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Giovedì, 18 Aprile 2024
Islam

Chiude la moschea, bengalesi pronti allo sciopero: "Abbiamo il diritto di pregare"

A Mestre i cittadini del Bangladesh minacciano di incrociare le braccia. Senza di loro si ferma una grossa "fetta" delle attività produttive veneziane, dalle industrie di Porto Marghera agli alberghi

Bengalesi sul piede di guerra a Mestre. Il divieto definitivo alle attività religiose nella moschea di via Fogazzaro potrebbe diventare spunto per una protesta a suo modo clamorosa: uno sciopero dei cittadini bengalesi della città, tra scuole, ristoranti e industrie. Diverse migliaia di persone che minacciano di incrociare le braccia nella giornata di venerdì prossimo, dando il "la" a una manifestazione.

In pratica lo stop di una grossa "fetta" delle attività produttive veneziane, dalle industrie di Porto Marghera agli alberghi e i ristoranti del centro storico.

E se il messaggio non sarà recepito, la promessa è di alzare sempre il tiro. Da Mestre la protesta potrebbe spostarsi nelle prossime settimane anche sotto le finestre di Ca' Farsetti, in piazza San Marco.

La diffida di chiusura della moschea è arrivata la mattina del 7 aprile. Il centro culturale in via Fogazzaro, racconta VeneziaToday, è da tempo oggetto di polemiche perché divenuto negli anni luogo di culto per i credenti di fede islamica. Lo spazio è teoricamente adibito a uso commerciale, e ci sono tre giorni di tempo per mettersi in regola. Oggi sono andate in scena le ultime preghiere, dopodiché la comunità bengalese della terraferma veneziana dovrà trovarsi qualche altro posto.

"Abbiamo diritto di pregare - ha commentato il portavoce Kamrul Syed - Ora che il centro è chiuso lo faremo in qualsiasi posto, per la strada. Anche noi lavoriamo, abbiamo una casa, paghiamo le tasse. Quindi abbiamo gli stessi diritti degli altri. Gli spazi pubblici sono di tutti, useremo quelli".

Una delle idee è di far aprire il corteo dai bambini, che hanno la cittadinanza. Passaporto in mano. "Per mostrare quanti siamo che abbiamo gli stessi diritti vostri", è stato spiegato. Domenica, poi, riunione con le altre comunità islamiche della città. Per decidere il da farsi e capire quanto il fronte possa essere unitario.
Se in bengalesi dovessero incrociare le braccia, scrive VeneziaToday, molte attività della città sono a rischio:  a partire da quelle legate alla ristorazione. Ma non solo. 

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