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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Lampedusa, nave Diciotti "bloccata": l'Italia nega i porti alla sua Guardia costiera

La Farnesina chiede un formale intervento dell'Ue per la nave Diciotti, ferma da cinque giorni al largo di Lampedusa con più di 170 persone a bordo. Salvini: "Se l'Europa non ci aiuta, riaccompagneremo tutti in Libia". Sull'isola spunta lo striscione solidale

La nave 'Diciotti' è ancora al largo dell’isola di Lampedusa con a bordo 177 persone, soccorse su un barcone in avaria a seguito di una chiamata di emergenza da bordo. "Se l’Europa non ci aiuta, riaccompagneremo tutti in Libia" attacca il ministro e vice premier Salvini rivendicando i successi della tolleranza zero, "80mila sbarchi in meno dall’inizio dell’anno e 32mila in meno in quasi due mesi e mezzo da ministro". 

Il caso Diciotti

La nave dell nostra guardia costiera si trova da quasi cinque giorni tra Malta e Lampedusa. Dei 190 migranti soccorsi inizialmente da un barcone in avaria, 13 sono stati trasferiti al poliambulatorio di Lampedusa già nelle ore successive all'intervento perché necessitavano di cure. Tra loro alcuni bambini e una donna che avrebbe subito violenze in Libia. Tra le persone rimaste a bordo, invece, ci sarebbero al momento 11 donne e alcuni minori. Sul caso è intervenuto anche il Garante delle persone detenute e private della libertà, Mauro Palma, chiedendo informazioni urgenti e ipotizzando anche una violazione dei diritti.

Farnesina: "Intervenga l'Europa"

La Farnesina ha ufficialmente e formalmente investito della questione la Commissione europea, affinché provveda a individuare una soluzione in linea con i principi di condivisione tra gli Stati membri dell’Unione Europea, concordati al Consiglio Europeo di giugno 2018, con riferimento ai flussi migratori. In coerenza con le dette conclusioni del Consiglio Europeo, il governo italiano ritiene indispensabile che la Commissione assuma direttamente l’iniziativa, vocata a individuare i Paesi UE disponibili ad accogliere, per effettuare i necessari controlli, le persone salvate in mare.

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"Un’azione decisa da parte delle Istituzioni europee, che l’Italia naturalmente sostiene appieno - ricorda il ministro Enzo Moavero Milanesi - può consentire di superare in modo ordinato e sistemico le difficoltà e rendere strutturale l'approccio di condivisione degli oneri, peraltro già applicato più volte, negli ultimi due mesi, sulla base di intese ad hoc fra gli stessi Stati".

Malta: "Diciotti a Lampedusa"

"I migranti a bordo della nave Diciotti devono sbarcare a Lampedusa o in un altro porto italiano". Lo afferma il ministro dell'Interno maltese, Michael Farrugia, in una serie di tweet indirizzati ai ministri italiani Matteo Salvini e Danilo Toninelli, menzionati esplicitamente nel primo dei messaggi pubblicati. "La Guardia Costiera italiana ha intercettato i migranti all'interno del Sar (zona di Search and Rescue, ndr) maltese, ma esattamente fuori territorio italiano, senza coordinamento con il competente RCC, soltanto per impedirgli di entrare nella acque italiane", afferma Farrugia nel messaggio pubblicato anche su Facebook.

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"Un'intercettazione su una nave che esercita il suo diritto alla libertà di navigazione in alto mare non è considerata un salvataggio. Nel momento in cui i migranti sono sulla nave italiana Diciotti (territorio italiano) vicino a Lampedusa, l'unica soluzione finale è di sbarcarli a Lampedusa o in un porto italiano. Se l'Italia vuole ancora trattare questo caso come un #salvataggio, Lampedusa rimane il luogo più vicino di sicurezza secondo le convenzioni applicabili", aggiunge.

"Lampedusa porto aperto"

Un lenzuolo bianco con la scritta 'Lampedusa porto aperto' e attorno una cornice di lumini accesi: è il messaggio che dall'isola siciliana viene rivolto idealmente alla nave Diciotti della Guardia costiera, da 5 giorni al largo di Lampedusa con a bordo 177 migranti soccorsi e ancora senza un approdo. Lo striscione si trova di fronte al mare in piazza Castello, all'estremità della via principale di Lampedusa (via Roma). E' un'iniziativa del 'forum Lampedusa solidale' che riunisce più associazioni sull'isola e ha attirato l'attenzione anche dei turisti che sono lì.

"La minaccia di Salvini è un ricatto criminale. Rispedire in Libia i migranti, ora a bordo della Diciotti, sarebbe l'atto peggiore di un governo che ha già calpestato i diritti umani. Il ministro dell'Inferno dovrebbe essere a conoscenza di cosa accade in Libia, Paese che ha anche visitato''. Lo dichiara Giuseppe Civati, fondatore di Possibile e autore di 'Voi Sapete', libro-denuncia sulle violazioni dei diritti umani in Libia. ''Il principio di non respingimento - aggiunge Civati - è sancito dalla Convenzione di Ginevra e garantisce che nessuno possa essere trasferito in Paesi dove la sua vita è a rischio. Questo è un punto ineludibile di qualsiasi politica sull'accoglienza dei migranti ed è, lo sappia Salvini e il suo governo, inviolabile. Senza dimenticare che è contro la Costituzione italiana su cui ha giurato''.

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Guardia Costiera: "Imbarazzante"

Uno stallo imbarazzante. La nave Diciotti è una nave militare dello Stato italiano e le viene impedito di ormeggiare in un porto italiano!": così il primo luogotenente Antonello Ciavarelli, delegato Cocer della Guardia costiera italiana, definisce al Corriere della Sera la vicenda della Diciotti.

"Noi militari ovviamente obbediamo al governo - ha sottolineato Ciavarelli - però ci aspettiamo anche una politica più risoluta nel dare disposizioni!" Anche perché se "i 177 migranti per ora sono tranquilli e i colleghi a bordo mi scrivono su WhatsApp che tutto va bene, è risaputo che se le stesse persone capissero che li vogliamo riportare in Libia o trasbordare su un`altra nave diretta in Libia, ecco che sarebbero disposti a tutto, anche al suicidio". Il luogotenente ha riferito quindi di messaggi ricevuti da "tanti colleghi per esprimere disagio" anche a fronte "di attacchi ingiusti" mossi sui social, tra cui quelli in cui "il nostro operato viene paragonato a quello degli scafisti".

Per Ciavarelli "chi ha bisogno di aiuto in mare non può aspettare! Perciò l`auspicio è che la politica italiana e quella internazionale decidano in fretta su come affrontare i flussi migratori. Senza lasciare il cerino acceso in mano ai guardacoste italiani".

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