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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Calcio e stadi: ora chiudeteli tutti

Punire il razzismo è necessario, zittire i tifosi è troppo. Gli ultras pensano di "boicottare" la Serie A e i dirigenti si infuriano per una norma che li punisce: chi ci guadagna da tutto questo?

ROMA - E se la "malattia" del calcio italiano fosse il perbenismo imperante? Non il razzismo, non la "neonata" discriminazione territoriale. O meglio: non solo. Ma il perbenismo: quella voglia dei vertici federali, del buon giudice Gianpaolo Tosel  e di gran parte dei giornalisti addetti ai lavori di mostrare agli altri che gli italiani sono belli e bravi. Perché l'Inghilterra e il suo modello (?) guardano al di quà della Manica e sentenziano. Perché Platini ha forse dimenticato cosa significa giocare in uno stadio pieno. E perché Abete e Malagò sono incapaci di dire no alla Uefa

Così accade che Milan Udinese, al ritorno dalla sosta per la Nazionale, si giocherà a porte chiuse. San Siro, uno degli stadi dell'eccellenza italiana, resterà deserto. Perché? Semplice: alcuni tifosi rossoneri, una cinquantina, hanno intonato durante la gara contro la Juventus cori di "discriminazione territoriale" verso i rivali napoletani. Tradotto: dalla curva del Milan sono partiti i classici sfottò che da decenni accompagnano ogni partita. 

Ora, punire il razzismo è giusto e necessario. Chiudere uno stadio per "discriminazione territoriale" è francamente troppo. E lo dimostra la "alleanza", a prescindere dalla rivalità, che è partita fra tutte le curve italiane. A dare il via all'unione sono stati proprio i tifosi napoletani, quelli che secondo Tosel dovrebbero sentirsi offesi. Uno striscione, "Napoli colera", e un coro, quello che da anni li "accoglie" nei vari stadi d'Italia, accompagnati dalla richiesta: "Ora chiudeteci la curva". Goliardia, autoironia e capacità di "solidarietà". Con buona pace di qualche illuminato giornalista sportivo che ha parlato di "atteggiamento mafioso da condannare". 

Napoli-Colera-Curva-B-2

Non solo Napoli, però. Perché gli ultras della Curva Nord dell'Inter, la cui curva è stata chiusa ad inizio anno, sono scesi in campo accanto ai "cugini" rossoneri auspicando che "tutte le curve facciano cori discriminatori per arrivare ad una domenica di totale chiusura degli stadi". Linea subito sposata dall'altra curva di Milano: "Benvenuti nel paese dove la goliardia e lo sfottò sono motivo di sanzioni che limitano la libertà - si legge in una nota - succede proprio nel weekend in cui la stessa tifoseria presa in causa, ossia quella napoletana, celebra con notevole senso di mentalità e autoironia il fattaccio". 

Autoironia? No. E' "mafia", per dirlo con le parole di qualcun altro. Intanto, mentre Tosel pensa di squalificare anche i campetti rionali, i dirigenti di Serie A cercano un modo per fermare le sanzioni. Non gli ultras. "Capisco il razzismo, ma la norma sulla discriminazione territoriale va abolita", Galliani dixit. "Ora si sta esagerando siamo in uno Stato di polizia" aggiunge il sempre mite Zamparini. "Non è che Platini è diventato il Vangelo" chiude Lotito.

In tutto ciò, però, la grande preoccupazione di Lega e Federazione è che il calcio diventi ostaggio di "delinquenti" che con un coro possono fare multare le società e "decidere" la chiusura di uno stadio. Non ostaggio di una legge che non guarda la realtà e che quella realtà neanche la conosce. E allora ben venga una domenica con gli stadi chiusi, deserti. Una domenica senza cori e senza striscioni. Una domenica da passare sul divano a guardare le partite con la pay-tv. Non c'è forse questo dietro il perbenismo? 

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