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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Libia

Migranti, si scrive "memorandum" ma si legge "vergogna": siamo complici di una tragedia

Nonostante le innumerevoli denunce di violazioni dei diritti umani e gli "inimmaginabili orrori" (così due anni fa li ha definiti l'Onu) compiuti nei centri finanziati anche dal nostro governo, l'Italia rinnoverà domenica gli accordi con la Libia. Siamo complici di una tragedia

Nessuno può e potrà dire in futuro di non sapere che cosa succede nei campi di detenzione libici. Nonostante le innumerevoli denunce di violazioni dei diritti umani, gli "inimmaginabili orrori" (così due anni fa li ha definiti l'Onu) compiuti nei centri finanziati anche dal governo italiano, l'Italia rinnoverà domenica gli accordi con la Libia. Nei centri libici ci sono ancora migliaia di persone, anche se avere numeri precisi è complesso si ipotizza che il numero dei migranti presenti sia di circa 5mila unità.

Firmato nel 2017 dall'allora presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e dal primo ministro del governo di riconciliazione libico Fayez al-Serraj, il memorandum nacque per disciplinare "il contrasto all’immigrazione illegale". Tradotto in parole povere: per impedire ai migranti di tentare la traversata dalla Libia. Le autorità marittime libiche sono state anche accusate dalle organizzazioni internazionali di riportare nei centri di detenzione le persone soccorse nel Mediterraneo. Inoltre quasi tutti gli organismi istituzionali libici attivi nel settore sono gravemente infiltrati da criminali e trafficanti di uomini.

Il governo italiano ha fornito aiuti economici e supporto tecnico alle autorità libiche, nel tentativo di ridurre il traffico di migranti attraverso il Mar Mediterraneo, mentre in cambio la Libia si impegnava a migliorare le condizioni dei propri centri di accoglienza per migranti. Ma la Libia di oggi è un inferno, un paese di milizie e divisioni tribali parcellizzate, di interessi internazionali. Un paese in guerra civile. Al punto che l’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha annunciato ieri, giovedì 30 gennaio, che sospenderà le sue operazioni presso la Struttura di raccolta e partenza di Tripoli, a causa dei timori per la sicurezza e la protezione delle persone ospitate nella struttura: "Temiamo che l’intera area possa diventare un obiettivo militare, mettendo ulteriormente in pericolo la vita dei rifugiati, dei richiedenti asilo e di altri civili".

Memorandum Italia-Libia sarà rinnovato domenica: che cosa significa

Il premier Conte aveva promesso una revisione prima del 2 febbraio, quando il Memorandum riprenderà i suoi effetti per altri tre anni. Così non è stato, e ormai il tempo è troppo poco per immaginare reali impattanti modifiche. Chi sperava in un ruolo per le organizzazioni umanitarie dentro i centri, ad esempio, è rimasto deluso. Qualsiasi modifica avrebbe dovuto essere approvata anche dal governo libico: ma l'impressione è che il governo italiano non ci abbia nemmeno provato.

Quei centri nei quali sono stati denunciati e documentati compravendite di esseri umani, stupri e torture continueranno a esistere. Sul memorandum Italia-Libia è stato "costituito un gruppo di lavoro: abbiamo terminato di definire gli interventi da portare avanti e attualmente siamo in fase di chiusura; non appena avrà il via libera anche da parte del ministero degli Esteri, dato che abbiamo lavorato congiuntamente, andrà avanti. Quindi speriamo di poterlo portare a compimento nel giro di poco tempo. La parte nostra è stata fatta" ha detto il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese.

La Farnesina ammette che il Memorandum "rimarrà in vigore nella sua formulazione originaria" e propone una bozza di richieste (sempre le stesse) che l'Italia però non ha mai neanche presentato ai libici. Una timidezza secondo molti inspiegabile.  Fatto sta che non è ancora partito il vero negoziato Roma-Tripoli per rivedere il controverso memorandum. Il viceministro degli Esteri Marina Sereni assicurava pochi giorni fa, in un'intervista ad Avvenire: "Non è vero che dopo il 2 febbraio non ci saranno margini di manovra. C'è invece la possibilità e la volontà di rivedere il memorandum e potremo farlo anche dopo quella data. Qualsiasi ragionamento, però, non può prescindere dalla situazione sul terreno". "Purtroppo gli impegni presi alla Conferenza di Berlino non sono stati rispettati", afferma Sereni. "Senza una tregua e un cessate il fuoco durevole - violato dai bombardamenti del generale Haftar e dalle interferenze di Paesi come la Turchia che riforniscono di armi e uomini il fronte del premier al-Sarraj - non è facile avviare un percorso verso la stabilizzazione".

