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Lunedì, 11 Dicembre 2023
Le accuse / Messina

Migranti morti di sete e caldo su un peschereccio: fermati i presunti scafisti

La procura di Messina ipotizza i reati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e morte come conseguenza di altro delitto

Cinque egiziani, di età compresa tra i 21 e i 28 anni, ritenuti i presunti scafisti di un peschereccio con 674 migranti a bordo, 179 dei quali arrivati ieri a Messina assieme a cinque cadaveri, sono stati fermati da polizia e guardia di finanza. La procura ipotizza i reati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e morte come conseguenza di altro delitto. Secondo l'accusa, basata su testimoni che hanno riferito di essere stati picchiati con bastoni e cinghie durante il viaggio, i decessi sarebbero avvenuti per disidratazione legata al forte caldo e alla mancanza di acqua potabile. Il provvedimento è stato eseguito dalla squadra mobile della questura e dal nucleo Pef della guardia di finanza.

I 179 migranti e i corpi delle cinque vittime sono arrivati ieri mattina al molo Norimberga di Messina, a bordo di due motovedette della capitaneria di porto. Erano su un peschereccio, su cui si trovavano 674 persone, soccorso nel Mediterraneo e poi trasferite nei porti di Messina, Siracusa, Catania e Crotone. Le indagini, basate sui racconti dei testimoni, hanno permesso di ricostruire che i migranti, dopo circa un mese di permanenza in una "connection house" sulle coste libiche, erano stati imbarcati sul peschereccio salpato la sera del 19 luglio. Durante la traversata, i membri dell'equipaggio hanno improvvisamente spento i motori e chiesto soccorso con un dispositivo satellitare di cui si sono poi liberati, gettandolo in mare.

I migranti hanno raccontato di essere stati picchiati a bordo con colpi di bastoni e cinghie. anche come reazione alla richiesta di cibo e acqua. Durante la traversata, ricostruisce la procura di Messina, "le risorse idriche e di cibo sono state disumanamente razionate, al punto che i migranti erano costretti a spartirsi un bicchierino da caffè pieno d'acqua in dieci". A causa del forte caldo e della mancanza di acqua potabile, molti di loro, è il racconto dei testimoni, "hanno accusato dei malori" e hanno detto di "aver visto morire i loro compagni di viaggio per il caldo e la disidratazione, essendo stati tutti costretti a bere anche l'acqua del mare e del motore".

Un testimone ha anche raccontato che i membri dell'equipaggio del peschereccio hanno assegnato ad un migrante il compito di gestire e razionare le scorte di acqua potabile, e quando si rifiutava di svolgerlo o non usava la dovuta parsimonia, veniva picchiato violentemente e i migranti subivano un ulteriore progressivo razionamento dell'acqua da bere.

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