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Venerdì, 29 Marzo 2024
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L'Europa a un bivio: aprire o blindare le frontiere

Non si può più aspettare: il Vecchio continente dovrà prendere una decisione chiara sulla gestione dell'emergenza profughi. Le strade sono due: aprire le porte oppure chiuderle. E su questo punto l'Unione europea si spacca

Spesso i fatti corrono più veloci delle decisioni politiche e per questo è già troppo tardi. L'Europa adesso si trova di fronte a un bivio che va risolto politicamente, insieme a tutti i rappresentanti dell'Unione: aprire o chiudere le frontiere. Se prima dell'emergenza profughi siriani, la "Fortezza Europea" aveva ben poche intenzioni di accogliere tutti coloro che scappano, l'ondata d'emozione suscitata dalla foto del corpo riverso del piccolo curdo sulla spiaggia di Bodrum ha mosso qualcosa. Ma non è stato solo quello scatto e la reazione emotiva che ha provocato a mettere in dubbio l'idea di frontiera. 

C'è la disperazione di cerca un'apertura nel muro costruito sul confine ungherese, lo straniamento dei volti di chi viene marchiato a Praga, l'ansia di chi aspetta un treno da una stazione a Budapest o in Austria. Un vero e proprio fiume di persone sta attraversando i confini per cercare di scappare dalla guerra, dalla fame, dalla disperazione di chi ha visto la morte e vuole semplicemente evitarla. Così se arriva la voce della chiusura della frontiera tedesca sul Brennero, subito c'è la necessità di smentirla.

I migranti in protesta a Budapest | Foto da Infophoto

Il problema è che alla pesantezza del dramma e della confusione di decisioni politiche poco ponderate, non c'è invece una presa di posizione compatta ed efficace che vada verso una risoluzione. Sembra che sia arrivato il momento per l'Europa di avere una vera e propria "linea politica": richieste di azione urgente sono arrivate da Italia, Francia, Germania e altri paesi. Intanto il presidente della Commissione Ue Donald Tusk ha chiesto che venga messa in campo una "giusta distribuzione di almeno 100mila rifugiati tra gli stati Ue". Una proposta che era già stata rifiutata dai leader europei a giugno, quando invece si optò per una ricollocazione "volontaria" di 32mila profughi da Siria ed Eritrea.

Ovvimente questa proposta non ha riscosso il successo sperato. Il premier ungherese Viktor Orban ha denunciato il rischio che l'ondata migratoria per lo più di religione musulmana mini "l'identità cristiana" dell'Europa. Per questo si è detto contro le quote. Inoltre, dopo aver dato la colpa alle dichiarazioni di Angela Merkel dell'emergenza, in un commento fatto a Budapest in una conferenza stampa col presidente dell'Europarlamento, il tedesco Martin Schulz, ha affermato che i migranti "non sono un problema europeo, ma tedesco". Ma Orban non è l'unico leader europeo che vuole ricostruire le mura scheggiate della Fortezza Europea. L'altro grande punto di resistenza contro la linea "solidale" è il Regno Unito: il premier David Cameron ha pubblicato la foto del piccolo Aylan ed è stato duramente attaccato, visto che finora Londra ha accolto in totale soltanto 216 rifugiati siriani. 

Sul fronte continentale Francois Hollande e Angela Merkel "hanno deciso di trasmettere fin da subito proposte comuni per organizzare l'accoglienza di rifugiati e una ripartizione equa in Europa", come ha reso noto l'Eliseo dopo che il presidente francese e la cancelliera tedesca si sono sentiti al telefono per discutere sulla gestione dell'emergenza migranti.

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