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Martedì, 16 Aprile 2024
Le indagini / Varese

Il piccolo Daniele ucciso dal papà, la difesa: "Incontri autorizzati dal giudice"

Davide Paitoni, accusato di avere accoltellato a morte il figlioletto e avere tentato di uccidere la moglie nel Varesotto, era sì agli arresti domiciliari per l'aggressione a un collega di lavoro, ma le contestazioni a suo carico non erano tali da impedire i contatti familiari

Davide Paitoni, il quarantenne accusato di avere ucciso il figlio di 7 anni a Morazzone, in provincia di Varese, e avere accoltellato (ferendola gravemente) la moglie, era stato autorizzato dal gip a vedere il figlio. L'uomo era sì agli arresti domiciliari per l'aggressione a un collega di lavoro, vicenda sulla quale le indagini sono ancora aperte, ma le contestazioni a suo carico non erano tali da impedire i contatti con la donna e il bimbo. 

Ai domiciliari ma col permesso di vedere il figlio

Secondo quanto spiega all'Adnkronos il difensore Stefano Bruno, il 40enne era agli arresti domiciliari da fine novembre per l'aggressione a un collega ma era una misura a termine "per tre mesi, quindi non perché ci fosse pericolo di reiterazione o di fuga ma solo per esigenze istruttorie". Se fino a metà dicembre non ha potuto vedere il piccolo per "motivi burocratici", poi il rapporto è ripreso dopo l'istanza del giudice, necessaria nel caso di persone non conviventi. "Non capisco - sottolinea il difensore - questo accanimento nei confronti di un giudice bravissimo, è anche molto scrupoloso. E' chiaro che se fosse stato ai domiciliari per violenze domestiche era un conto, ma era agli arresti domiciliari per una vicenda completamente avulsa dai rapporti madre-figlio-marito e assolutamente controversa perché è da chiarire se Paitoni abbia aggredito o si sia difeso". Per il legale padre e figlio erano "legatissimi. Hanno passato insieme la sera di Natale, era un rapporto che non si è mai interrotto".

Le accuse di stalking

Dopo l'omicidio del piccolo e il ferimento dell'ex si è parlato di denunce a carico di Paitoni per il cosiddetto "codice rosso" ma a oggi, secondo quanto afferma il legale, non risultano avvisi di garanzia, misure cautelari o altro per questa ipotesi: "Non c'erano ragioni per impedire a un padre gli arresti domiciliari per una vicenda di tutt'altra natura di vedere il figlio e la moglie. Se fossero stati conviventi e non separati di fatto non ci sarebbe stato neanche bisogno di autorizzare a vedere il figlio. Il giudice ha fatto un provvedimento umanamente e giuridicamente assolutamente comprensibile".

Anche il presidente del Tribunale di Varese, Cesare Tacconi, ha confermato che in tribunale non c'è "alcuna pendenza a carico dell'uomo, quindi se le denunce ci sono sono ancora in Procura" così come tra l'uomo e la donna non risulta un formale procedimento di separazione

La difesa: "E' in stato confusionale"

Intanto la difesa punta l'attenzione anche sulle precarie condizioni dell'uomo, parlando di "stato preoccupante di confusione". "Ho cercato di parlargli del bambino - dice il legale - ma lui continua a scuotere il capo e dice poche parole molto sottovoce: dice una parola, poi cambia discorso. E' come uno che si sta lentamente risvegliando da un incubo"..

La morte del piccolo Daniele

I carabinieri hanno trovato il corpo senza vita del bambino dentro un armadio nella casa dove il padre scontava gli arresti. Di fianco un biglietto in cui l'uomo annunciava di aver ucciso moglie e figlio e di essersi suicidato. Una confessione di un piano non realizzato fino in fondo: quando ha raggiunto l'abitazione dell'ex moglie, con la scusa di riportarle il bambino, lei è riuscita a dare l'allarme e lui è scappato. Ieri all'alba, la fuga è terminata nella zona di Colle Sant' Elia, a Viggiù, in un capanno di caccia. Aveva in mano un coltello, ma è stato disarmato e portato in caserma dove è stato raggiunto dal suo avvocato.
  

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