"Per noi - spiega il viceministro - è essenziale la radicale riforma delle modalità di trattamento dei migranti. Conosciamo le denunce dell'Onu e tutte le accuse riferite a innumerevoli violazioni dei diritti umani, sia nei centri di detenzione illegali che in quelli ufficiali. Certo non abbiamo 'competenza' sulle prigioni clandestine, ma sulle strutture ufficiali proporremo una serie di questioni che riguardano le condizioni di vita".

"Italia complice di una tragedia umanitaria senza fine"

Un cambio di passo all'orizzonte? Matteo Orfini (Pd)  sintetizza i dubbi e le perplessità di tanti a sinistra: "Il governo dice che modificherà gli accordi con Libia. Lo disse anche 3 mesi fa, ma senza far nulla. Continuiamo a essere complici di una tragedia umanitaria senza fine: torture, stupri, omicidi. Sembra non freghi niente a nessuno. Davvero dobbiamo rassegnarci a diventare così?"

In base ad alcuni calcoli di Oxfam, da tre anni a questa parte l'Italia ha speso più di 150 milioni per la formazione del personale locale impegnato nei centri di detenzione in Libia e per fornire motovedette per il pattugliamento via mare e via terra alla cosiddetta guardia costiera del paese nordafricano. 

Domenica il memorandum sarà rinnovato e di diritti umani non c'è traccia. I Radicali faranno una manifestazione davanti a Montecitorio, "perché crediamo che si tratti di un atto incostituzionale, perché non è stato ratificato dal Parlamento e, come ha dimostrato qualche giorno fa l'Onu, ha prodotto morti e condizioni disumane nei lager libici" dice il segretario Massimiliano Iervolino. 

"Almeno quarantamila rifugiati e migranti dal 2017, anno in cui è stato sottoscritto il memorandum Italia-Libia, sono stati intercettati nel Mediterraneo centrale dalla Guardia costiera libica e portati indietro. Oltre 1000 solo nei primi giorni del 2020. Non sappiamo che fine abbiano fatto, se siano stati vittime di violenza o se abbiano perso la vita nei lager dove noi abbiamo contribuito a rimandarli, supportando tutto ciò con milioni di euro" secondo i calcoli dei Radicali. "Dopo i risultati delle elezioni regionali non ci sono più scuse: la discontinuità tanto proclamata dalle forze politiche al Governo sul tema dei flussi migratori non può continuare a essere rimandata. Cosa aspettiamo? Che sia raggiunta la stabilità? Nell’attesa questo patto irrispettoso dei diritti umani deve essere subito sospeso": auspicio che, a oggi, appare vano. Tra 48 ore il memorandum sarà rinnovato.

Majorino, Bartolo e Schlein: "Annullamento del memorandum con la Libia"

"In Italia e in Europa c’è bisogno di una svolta radicale in materia di politiche di immigrazione. Per questo rivolgiamo al governo un appello preciso: ci si faccia carico di scelte più nette rispetto a quelle operate fin qui. Serve una nuova legge quadro su di una materia che fin qui è stata affrontata attraverso le lenti dell’insicurezza, della paura, della fragilità dei progetti di inclusione e integrazione. E serve una nuova legge sulla cittadinanza che cancelli l’odiosa differenza tra bambini che nascono e crescono in questo Paese e che devono essere sempre riconosciuti come italiani" chiedono Pietro Bartolo, Pierfrancesco Majorino ed Elly Schlein.

"La cancellazione dei decreti Salvini, il superamento della Bossi-Fini, il potenziamento dell’accoglienza diffusa, il rilancio di SPRAR, un grande piano nazionale per la piena integrazione, il sostegno al soccorso in mare, la nuova gestione dei flussi contro qualsiasi illegalità, l’annullamento del memorandum con la Libia in cui la situazione non garantisce il rispetto diritti fondamentali e la cancellazione di quella autentica vergogna costituita dai campi di detenzione: tutto ciò deve e può essere il cuore di una nuova pagina da scrivere immediatamente attraverso il nostro Paese - si legge nella lettera aperta - Un Paese che, ovviamente, non va lasciato solo. Anche per questo è sempre più necessario che in sede europea si approvi davvero la riforma di “Dublino” e vinca la logica della comune responsabilità nella gestione dei processi di accoglienza e non quella della continua deresponsabilizzazione che aiuta i trafficanti e tratta i migranti come un nemico da respingere".

