Migranti, tornano le carrette del mare: in 82 sbarcano a Lampedusa, 100 salvati in mare
Nuovo naufragio nel Mediterraneo: si temono diversi morti. Nelle aree Sar davanti alle coste della Libia stanno operando tre ong: Mediterranea, Sea Watch e Proactiva
Sono complessivamente 82 i migranti salvati dalle motovedette della Guardia di finanza a diverse miglia di distanza da Lampedusa. Sul primo barcone c'erano 14 tunisini, di cui 6 minori e 4 donne. Nella seconda imbarcazione, invece, c'erano invece 68 extracomunitari fra cui 3 donne.
I due gruppi, dopo l'approdo al molo Favarolo, sono stati portati all'hotspot di contrada Imbriacola dove sono stati sottoposti alle visite mediche e dove è stata avviata l'identificazione.
Salvati nella notte altri 120 migranti
Un altro gruppi di migranti individuati dalla ong "mediterranea" è stato soccorso da un rimorchiatore in servizio presso le piattaforme davanti alla Libia.
In questo momento si trovano davanti alla costa libica 3 Ong: Proactiva Open Arms, Mediterranea Saving Humans e Sea-Watch.
🔴 BREAKING
— Mediterranea Saving Humans (@RescueMed) 23 novembre 2018
120 people at risk of drowning in this moment.#MareJonio informed MRCC Rome as well as JRCC Tripoli, no answer from the latter.
The rubberboat is embarking water, some people are reported as already drowned.
We are 9 hours away.
WE CALL FOR IMMEDIATE INTERVENTION pic.twitter.com/qNBZqExInF
Secondo la ong spagnola Proactiva Open Arms nel naufragio vi sarebbero alcuni morti
#ULTIMAHORA
— Proactiva Open Arms IT (@openarms_it) 23 novembre 2018
Tre mesi di silenzio #Med e a poche ore dal ritorno in zona SAR
120 vite in pericolo di morte a 9 ore di navigazione da #OpenArms e #MareJonio
Il centro di coordinamento #Roma allertato e #Libia non risponde.
La.barca affonda e ci sono già dei morti.#United4Med pic.twitter.com/oC4ZPBx61h
Secondo quanto si apprende da fonti italiane, il rimorchiatore avrebbe raggiunto il gommone verso le tre di notte e dopo aver recuperato i migranti starebbe attendendo l'arrivo di una motovedetta della Guardia costiera libica, che ha comunicato alle autorità italiane di aver preso il coordinamento dei soccorsi.
🔴 BREAKING
— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) 23 novembre 2018
120 persone rischiano di annegare adesso.
Abbiamo informato MRCC ITA e su loro indicazione i libici, senza alcuna risposta.
Il gommone imbarca acqua, alcune persone già annegate.
Noi siamo a più di 8 ore di navigazione.
CHIEDIAMO UN INTERVENTO IMMEDIATO!#United4Med pic.twitter.com/M67AWuDahq
A fornire le coordinate sono stati proprio gli italiani. Con il progetto Mediterranea si trova a bordo del rimorchiatore italiano Mare Ionio anche il parlamentare di Leu, Nicola Fratoianni che sta aggiornando sul proseguo delle operazioni.
Di nuovo in mare. Uniti contro l'indifferenza.#United4Med @RescueMed @SeaWatchItaly @openarms_fund pic.twitter.com/Du5XugH52M
— nicola fratoianni (@NFratoianni) 23 novembre 2018
Ma qual è la situazione in Libia?
Un anno dopo che l'UNHCR, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha avviato le prime operazioni di evacuazione salvavita dalla Libia, quasi 2.500 rifugiati e richiedenti asilo più vulnerabili precedentemente detenuti in Libia sono stati trasferiti in Niger, Italia e Romania.
Con l'ultima evacuazione, 132 rifugiati e richiedenti asilo, tra cui donne e bambini, sono stati trasferiti ieri da Tripoli al Niger, dove sono ospitati presso un centro di transito di emergenza dell'UNHCR, mentre per loro vengono ricercate soluzioni a più lungo termine in paesi terzi.
Tutte le persone evacuate erano detenute nelle strutture di Triq Al Sikka e Abu Salim a Tripoli. Quarantuno di loro sono minori non accompagnati. La maggior parte è stata portata in detenzione dopo essere stata intercettata o soccorsa in mare nel tentativo di attraversare il Mediterraneo dalla Libia all'Europa.
Considerati i pericoli che rifugiati e migranti corrono in Libia, l'UNHCR non ritiene che questo paese rappresenti un luogo sicuro per lo sbarco e ha anche sconsigliato i ritorni in Libia in seguito alle operazioni di ricerca e soccorso in mare.
Rifugiati, 132 ricollocati in Italia dalla Libia
"I rifugiati in Libia si trovano di fronte a uno scenario da incubo. Sono fuggiti dalle loro case in cerca di sicurezza e protezione solo per finire incarcerati, languendo indefinitamente in condizioni squallide", ha detto Roberto Mignone, capo della missione dell'UNHCR in Libia.
"È riprovevole che siano detenuti invece che protetti. Ciò nonostante il fatto che possano essere trovate valide alternative alla detenzione in Libia, anche attraverso la struttura di raccolta e partenza che stiamo aspettando di aprire da luglio, e che potrebbe offrire protezione immediata e sicurezza alle persone più vulnerabili".
Una volta aperta, la struttura di raccolta e partenza (Gathering and Departure Facility) sarebbe la prima del suo genere nel paese a proteggere i rifugiati vulnerabili fino a quando non potranno essere evacuati dalla Libia. Sebbene l'impianto sia pronto per l'uso, l'UNHCR sta ancora negoziando con le autorità libiche affinché venga aperto.
Considerate le difficili circostanze in cui si trovano i rifugiati e i richiedenti asilo intrappolati in Libia, l'UNHCR continua a sostenere alternative alla detenzione e chiede maggiore sostegno alle operazioni di evacuazione, che rimangono un'ancora di salvezza cruciale per i più vulnerabili.
Nonostante i pericoli significativi per la sicurezza e le limitazioni sui movimenti, dal novembre 2017 l'UNHCR ha portato a termine 23 evacuazioni dalla Libia. 2.476 rifugiati e richiedenti asilo vulnerabili sono stati liberati dai centri di detenzione ed evacuati dalla Libia in Niger (2.069), Italia (312) e Romania (95).