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Venerdì, 19 Aprile 2024
Operazione Astrolabio / Lecce

Migranti, le nuove rotte verso il Sud e il ruolo del "re dell'Italia"

Smantellata una rete attiva tra Puglia, Grecia, Turchia e Albania. Quattro le cellule criminali attive, che si spartivano le ricchezze grazie a un sistema bancario parallelo. Il personaggio chiave e le vie seguite per i trasferimenti irregolari

Il Salento come snodo cruciale dell'immigrazione clandestina con quattro cellule criminali attive tra Puglia-Turchia-Grecia e Albania che gestiscono gli affari grazie a un sistema bancario abusivo di trasferimento del denaroi basato su una vasta rete di mediatori. Il sistema è stato smantellato con l'inchiesta "Astrolabio", culminata con 25 arresti oggi 19 gennaio 2022, come racconta Emilio Faivre su LeccePrima. Due le direttrici: via mare con partenza dalla costa turca oppure dalla Grecia e dall'Albania; lungo la cosiddetta "rotta balcanica" attraversando i vari Paesi con il supporto di una fitta rete di complici.

Forze di polizia europee insieme

Le indagini sono state condotte da personale del comando provinciale della guardia di finanza di Lecce e del Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata in collaborazione con le forze di polizia di Grecia e Albania. Il coordinamento è di Eurojust che ha promosso, coordinato e supportato le attività. Coinvolta anche la Direzione nazionale antimafia ed Europol che ha evidenziato, attraverso l'analisi dei dati a sua disposizione, gli elementi investigativi di interesse comune.

Un sistema bancario parallelo

I migranti pagavano il viaggio attraverso il cosiddetto sistema "Hawala" (detto metodo 'Sarafi'): un vero e proprio sistema bancario abusivo di trasferimento di valori, basato su una vasta rete di mediatori localizzati in varie parti del territorio Ue ed extra Ue. Si punta ora a trovare il denaro depositato e, sia in Italia sia in Grecia, sono state perquisite presunte agenzie finanziarie.

Un giovane siriano di 34 anni, intercettato, racconta di fare questo “lavoro” ormai da sei anni, sulla rotta Istanbul-Italia. Spiegando anche che ogni migrante versa cifre fra 5.500 e 6.500 (non si comprende negli audio la valuta, ma gli inquirenti pensano all'euro).

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Le mani di quattro gruppi criminali 

A spartirsi la torta dei viaggi irregolari quattro cellule criminali composte da cittadini stranieri. Due attive in Italia. Uno dei due gruppi presenti nel nostro Paese rispondeva, per gli inquirenti, a un cittadino iracheno domiciliato nell'hinterland di Venezia. E' accusato di fare arrivare in Italia migranti irregolari prevalentemente di origine arabo-siriana e, sfruttando una rete di collaboratori, di gestire i trasferimenti dalla Turchia in Italia e in altri Stati dell'Unione Europea. Si chiama Alaa Qasim Rahima, ma lo chiamano “Abu al Hawl” e per omaggio alla sua notevole influenza, nelle conversazioni intercettate, qualcuno suggerisce di rivolgersi al suo cospetto con il titolo di “re dell’Italia” (oppure “delle auto”, vista la capacità infinita di reperire veicoli).

L'altro gruppo, sempre in Italia, sarebbe guidato da un cittadino sempre iracheno ma domiciliato a Bari. Suo il compito di recuperare i presunti scafisti dopo l'approdo in Salento, agevolarne la fuga per poi trasferirli in Grecia da dove poi raggiungevano la Turchia. L'uomo è accusato di fornire "ausilio e supporto" ai migranti una volta arrivati in Puglia "avviandoli verso le destinazioni finali".

Per il terzo gruppo base in Albania con un cittadino siriano accusato del trasferimento in Italia dei migranti giunti dalla Grecia. L'ultimo gruppo in Turchia affidato a un iracheno. Risponde del trasferimento dei migranti irregolari provenienti da Paesi del Medio Oriente a bordo di imbarcazioni dirette verso le coste salentine e calabresi. 

Il "re dell'Italia"

Centrale per gli inquirenti il ruolo dell'indagato iracheno residente in Veneto, Rahima. Dalle conversazione captate emerge l’imponente disponibilità di mezzi finanziari destinati alla gestione del traffico di migranti in Europa e il fatto che facesse circolare il denaro grazie ad agenzie di sua fiducia in Turchia, sostenendo costi ridotti. Per esempio, con somme cospicue movimentate su un conto corrente nei Paesi Bassi, a un certo punto bloccato proprio per via di movimenti sospetti. E non sarebbe stato l’unico conto corrente. L’altro, infatti, sarebbe stato aperto in Turchia.

L’uomo avrebbe gestito soprattutto i traffici via terra, agevolando il passaggio di migranti, a piedi, da nazioni come Serbia e Bulgaria. Mantenendo una una posizione di vertice, nel composito mosaico. Da lui, infatti, sarebbero passati molti di coloro destinati in Germania, in Austria, in Belgio.

Per gli investigatori, Rahima avrebbe gestito gli spostamenti dei migranti da Paesi dell’area balcanica attraverso una fitta rete di autisti cashef (in arabo, staffette apripista) e di autisti detti durmush (in arabo, il pullmino per il trasporto dei migranti). Con guadagni davvero ingenti. Per gli inquirenti, infatti, Rahima, avrebbe avuto rapporti diretti con i migranti, contrattando il prezzo del viaggio, fornendo indicazioni sugli spostamenti da effettuare e i soggetti da contattare. Avrebbe, inoltre, attivato sodali presso i vari Paesi  per gestire le varie fasi dei trasferimenti, costituendo un punto di riferimento per i migranti che si muovevano dall’Italia in altre località e, ovviamente, guadagnando cifre sbalorditive da questi traffici.

Ma non solo. Sembra che il “re dell’Italia” (e delle auto) fosse talmente potente da dare una mano anche a chi sbarcava sulle coste. Specie quelle salentine. Un ulteriore intreccio di ruoli e personaggi.

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Il pericoloso esodo

Gli spostamenti e i viaggi dei migranti sono stati costantemente monitorati dai finanzieri di Lecce grazie al supporto dei mezzi in dotazione al reparto operativo aeronavale di Bari della finanza in collaborazione con i velivoli di Frontex schierati in area di operazioni nel Canale d'Otranto. Le indagini hanno ricostruito ben 30 episodi, con l'arrivo sul territorio nazionale di 1.120 migranti irregolari. Sono stati identificati 26 presunti scafisti, 8 dei quali arrestati in flagranza di reato (3 in Italia e 5 in Albania), e denunciate 52 persone.

Nulla è lasciato al caso. Tutto è organizzato nel dettaglio, dai trasferimenti via mare dalle coste turche, greche o albanesi verso i litorali dell’Italia meridionale (soprattutto quelli della provincia di Lecce, ma anche di Brindisi e calabresi), fino alle destinazioni finali sognate dalla maggior parte dei migranti, qui solo di passaggio. In particolare: Germania, Austria, Belgio, Gran Bretagna, Paesi Bassi. 

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