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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Reggio Calabria

Rogo nella tendopoli dei braccianti, Salvini: "Sgombereremo le baracche"

Un 29enne ha perso la vita nella tendopoli di San Ferdinando che accoglie centinaia di extracomunitari per la stagione degli agrumi. Messo a punto un piano per trasferire i migranti con permesso di soggiorno nei centri Sprar o Cas

Fiamme nella notte nella baraccopoli di San Ferdinando (Gioia Tauro). L'incendio, che ha coinvolto una ventina di baracche, ha provocato la morte di una persona.

Secondo quanto accertato dagli inquirenti il 29enne morto nel rogo si chiamava Ba Moussa e aveva ottenuto la concessione della protezione umanitaria dalla commissione territoriale di Trapani nel 2015. L'uomo, cittadino senegalese non aveva presentato i documenti per rinnovare il permesso di soggiorno scaduto nel marzo del 2018.

Il 31 dicembre scorso era stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di hashish e scarcerato con il divieto di dimora nella Provincia di Reggio Calabria. Moussa, a quanto fa sapere la Questura reggina, "era gravato da pregiudizi di polizia per reati contro il patrimonio, false dichiarazioni sull'identità personale, interruzione di Pubblico Servizio, inottemperanza foglio di via obbligatori".

Il rogo nella tendopoli di San Ferdinando 

Per spegnere il rogo divampato nella notte sono intervenute tre squadre di Vigili del Fuoco, polizia e carabinieri. Le fiamme potrebbero essere scaturite da uno dei tanti fuochi accesi dai migranti per riscaldarsi: una scintilla avrebbe provocato le fiamme che poi si sono rapidamente propagate tra le abitazioni di fortuna fatte di materiale infiammabile come legno e plastica.

Una tragedia annunciata dal copione sempre uguale a se stesso: nella stessa baraccopoli a Capodanno si era registrato un altro incendio e a dicembre la morte del gambiano 18enne Suruwa Jaithe.

"Sgombereremo la baraccopoli di San Ferdinando. L'avevamo promesso e lo faremo" ha detto il ministro dell'Interno Matteo Salvini che aveva visitato la tendopoli nelle scorse settimante.

"Per gli extracomunitari di San Ferdinando con protezione internazionale - aggiunge - avevamo messo a disposizione 133 posti nei progetti Sprar. Hanno aderito solo in otto. E anche gli altri immigrati, che pure potevano accedere ai Cara o ai Cas, hanno preferito rimanere nella baraccopoli"

Presso la sede del Comune di San Ferdinando si era riunito un vertice delle Forze di Polizia convocato dal Prefetto Michele di Bari.

Nel corso dell'incontro è stato messo a punto un piano per trasferire i migranti in una migliore situazione alloggiativa. Dopo le procedure di identificazione e la verifica dei requisiti di legge (permesso di soggiorno), quelli che lo vorranno saranno trasferiti nei centri Sprar o Cas della provincia di Reggio Calabria.

Nel corso del vertice il Prefetto ha richiamato ''l'importanza di attuare politiche attive di integrazione ed inclusione nel tessuto socio economico della Piana di Gioia Tauro - si legge in una nota - attraverso forme di accoglienza diffusa, anche ai sensi dell'art. 40 del Testo unico sull'immigrazione, così come convenuto nelle riunioni che si sono susseguite in Prefettura. In quelle occasioni, anche la Regione Calabria ha manifestato la disponibilità a contribuire alla soluzione del problema con strumenti che incentivino le locazioni, come la creazione di un apposito Fondo di garanzia per i proprietari che concedono un immobile in locazione, nonché l'investimento di risorse finanziarie per l'eventuale ristrutturazione di beni confiscati o del patrimonio pubblico''.

Al vertice erano presenti il Questore Raffaele Grassi, il comandante provinciale della Guardia di Finanza, Flavio Urbani, il vice comandante dell'Arma dei Carabinieri, Stefano Romano, il Sindaco di San Ferdinando, Andrea Tripodi, il Rappresentante di Vigili del Fuoco, Carmelo Triolo.

Il vescovo Milito: "Indegno di un paese civile"

"Non c'è più tempo da perdere, è indegno di un Paese civile". La denuncia arriva dal vescovo di Oppido-Mamertina-Palmi, mons. Francesco Milito dopo il nuovo rogo nella baraccopoli di San Ferdinando dove ha perso la vita un altro migrante. Non è la prima volta che accade. "Bisogna agire con la massima urgenza - dice il vescovo all'Adnkronos - perché la cosiddetta emergenza è diventata sistema. Adesso non c'è più tempo da perdere: quattro morti sono troppi. Il nome di tendopoli poi è persino nobile perché a San Ferdinando c'è 'cartopoli', 'plasticopoli'. E' indegno che si ospitino i nostri fratelli in queste condizioni . L'unica cosa da fare è intervenire urgentemente, con efficacia".

Il vescovo preferisce non commentare la reazione del ministro dell'Interno Salvini ma riflette sul rischio tensioni in un luogo dove si sono già state altre vittime del degrado: "Sto dicendo da anni che bisogna intervenire sul luogo per restituire dignità a chi ci vive. I morti sono troppi. Chi conosce questi luoghi va a casa con una sofferenza estrema. Non è più tempio di parole".

Il vescovo racconta che la Chiesa è da sempre mobilitata e sta facendo la sua parte: "La Chiesa sta facendo moltissimo, c'è una rete di Caritas diocesane che danno man forte, senza dimenticare il lavoro di tante altre realtà associative e l'opera silenziosa portata avanti di tanti sacerdoti. La politica faccia la sua parte, ma qui il problema è etico: parliamo di nostri fratelli, non ci sono persone di serie A e di serie B".

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