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Giovedì, 28 Marzo 2024
L'intervista

Crisi economica, ecco l'exit strategy: "Miseria illegale"

Disuguaglianze sociali, precarietà e disoccupazione: "Oggi la povertà è la peggiore malattia del nostro paese, riguarda due famiglie su tre". Ecco i 10 punti di Gruppo Abele e Libera per renderla "illegale"

ROMA - Nonna Giulia è malata di cuore ed è stata sfrattata a 76 anni. Michele dorme e mangia su una panchina, in attesa della casa popolare che gli spetta di diritto. I 9 milioni e 563mila italiani in condizione di povertà relativa, con una disponibilità di 506 euro mensili, o i 4 milioni 814mila italiani in povertà assoluta, hanno più o meno la faccia, la carne e le ossa di Giulia e Michele. Vivono gli stessi drammi.

Le vite e le persone che stanno dietro i numeri freddi e asettici del rapporto Istat 2012 ci raccontano di un Paese in cui aumentano disuguaglianze sociali, precarietà e disoccupazione. L'Italia malata di povertà. Una povertà che il Gruppo Abele - l'associazione fondata da don Luigi Ciotti che opera per il sostegno alle persone in difficoltà - e Libera - l'organizzazione che promuove l'impegno civile contro le mafie - vogliono rendere "illegale".

Non è affatto una provocazione. E lo si capisce leggendo i dieci punti della campagna "Miseria ladra". Al bando gli slogan e avanti con le ricette economiche e politiche per invertire la rotta. Ne abbiamo parlato con Giuseppe De Marzo, attivista di Libera, giornalista e scrittore.

Perché è nata "Miseria ladra" e quali sono i suoi obiettivi?

Più che un perché è un'urgenza, ed è un'urgenza del Paese dettata dalla drammatica situazione fotografata dal rapporto Istat del 2012. I dati sono impressionanti: parliamo di un quadro che ha dei riscontri solo nell'immediato dopoguerra e nel '77 in termini di crisi economica e sociale. E' la prima volta che il nostro Paese affronta una situazione in cui un italiano su 4 è sprofondato in una condizione di povertà relativa o assoluta. E' una tendenza inarrestabile se non cambia la politica. Due famiglie su tre in Italia sono costrette a ridurre il loro carrello della spesa, ed è illegale dal punto di vista costituzionale - come ci ricorda Rodotà - che ci siano 723mila minori in povertà assoluta. Siamo maglia nera in Europa. Il 32,3% di chi nasce in Italia è a rischio povertà. Se anziani, pensionati, padri di famiglia arrivano a rubare un pezzo di carne o di formaggio in un supermercato perché non hanno i soldi, dovremmo interrogarci tutti sulle ragioni che hanno causato la povertà. Povertà che è il frutto di scelte politiche sbagliate. Crediamo poi che in Italia debba rompersi quella morsa culturale che schiaccia e comprime i diritti: da un lato c'è un'idea di darwinismo sociale per cui 'se sei povero è colpa tua, sposati uno ricco', dall'altro c'è un'idea di compassione, quella per cui i diritti vengono trasformati in doni. I diritti vanno invece rimessi al centro, come dice la nostra Costituzione, senza pensare alle politiche sociali come a qualcosa di assistenziale.

Al Sud la fotografia fatta dall'Istat è ancor più drammatica.

I dati sulla disoccupazione, la precarietà e l'analfabetismo sono raddoppiati o triplicati nelle regioni maridionali. Il 71% delle famiglie del Mezzogiorno ha ridotto il carrello della spesa alimentare. La deprivazione materiale (non riuscire a pagare la bolletta o la rata del mutuo, non fare un pasto completo ogni due giorni) colpisce il 41% delle famiglie.

Chi "governa" la crisi, chi alimenta il dramma economico e sociale del Paese?

Chi ha liquidità oggi? Le banche e le mafie. Abbiamo 54 clan che in Italia ormai gestiscono moltissime attività produttive, erodendo pezzi di economia nei nostri territori e sfruttando il disagio sociale. Questo spiega, per esempio, l’aumento del 176% negli ultimi tre anni dei crimini contro l’ambiente, che alimentano il gigantesco affare delle ecomafie. Ingiustizie e illegalità diffuse legittimano culturalmente la corruzione. E noi siamo al 72° posto della graduatoria dei paesi più corrotti al mondo...

