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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Asti

Omicidio Elena Ceste, confermati 30 anni di carcere per Michele Buoninconti

La difesa dell'uomo, ex vigile del fuoco, che si trova dietro le sbarre a Saluzzo, aveva invece chiesto l'annullamento della condanna per mancanza di prove

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 30 anni di reclusione per Michele Buoninconti accusato di aver ucciso Elena Ceste, la moglie che era scomparsa da Costigliole d'Asti, in Piemonte, il 24 gennaio 2014.

Il cadavere della povera Elena Ceste venne trovato dieci mesi più tardi in un canale a poca distanza dalla casa. 

Buoninconti è in carcere a Saluzzo

La difesa dell'uomo, ex vigile del fuoco, che si trova dietro le sbarre a Saluzzo, aveva invece chiesto l'annullamento della condanna per mancanza di prove. E' stato rigettato il ricorso della difesa e ha reso definitivo il verdetto emesso il 15 febbraio 2017 dalla corte d'Assise d'appello di Torino. Anche in primo grado Buoninconti era stato condannato a 30 anni.

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Nella sua requisitoria il procuratore generale Giuseppina Casella aveva chiesto la conferma della condanna, sottolineando che l'uomo aveva ucciso la donna dalla quale aeva avuto quattro figli spinto dall'esigenza "di rafforzare il proprio dominio unitamente a un sentimento di vendetta di fronte a tradimenti comprovati". Il pg inoltre davanti ai giudici della prima sezione penale ha definito Buoninconti come un uomo dalla "personalità malvagia, che non ha mai mostrato pentimento e che non merita attenuanti: ha ucciso la madre dei figli per il più atavico dei sentimenti maschili, la sete di dominio e un malinteso senso dell'onore". Si è trattato così di "chiara e premedita volontà omicida e di una evidente volontà di depistare i sospetti e sviare le indagini".

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Buoninconti aveva chiesto l'annullamento della condanna. Giuseppe Marazzita ed Enrico Scolari, i suoi avvocati, avevano sottolineato la mancanza di prove decisive. "Dall'autopsia si è appurato che sul corpo di Elena Ceste non è stata commessa alcuna violenza, neanche un graffio e non è possibile stabilire come sia morta né come sia arrivata in quel canale di scolo: è una vicenda molto dolorosa ma non c'e' alcuna prova che sia stata uccisa". I legali hanno ipotizzato un malore improvviso o una caduta fatale che sarebbe avvenuta mentre la donna vagava in stato confusionale.

Gli avvocati dei familiari della vittima, Debora Abbatuzzo e Carlo Tabbia, hanno invece ricordato che la prima cosa chiesta da Buoninconti agli inquirenti che gli comunicavano il ritrovamento di un cadavere, che sarebbe potuto essere quello della moglie, siano state notizie sullo stato di conservazione "per essere certo che non poteva essere identificato".

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