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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Lecce

Mauro Romano, chiesta l'archiviazione per l'ex barbiere accusato di averlo rapito

Secondo la Procura di Lecce non ci sono elementi per sostenere il coinvolgimento dell'uomo nel rapimento del bambino, scomparso nel nulla il 21 giugno 1977 a Racale. La famiglia non si è opposta

La Procura di Lecce ha chiesto l'archiviazione per Vittorio Romanelli, il barbiere in pensione di Racale indagato per sequestro di persona nell'ambito dell'inchiesta sul caso del piccolo Mauro Romano, scomparso nel nulla quando aveva appena sei anni il 21 giugno 1977. Non ci sono elementi né per proseguire le indagini né per sostenere l'accusa in giudizio in merito al presunto coinvolgimento di Romanelli, secondo quanto scrive il pubblico ministero, accogliendo l'istanza formulata nei mesi scorsi dagli avvocati difensori dell'uomo, Antonio Corvaglia e Giuseppe Gatti. La famiglia Romano, assistita dall'avvocato Antonio La Scala, non ha intenzione di opporsi alla richiesta.

Mauro Romano, la richiesta di archiviazione per l'ex barbiere

Gli elementi a carico di Romanelli sarebbero troppo deboli, secondo quanto ricostruito dalle memoria difensiva. Il rapimento del piccolo Romano sarebbe avvenuto con un apecar, mezzo che però non sarebbe mai stato nella disponibilità dell’ex barbiere; le ultime dichiarazioni rese da Vito Troisi, l’amichetto col quale avrebbe giocato Mauro il giorno della sparizione (poi diventato boss della Scu), non troverebbero poi alcun riscontro in quelle rese dagli altri due coetanei che erano con loro.

Allo stesso modo, non sarebbero attendibili le rivelazioni che lo stesso figlio del barbiere avrebbe fatto alla famiglia Romano, dopo vent’anni dai fatti, ossia che era insieme a Mauro nelle campagne di Castel Forte, quando due uomini a bordo di una macchina di grossa cilindrata lo avrebbero prelevato con la forza, per poi ripartire ad alta velocità.

I legali avevano sollecitato gli inquirenti a svolgere ulteriori accertamenti nei confronti di Antonio Scala, il 70enne di Taviano recentemente condannato in primo grado a dieci anni per pedofilia e già condannato nel 1984 a quattro anni e sei mesi tentata estorsione proprio ai danni dei genitori del piccolo Mauro Romano, ai quali aveva chiesto telefonicamente la consegna di 30 milioni di vecchie lire per riavere indietro il proprio figlio vivo. Dopo la riapertura del fascicolo, Antonio Scala risultava indagato per omicidio volontario e occultamento di cadavere ma la sua posizione era stata stralciata, mentre per gli avvocati di Romanelli ci sarebbero diversi elementi che dimostrerebbero un suo ruolo nella vicenda. Scala avrebbe rivelato a uno dei ragazzi coinvolti nell’inchiesta per pedofilia di aver rapito Mauro Romano per soldi, indicando anche la cifra in 3 milioni di lire e di averlo fatto per necessità economiche, e gli avrebbe inoltre confidato di possedere una cantina dove sono conservati numerosi oggetti, ma sostengono sempre i legali, sul punto, non c’è traccia agli atti di un verbale di perquisizione ed eventuale sequestro di appunti, foto o altro.

La storia dello sceicco di Dubai

I legali di Romanelli hanno inoltre fatto notare come in questi anni la famiglia Romano, alla disperata ricerca della verità sul figlio, avesse già fornito agli inquirenti piste che si sono rivelate poi infondate. L'ultima quella del rapimento a scopo di adozione, dopo che la madre di Mauro Romano, Barbara Colaianni, si sarebbe convinta che un facoltoso sceicco arabo fosse proprio suo figlio, sulla base di una presunta somiglianza e di alcune cicatrici notate grazie a una foto pubblicata su un rotocalco. La famiglia aveva fatto richiesta affinché si sottoponesse all'esame del dna.

L'imprenditore, attraverso il suo legale, ha espresso il suo diniego, condividendo inoltre alcune fotografie che lo ritraevano quando aveva cinque anni e dalle quale emergono notevoli differenze con il piccolo Mauro Romano, a partire dal colore della pelle.

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