Per rendere "illegale" la povertà e uscire dal vortice della crisi che inghiotte sempre più italiani, la campagna propone dieci punti concreti. Eccoli:

1) ricostituzione del fondo sociale e per la non autosufficienza, completamente azzerati;
2) moratoria dei crediti di equitalia e bancari per chi è in difficoltà;
3) subito i pagamenti per chi fornisce servizi, beni e prestazioni;
4) agricoltura sociale, riconversione ecologica delle attività produttive attraverso i tagli alle spese militari, alle grandi inutili opere e abolendo i CIE;
5) sospendere gli sfratti esecutivi;
6) destinare il patrimonio immobiliare sfitto e quello requisito alla criminalità per usi sociali ed abitativi;
7) riconoscere la residenza ai senza fissa dimora per garantirgli l’accesso al servizio sociosanitario; reddito minimo di cittadinanza;
9) difesa dei beni comuni e ripubblicizzazione dei servizi basici essenziali;
10) rinegoziazione del debito.

Interessante, ma dove trovare le risorse necessarie?

Possiamo allocare le risorse in un'altra maniera. Che la politica smetta di dire che non ci sono i soldi! E' una questione di priorità. Si possono dare i soldi agli F35, ai Cie o alle grandi opere, oppure puoi dare i soldi al sociale, all'istruzione, alla sanità, al lavoro, alla difesa del territorio. Non abbiamo ancora conoscenza della legge di stabilità, ma nel debito pubblico italiano ci sono 160 miliardi di derivati e da quello che abbiamo appreso ci sarebbe una clausola con la quale il ministro Saccomanni garantisce alle banche 8,1 miliardi di euro di perdite per investimenti sbagliati di cui non abbiamo conoscenza, e si tratta di soldi pubblici. Così i diritti costituzionali vengono sviliti e annichiliti dal diritto dello spread.

Veniamo ad alcuni punti del vostro "programma". Due, in particolare: quello sulla piaga degli sfratti e quello sulla residenza ai senza fissa dimora. Ce li chiarisci?

In Italia abbiamo circa 70mila sfratti esecutivi. Parliamo di tragedie. E abbiamo appreso da chi ha studiato questi dati prima di noi che il 90% di questi morosi è incolpevole. Anche il governo sta pensando di intervenire su questo punto introducendo un fondo. Che vuol dire morosità incolpevole? Significa che 'non è colpa mia se io o la mia compagna abbiamo perso il lavoro e non riusciamo più a pagare l'affitto'. In questa situazione di crisi urge un blocco degli sfratti, intervenendo concretamente nelle vite di 70mila famiglie, da nord a sud. Si può intervenire anche sugli immobili sfitti o sul patrimonio sequestrato alle mafie. Per quanto riguarda il secondo punto, invece, riconoscere la residenza nei municipi ai senza fissa dimora è un segno di assoluta necessità civile: è l'unico modo per accedere al servizio sociosanitario. Il nostro Paese necessita di tornare ad essere un Paese solidale, e per questo ci auguriamo che la pagina nera di Lampedusa ci dia la forza morale per ritornare a discutere dei diritti che spettano a ogni essere umano. E' questione di umanità e dignità.

Presenterete la campagna alle istituzioni territoriali e nazionali?

Questa è una mobilitazione che va costruita soprattutto con tutte quelle realtà sociali, studentesche, comitati, associazioni, movimenti e singoli cittadini/e, intenzionati a portare avanti le proposte contenute nel documento. A Roma per esempio lavoreremo per far sì che prima del 30 novembre, la data di scadenza del bilancio, si riesca ad ottenere dei risultati (qui il video di un flash mob nella capitale per presentare l'iniziativa).

Un giudizio sulla politica economica di questo governo.

Più che dare giudizi su ciò che si è fatto o si farà, mi fermo all'analisi fatta dal Gruppo Abele. Lì si dice che la povertà è la conseguenza di scelte sbagliate: privatizzazioni, delocalizzazioni, riforma fiscale e del lavoro hanno prodotto più disoccupazione e insicurezza sociale. Al di là di chi sta al governo, si tratta di un trend negativo che va avanti da anni.

Con un quadro così desolante, è troppo azzardato guardare al futuro con fiducia?

Guardiamo al futuro con impegno. Abbiamo tutti il dovere, la responsabilità e il diritto di attivarci. Il futuro è nella capacità che avremo di riconoscerci e incontrarci lavorando insieme in questi ambiti. E' questo il messaggio chiaro della campagna.

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