoversi tra negozi, ristoranti e studi medici, per condurre una vita "normale" forse anche convivendo con una donna e un figlio. Così Matteo Messina Denaro, il boss mafioso arrestato lunedì scorso a Palermo, avrebbe agito negli anni di latitanza. Almeno nell'ultimo periodo. Invisibile allo Stato per trenta lunghissimi anni, gli ultimi tre pare li abbia trascorsi a Campobello di Mazara (Trapani) a pochi minuti d'auto dalla sua città d'origine: Castelvetrano. Dal giorno della cattura all'esterno della clinica palermitana La Maddalena, dove era atteso col falso nome di Andrea Bonafede per delle terapie oncologiche, la cittadina è passata al setaccio. La presenza delle forze dell'ordine e le perquisizioni sono all'ordine del giorno. Finora nel piccolo centro sono stati scoperti tre covi, altre case sono state perquisite. Gli inquirenti hanno trovato anche l'auto usata dal boss e comprata da lui personalmente, in contanti, da un rivenditore di Palermo.

Il poster del piccolo Giuseppe Di Matteo vicino al carcere di Messina Denaro

Le identità di Messina Denaro

Nella clinica palermitana dove era curato, medici, infermieri e pazienti lo conoscevano come Andrea Bonafede. A Campobello di Mazara usava però un altro nome di copertura. Per condurre una vita quasi normale in un centro di 11mila abitanti non poteva presentarsi con le stesse generalità del vero Andrea Bonafede, geometra noto in paese. Giovanni Luppino, autista di fiducia di Messina Denaro e adesso in cella anche lui, ai magistrati avrebbe detto che lo conosceva come Francesco.

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Dove ha vissuto Matteo Messina Denaro

Sicuramente tre immobili a Campobello erano o erano stati a disposizione di Messina Denaro. Il primo è in vicolo San Vito, il secondo in via Toselli, il terzo in via San Giovanni. Sono molto vicini tra loro. Il primo, in vicolo San Vito, è stato trovato il giorno dell'arresto. I carabinieri lo hanno individuato partendo dalla chiave di un'auto che era nella borsa che il padrino aveva con sè quando si è presentato in clinica. La casa appartiene ad Andrea Bonafede, quello vero, che ha ammesso di averla comprata con i soldi che gli ha dato Messina Denaro. Il secondo è quello di via Toselli. Qui c'era una stanza bunker, nascosta da un armadio all'interno dell'appartamento abitato da una famiglia. La finanza lo ha individuato passando al setaccio dei dati catastali. La casa appartiene ad Errico Risalvato, ex consigliere comunale di Castelvetrano, sfiorato due volte da indagini di mafia e sempre scagionato. Il terzo è quello di via San Giovanni. Si tratta di un appartamento individuato dalla polizia dove avrebbe abitato fino a giugno, poi il trasloco. L'immobile ora è in vendita e vuoto.

Sono state perquisite decine di abitazioni: quella del fratello del capomafia, del geometra Bonafede, l'uomo che ha prestato l'identità al boss e gli ha comprato la casa in cui viveva a Campobello, della madre, dell'ex legale trapanese Antonio Messina, di Giovanni Luppino, l'insospettabile agricoltore che ha accompagnato in auto il capomafia alla clinica Maddalena il giorno dell'arresto e di suo figlio. Controlli a tappeto che, anche grazie alle indicazioni giunte agli investigatori da persone che si sono presentate in caserma dopo l'arresto.

covo Matteo Messina Denaro - calamite

Vita "in famiglia" e un figlio segreto per Messina Denaro?

