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Giovedì, 28 Marzo 2024
Criminalità / Perugia

'Ndrangheta in Umbria, 61 arresti: "Ma Perugia non è Roma"

Colpita la 'ndrina Farao-Marinicola. Al centro degli affari dei clan estorsioni e droga. In tutto sequestrati beni per oltre trenta milioni di euro. Dalla Procura: "Non è come 'Mafia capitale'. Qui i protagonisti sono soggetti calabresi che da decenni si sono radicati sul territorio"

PERUGIA - Sessantuno arresti e un sequestro di beni per oltre trenta milioni di euro. E' il bilancio dell'operazione del Ros dei carabinieri contro la 'ndrangheta in Umbria. Il blitz è stato portato a termine, però, oltre i confini regionali, sconfinando nelle province di Roma, Crotone, Cosenza, Arezzo, Siena, Ancona, Macerata, Viterbo, Caserta, Bologna e Varese, fino in Germania. 

GLI ARRESTI - Ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse a carico di 61 persone, indagate a vario titolo per associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsioni, usura, incendi e danneggiamenti, bancarotta fraudolenta, truffe, trasferimento fraudolento di valori, tutti aggravati dalle modalità mafiose, associazione finalizzata al narcotraffico e sfruttamento della prostituzione.

LE DINAGINI - I provvedimenti scaturiscono da una indagine investigativa, condotta dal Ros, contro l'organizzazione `ndranghetista, collegata alla cosca Farao-Marincola della locale di Cirò, capeggiata dal pregiudicato Natalino Paletta, attiva nel capoluogo umbro dal 2008. Le indagini hanno documentato come il sodalizio, avvalendosi delle condizioni di intimidazione ed assoggettamento tipiche delle associazioni di tipo mafioso, si fosse radicato nella provincia perugina, consolidando progressivamente la propria influenza sul territorio ed infiltrando il tessuto economico, anche attraverso una diffusa attività estorsiva ed usuraria nei confronti di imprenditori locali.

IL MODUS OPERANDI - E' stato accertato dagli investigatori che alcuni imprenditori sono stati costretti anche ad emettere false fatture per dissimulare gli illeciti pagamenti, nonché a cedere le proprie imprese agli indagati o a loro prestanome. In altri casi, pur rimanendo formalmente intestatari, le vittime venivano sostituite nella gestione da esponenti del gruppo criminale che, dopo aver privato l`azienda delle sue linee di credito, ne provocavano la bancarotta fraudolenta. Il sodalizio era dedito anche alla commissione di truffe in danno di fornitori di materiali edili, che venivano rivenduti a ricettatori calabresi titolari di imprese che li reimpiegavano nella costruzioni di edifici e fabbricati, in Umbria, Toscana e Calabria. Questi materiali venivano anche utilizzati nella costruzione di immobili da parte di imprese controllate dal sodalizio.

RUBAVANO E SPACCIAVANO - Un`altra componente del sodalizio, facente capo all`affiliato Francesco Pellegrino, era dedita alla commissione di numerosi furti di materiale edile e macchine operatrici nelle Marche, in seguito rivendute sul mercato legale o cedute a ditte calabresi di riferimento. È stato inoltre documentato l`attivo coinvolgimento della cosca in traffici di cocaina, reperita direttamente in Calabria o mediante un gruppo criminale collegato, composto da soggetti albanesi, utilizzati per la distribuzione dello stupefacente sul territorio ed in alcuni casi per danneggiamenti ed atti intimidatori connessi alle attività estorsive es usurarie.

SEQUESTRATI 30 MILIONI - I considerevoli proventi illeciti sono stati reimpiegati per acquistare beni immobili ed attività commerciali nel settore dell`intrattenimento e del fotovoltaico, anche intestati a prestanome, allo scopo di dissimulare la reale riconducibilità dei beni alla cosca. Il patrimonio individuato nel corso delle indagini è stato colpito dai provvedimenti di sequestro preventivo, finalizzati alla successiva confisca, disposti dal Tribunale su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, che riguardano beni immobili, mobili, conti correnti e società nelle disponibilità degli indagati, per un valore complessivo di oltre 30 milioni di euro.

"PERUGIA NON E' ROMA" - "Non siamo davanti all'indagine che ha per teatro la capitale". Così Antonella Duchini, procuratore distrettuale Antimafia di Perugia, ha risposto ai giornalisti che chiedevano se l'operazione del Ros dei carabinieri contro la 'ndrangheta in Umbria che ha portato all'emissione di 61 arresti ed al sequestro di beni per trenta milioni di euro avesse qualche collegamento con l'inchiesta Mafia capitale. "Qui non c'è la grande politica - ha aggiunto Duchini - nè la grande criminalità organizzata. Ci sono soggetti calabresi che da decenni si sono radicati sul territorio ed hanno impiantato attività con una facciata pulita, in genere nei settori edile e nella ristorazione e, parallelamente, hanno messo in piedi le loro attività delittuose. Quindi in Umbria - ha proseguito - i soggetti poi oggetto di estorsioni, minacce ed in qualche caso violenze, sono stati indotti dapprima alla collaborazione e poi sono divenuti vittime. Il territorio di primo impatto è stato Perugia e Ponte San Giovanni, ma sono stati poi toccati molteplici tessuti".

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