rotate-mobile
Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Italia

Migranti, tutti contro i nuovi Cie: "Non garantiscono né sicurezza né dignità"

La Croce Rossa e il sindaco "in trincea" Giusi Nicolini da Lampedusa bocciano il piano annunciato dal governo per costruire in ogni Regione nuovi centri di identificazione per i migranti che giungono in Italia: "Prodotti infiammabili, fomentano solo nuove guerre tra poveri"

Un vero regime di detenzione quello dei Cie, "Centri di identificazione ed espulsione", che il governo vuole riproporre in ogni regione d'Italia per fronteggiare l'arrivo in massa di migranti che anche nel 2016 hanno segnato nuovi record. Ma il piano del Ministero degli interni proprio per l'idea delle strutture di stampo militare, come caserme, chiuse e isolate, non ha trovato unanimi pareri, anzi, la Croce Rossa ha bollato il piano come un errore e Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, testimone da anni della tragedia dei migranti nell'isola più a sud d'Italia, sottolinea i rischi di possibili rivolte. 

Quello dei Cie è un argomento a cui sarebbe opportuno far precedere la scritta “maneggiare con cura” come sui prodotti infiammabili. Qui i clandestini venivano associati in regime di detenzione per un periodo massimo di novanta giorni, in condizioni di sovraffollamento intollerabili più volte denunciate che hanno portato alla chiusura dei centri più grandi, tant'è che ad oggi ne sono rimasti aperti tre Cie in tutta Italia. "Strumenti inutili a contrastare l’illegalità" secondo le tante organizzazioni che si adoperano nel sistema dell'accoglienza sul territorio.  

Come si vive nel Cie di Ponte Galeria a Roma (Foto Sel da Facebook)

LE CRITICHE.  Disappunto viene espresso anche da chi sottolinea come gli arrivi dei migranti avvengano quasi sempre via mare con sbarchi nelle regioni del sud, quale senso avrebbero i Cie in giro per l'Italia? Serve una distinzione in loco tra chi ha diritto a restare in Italia: solo dopo è lecito un ricollocamento nel resto del paese: pensare che i migranti possano accettare di essere identificati ed eventualmente espulsi solo dopo aver percorso in lungo e in largo l'Italia pare un errore di fondo che potrebbe innescare solo un'escalation di tensioni.

Cona, il giorno dopo la tragedia e le proteste (foto VeneziaToday)

Della necessità di un "approccio coordinato a livello comunitario e una riforma del sistema di accoglienza europeo" parla Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa mentre il ministro dell’Interno Marco Minniti è in missione per stringere nuovi accordi bilaterali per i rimpatri: "Ritornare a parlare solo di Cie e di motovedette in Libia come risposta alla cosiddetta emergenza immigrazione è sinonimo di sconfitta di un sistema che continua a trattare le migrazioni come, appunto, un fenomeno emergenziale".

Sulla pelle dei migranti - commenta Francesco Rocca - si giocano le campagne elettorali in tanti paesi europei come nel nostro che ormai è in una campagna elettorale permanente. Fomentare l'odio e la xenofobia, soffiare sul fuoco della paura del diverso, chiudere la porta a chi ha bisogno: tanti sono i modi in cui un certo tipo di politica cerca di raccattare qualche voto frutto della disperazione".

Chi delinque va fermato, ma basta con la narrazione tossica sui migranti, basta con la strumentalizzazione delle notizie e la cattiva informazione che porta all'equazione delinquente uguale immigrato. Così non si combatte l'immigrazione, si fomentano solo nuove guerre tra poveri.

Non esiste, al momento, una concreta politica di cooperazione, capace di intervenire a medio-lungo termine sui fenomeni migratori. Basta fare un esempio che è il simbolo del fallimento delle cosiddette politiche di sviluppo: negli anni '80 accoglievamo persone scappate dal Corno d'Africa, dopo oltre trent'anni, la situazione è drammaticamente identica. È evidente che i rimpatri non possono essere l'unica soluzione. Tanto per fare un altro esempio, un migrante che scappa da un posto dove i cambiamenti climatici hanno portato la siccità merita di essere rimandato a casa?.

Sono 176.554 i profughi accolti in Italia: nel 2013 erano 22 mila

migranti europa

Schierata senza tentennamenti contro la riapertura dei Centri di identificazione ed espulsione proposta del ministro dell'Interno Marco Minniti, è il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini: "I Cie hanno già fallito in passato e riaprirli non potrà fare altro che riaprire vecchie ferite: i centri di espulsione non faranno altro che fomentare incendi, rivolte, suicidi e problemi di ordine pubblico sul territorio".

Strage di migranti a Lampedusa: le immagini

Commentando la stretta  annunciata dal ministro dell’Interno, Marco Minniti, e dal capo della  Polizia, Franco Gabrielli, nei confronti dei migranti irregolari Giusi Nicolini bolla il piano come fallimentare: "Non si tratta di contingentare il numero di ospiti ma di fare i conti, in primo luogo, con problemi di rilievo costituzionale che hanno accompagnato la nascita dei Cie fin dalla loro istituzione. Se parliamo di delinquenti è il carcere il luogo giusto per detenerli ed è in carcere che dobbiamo trovare soluzioni che contrastino la radicalizzazione di soggetti a rischio. Se non parliamo di delinquenti, tenere recluse persone innocenti in una sala d’attesa dalla quale non sanno quando e se usciranno, è illegittimo"

Comprendo l’esigenza del governo di rispondere a un’emergenza reale, legata al senso di insicurezza dei cittadini ma la soluzione individuata è un vicolo cieco che non porta da nessuna parte - commenta  Giusi Nicolini - Penso sia un ritorno al passato, un  inginocchiarsi all’onda populista europea che, davanti al fenomeno  migratorio, chiede un approccio securitario, una risposta che fa acqua da tutte le parti e che produce solo clandestinità e nuovi morti.  

La circolare trasmessa a tutte le Prefetture e  Questure del Paese, ai Comandi dell’Arma dei Carabinieri, della  Guardia di Finanza, della Polizia penitenziaria lascia profondamente amareggiati e rattristati soprattutto perché arriva dopo "le grandi novità" introdotte dal Governo Renzi. I rimpatri da oggi a domani in Paesi con cui non si  hanno accordi e in cui non si rispettano i diritti umani sono  impossibili  e un simile atteggiamento finirà con il produrre solo nuove sofferenze, sia nelle persone colpite dai  provvedimenti sia nelle comunità locali a cui non sarà garantita maggiore sicurezza, ma solo un crescente degrado delle periferie,  nutrendo razzismo e xenofobia.

Lampedusa è riuscita a crescere quando tutte le Istituzioni si sono prese carico del  problema, la politica dei respingimenti, invece, ha prodotto macerie e ridotto l’Isola in condizioni disastrose. Serve un’assunzione di responsabilità, un atteggiamento consapevole e  solidale dell’intera Europa".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Migranti, tutti contro i nuovi Cie: "Non garantiscono né sicurezza né dignità"

Today è in caricamento