Anche la campagna Io accolgo, promossa da 46 organizzazioni sociali, chiede di cancellare il Memorandum con la Libia, prima del suo rinnovo automatico il 2 febbraio, e chiede l'evacuazione di tutti i migranti trattenuti nei centri libici, l'apertura di corridoi umanitari europei, il ripristino di un'operazione vera di soccorso in mare, un'Italia e un'Europa impegnate nell'accoglienza, il rispetto dei diritti umani fondamentali, a cominciare dal diritto alla vita.

"Il governo italiano ha annunciato che il Memorandum con la Libia, firmato nel 2017 d'allora presidente del consiglio Gentiloni e mai ratificato dal Parlamento, sarà rinnovato senza modifiche. Le ragioni di questa scelta - ricorda una nota - risiederebbero nel fatto che è impossibile aprire una trattativa con un 'governo che non risponde', come se non si fosse consapevoli che in Libia si sta combattendo una guerra civile e che non ci sono interlocutori istituzionali credibili con cui aprire una trattativa. In un quadro simile, qualsiasi governo 
serio deciderebbe di sospendere immediatamente l'accordo, mancando l'interlocutore con cui quell'accordo è stato contratto. E invece il la Farnesina interviene per dichiarare esattamente l'opposto e cioè che quel Memorandum rappresenta il quadro di riferimento per la collaborazione ancora in atto con la Libia sui temi migratori e che resterà in vigore fino a quando non saranno possibili interventi migliorativi". 

MSF: "Anche grazie al supporto dell’Italia, persone innocenti intrappolate in un paese in guerra"

Medici Senza Frontiere (MSF) chiede alle autorità italiane di non rinnovare l’accordo con la Libia, siglato tre anni fa, perché contribuisce a perpetuare l’esposizione di migranti e rifugiati a violenza, respingimenti, sfruttamento e detenzione arbitraria.

“Ignorare le conseguenze di questi accordi è impossibile, oltre che disumano. Anche grazie al supporto dell’Italia, persone innocenti e vulnerabili sono intrappolate in un paese in guerra, costrette a vivere situazioni di pericolo e minaccia o sottoposte a un sistema di detenzione arbitrario e spietato. La maggior parte di coloro che riescono a fuggire vengono sistematicamente intercettati in mare e nuovamente respinti nei centri di detenzione o in circuiti illegali di sfruttamento e violenza. Mentre i più vulnerabili pagano il prezzo più alto, le reti di trafficanti di esseri umani, a terra e in mare, alimentano il loro giro di affari“ dichiara Marco Bertotto, responsabile per gli affari umanitari di MSF. “In un momento in cui anche l’UNHCR è stata costretta a ritirarsi dal centro di transito di Tripoli a causa del conflitto, e considerata l’evidente impossibilità di negoziare con le autorità libiche un miglioramento sostanziale di questi accordi, riteniamo indispensabile procedere con la loro immediata cancellazione. Questa vergogna non si può rinnovare”.

Centri di detenzione in Libia: una vergogna di cui l'Italia è complice

In Libia l'autorità riconosciuta a livello internazionale, il Governo di accordo nazionale (Gna), di Mustafà al Serraj, non controlla neanche l’intera città di Tripoli: come ritenere possibile che vengano rispettati i basilari diritti umani nei centri dei migranti in altre zone del paese? La Libia ha sempre manifestato poca disponibilità ad interferenze sul proprio territorio rispetto ai centri di detenzione: servirebbe uno scatto in avanti della politica e della diplomazia italiane. 

I campi di accoglienza temporanei in Libia sono sotto l’esclusivo controllo del Ministero dell’Interno libico e nel memorandum si legge anche, tra l'altro, che i centri di detenzione "non devono intaccare in alcun modo il tessuto sociale libico o minacciare l’equilibrio demografico del Paese". Tradotto: dai campi non si esce e gli immigrati non possono fare figli. Una vergogna di cui l'Italia è complice.

Chi sperava in una discontinuità in tema di politiche migratorie tra governo Lega-M5s e governo Pd-M5s è rimasto deluso. Domenica la delusione si trasformerà in un sentimeno più vicino alla vergogna.

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