Nel primo rifugio, quello di vicolo San Vito, sono spuntate foto di animali feroci, magneti da frigorifero con l'immagine di un boss in smoking che ricorda Al Pacino nel Padrino e sotto scritto "Il padrino sono io", la foto attaccata alla parete di Al Pacino, sempre nel film di Francis Ford Coppola e la riproduzione della Vucciria di Renato Guttuso. Oltre ai cellulari, ora al vaglio degli inquirenti che avrebbero trovato decine di chiamate e spunti investigativi molto interessanti, anche "pizzini" (bigliettini, ndr), post-it con appunti, fogli scritti a mano tutti da interpretare. Nel covo c'erano anche un quadro a colori di Joker, il famoso personaggio dei fumetti, nella versione interpretata da Joaquin Phoenix. "C'è sempre una via d'uscita, ma se non la trovi sfonda tutto" diceva invece la scritta su un quadretto più piccolo appeso proprio sotto quello di Joker.

Nel corso delle ricerche sono stati infatti trovati abiti femminili e alcuni magneti su frigorifero riproducono personaggi dei cartoni animati. Elementi che portano a ipotizzare la presenza di una donna e forse un figlio segreto.

"La figlia Lorenza non ha mai rinnegato il padre"

Quella di un figlio segreto di Messina Denaro è solo un'ipotesi. Certamente ha invece una figlia ormai grande, con la quale però non ha mai avuto rapporti. Si chiama Lorenza Alagna. Del padre non ha neppure il cognome. La storia della ragazza è stata al centro di molti articoli di stampa e ieri il legale ha diffuso una lunga nota con la quale ha voluto non solo fare chiarezza sui rapporti tra padre e figlia - precisando che lei non lo ha mai rinnegato - ma ha inteso anche smentire alcune ricostruzioni invitando al silenzio chi può avere conosciuto la donna.

"Sono state diffuse - scrive l'avvocato Franco Lo Sciuto - notizie destituite di ogni fondamento, riguardanti una presunta manifestazione di volontà da parte di Lorenza Alagna atta a rinnegare ogni contatto con il di lei padre. Si smentisce in modo categorico tutto ciò che è stato pubblicato falsamente, stante che, Lorenza Alagna mai ha rilasciato alcuna dichiarazione che potesse indurre a ritenere la sussistenza della volontà in capo alla suddetta di rinnegare ogni contatto con il di lei padre a seguito dell'avvenuto arresto, con la doverosa precisazione che mai e poi mai sono intervenuti contatti con il predetto fin dalla nascita".  L'avvocato sottolinea che "Lorenza si è sempre astenuta da ogni contatto con i giornalisti" e poi si scaglia contro una delle ex docenti della sua assistita. "Si fa invito - conclude - alla solerte insegnante di letteratura italiana, che richiama con passione contatti di natura scolastica con Lorenza Alagna e con l'intera classe di liceali, limitatisi, per inciso, ad 1 mese di supplenza durante i 5 anni di liceo, ad astenersi dalla divulgazione di racconti e commenti in travisamento di fatti sulle testate nazionali, verosimilmente dettati dall'irrefrenabile ed incontrollabile smania di apparire sulle prime pagine dei giornali e delle tv di stato. Le indebite interferenze ad oggi rilevate, hanno persino attinto la sfera dei rapporti riguardanti il nucleo familiare costituito da Lorenza e dal di lei compagno". Lorenza Alagna vuole "rivendicare la incontestabilità e legittimità di ogni scelta personale e intima, siccome attinente alla sfera dei rapporti con il di lei padre, mai rinnegato". 

Messina Denaro in concessionaria per comprare la Giulietta

Sabato pomeriggio, inoltre, il Servizio centrale operativo della polizia ha trovato l'auto con la quale Messina Denaro si sarebbe mosso nell'ultimo anno: una Giulietta Alfa Romeo nera, scoperta in una rimessa poco distante dall'abitazione di Giovanni Luppino, l'autista del boss. La polizia ha identificato il concessionario di auto che ha venduto nel gennaio del 2022 il mezzo. La Giulietta sarebbe stata acquistata personalmente dal boss Matteo Messina Denaro per diecimila euro in contanti e il contratto era intestato alla madre di Andrea Bonafede. Alla donna è intestata anche la Fiat 500 data in permuta alla concessionaria. Gli investigatori stanno adesso indagando per capire se il venditore era a conoscenza della vera identità di Matteo Messina Denaro.

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