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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il giallo / Ravenna

Il figlio di un medico è accusato di aver avvelenato e ucciso il padre insieme alla badante

Il 67enne sarebbe morto in seguito al sovradosaggio di due tipi di farmaci. La procura di Ravenna ha chiesto il rinvio a giudizio per il figlio: pare che il padre volesse ritirargli le deleghe bancarie dopo avere scoperto cospicui prelievi

Lui medico, 67enne, affetto da una malattia cardiaca. Il figlio 40enne, studente di medicina che dopo essere stato anche segretario del Pd di Castrocaro si dilettava in investimenti finanziari con il trading online. L'altra, la badante 52enne. Questi i protagonisti di un giallo che arriva da Campiano (Ravenna) e che dopo l'autopsia ha gettato un'ombra sulla morte di uno storico medico molto conosciuto nelle campagne ravennati, deceduto a 67 anni il 28 maggio 2021.

Secondo la consulenza tossicologia, nel sangue del defunto c'erano due tipi di benzodiazepine con concentrazioni tra tre e sette volte superiori a quelle che ci si poteva attendere. E nello stomaco un farmaco usato per le patologie cardiache a concentrazioni fino a 16 volte superiori al range terapeutico.

Per questo la procura di Ravenna ha chiesto il rinvio a giudizio per Stefano Molducci e Elena Vasi Susma accusati di omicidio pluriaggravato di Danilo Molducci. L'udienza preliminare è stata fissata per inizio aprile davanti al Gup Sabrina Bosi del Tribunale di Ravenna.

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Secondo l'ipotesi investigativa Stefano Molducci avrebbe escogitato l'omicidio del padre Danilo Molducci con un sovradosaggio degli stessi medicinali che il padre prendeva. E la badante avrebbe comperato i farmaci necessari, anche grazie a ricette da lei stessa contraffatte, e poi li avrebbe somministrati.

Secondo l'accusa il movente sarebbe stato economico: gli investigatori di polizia coordinati dal pm Angela Scorza, anche grazie agli accertamenti patrimoniali condotti dalla guardia di Finanza, hanno appurato che a ridosso della morte del padre il 40enne aveva prelevato tra i 40 e i 50 mila euro. E nei 4-5 mesi successivi, aveva nuovamente preso circa 450 mila euro al bancomat con prelievi quasi giornalieri sotto ai mille euro. In buona sostanza secondo l'ipotesi accusatoria il 40enne avrebbe temuto che il padre gli potesse togliere le deleghe bancarie dopo aver scoperto i prelievi. Il genitore aveva pure ingaggiato un investigatore privato di Trento. I due accusati hanno sempre negato. In interrogatorio il 40enne aveva precisato di investire pure per conto del padre. E che diverse volte il 67enne aveva abusato di medicinali.

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