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Giovedì, 25 Aprile 2024
IL CASO DI AVETRANA / Taranto

Caso Sarah Scazzi, Michele Misseri in lacrime: "L'ho uccisa io"

"Non ce la faccio più a portarmi questo peso addosso, mia figlia Sabrina è innocente". Dopo le ammissioni autoaccusatorie di "zio Michele" davanti ai giudici di Taranto, il suo avvocato ha rinunciato alla difesa

TARANTO -  "Ho ucciso io mia nipote Sarah Scazzi. Non ce la faccio più a portarmi questo peso addosso, mia figlia Sabrina è innocente". Colpo di scena al processo davanti alla Corte d'assise di Taranto per l'omicidio della 15enne Sarah Scazzi, strangolata ad Avetrana il 26 agosto del 2010.

Michele Misseri, ascoltato come testimone, è tornato ad autoaccusarsi del delitto, questa volta davanti ai giudici. Quando il contadino di Avetrana ha iniziato la sua deposizione con queste dichiarazioni autoaccusatorie, il suo legale di fiducia, l'avvocato Armando Amendolito, ha rinunciato al mandato perché le dichiarazioni del suo assistito non collimano con la linea difensiva. Ora l'udienza è sospesa in attesa che il Tribunale fornisca a Michele Misseri un avvocato d'ufficio.

IL RACCONTO DI MICHELE MISSERI - Misseri ha spiegato che quel pomeriggio del 26 agosto, dopo aver pranzato velocemente, è sceso nel garage. "Il trattore non partiva - ha detto - ero già nervoso dalla mattina. Il portone del garage era tutto aperto: Sarah non l'ho vista scendere, è giunta improvvisamente alle mie spalle. Forse mi ha chiesto se poteva suonare al citofono della mia abitazione o forse mi ha chiesto perché stavo guidando. Non so cosa volesse". "Io ho detto - ha continuato - 'Sarah vattene'. Non ho capito bene cosa voleva da me. Mi stava dando fastidio così ho preso la corda e l'ho uccisa". Il contadino ha poi dichiarato che in occasione del sopralluogo nel garage con gli inquirenti era stato "drogato", riferendosi a degli psicofarmaci che gli sarebbero stati somministrati mentre era in carcere.

Misseri ha ricostruito quanto avvenuto il 26 agosto del 2010 a partire dalla prima mattinata, quando si recò a un consorzio per acquistare due lattine di olio e in seguito andò in campagna con il fratello Carmine. Al ritorno passò dalla banca per depositare un assegno. "Quel particolare l'ho ricordato in un secondo momento. Il bancario - ha sottolineato 'zio Michele' - mi disse che ci voleva la firma di mia moglie. Risposi che sarei tornato ma lui mi consentì di firmare al suo posto perché ci conoscevamo da tanto tempo". Misseri ha poi precisato che quel giorno aveva un forte mal di testa e che al suo ritorno a casa stava facendo un incidente stradale. "L'auto ha sbandato e stavo finendo fuori strada. Non so nemmeno io come sono riuscito a rimettermi in carreggiata. Peccato - ha dichiarato piangendo - perché sarebbe stato meglio, la bambina si sarebbe salvata". Per continuare la sua deposizione, ora Michele Misseri dovrà trovare un difensore d'ufficio dopo la rinuncia al mandato del suo legale.

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