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Giovedì, 28 Marzo 2024
Il caso

La 'ndrangheta rideva anche dopo il terremoto dell'Emilia

Così come avvenne a L'Aquila, anche in Emilia i costruttori esultavano per il sisma del 2012 che distrusse Mirandola. E' quanto emerge dalle carte dell'inchiesta "Aemilia" che ha portato all'arresto di 117 persone

ROMA - Quasi le stesse parole, gli stessi comportamenti. Per un affare ghiottissimo che ha attratto le mafie radicate al Nord: quello della ricostruzione post sisma. Risate sul terremoto in Emilia, proprio come avvenne a L'Aquila. Nel giorno delle due scosse di terremoto in provincia di Modena - martedì 29 maggio 2012 - i carabinieri intercettano una conversazione. Al telefono ci sono Gaetano Blasco e Antonio Valerio, entrambi residenti a Reggio Emilia e ora in carcere con l'accusa di associazione di stampo mafioso, dopo la maxi operazione della Dda di Bologna, che ha portato agli arresti 117 persone: 

"È caduto un capannone a Mirandola", spiega Blasco. Antonio Valerio, ridendo, risponde: "Eh, allora lavoriamo là". Blasco risponde: "Ah sì, cominciamo, facciamo il giro".

La conversazione è citata quasi come simbolica in apertura di un capitolo dedicato proprio alle infiltrazioni nell’attività di ricostruzione post terremoto. La telefonata è delle 13.29: la scossa devastante, annota l’ordinanza era stata alle 9.03. Come a L'Aquila tre anni prima, dunque, anche in Emilia si rideva al telefono, mentre nei paesi della bassa modenese si contavano i morti sotto le macerie.

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Terremoto in Emilia, crollano i capannoni

L'INCHIESTA "AEMILIA" - Ieri la magistratura di Bologna ha disposto 117 arresti, mentre altri 46 provvedimenti sono stati emessi dalle procure di Catanzaro e Brescia, per un totale di oltre 160 arresti. Si tratta di una grande operazione contro la 'ndrangheta. La maggior parte degli arresti, eseguiti su misura cautelare richiesta dal sostituto procuratore della Dda di Bologna Marco Mescolini e firmata dal gip Alberto Ziroldi, sono stati eseguiti nella provincia di Reggio Emilia, dove è presente la cosca Grande Aracri, della 'ndrangheta di Cutro (Crotone). Tra le persone finite in manette figurano diversi imprenditori calabresi, alcuni già noti alle forze dell'ordine, tra cui Nicolino Sarcone, considerato anche da indagini precedenti il reggente della cosca su Reggio Emilia. Imponente lo schieramento dei carabinieri impiegati, anche con l'ausilio di elicotteri, in arresti e perquisizioni per questa operazione scattata nell'ambito dell'inchiesta, denominata "Aemilia", coordinata dalla procura distrettuale antimafia di Bologna.

Terremoto del 29 maggio. Crolli a Mirandola | Foto Bisaglia

LE ACCUSE - Le persone arrestate sono ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, porto e detenzione illegali di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di capitali di illecita provenienza, emissione di fatture per operazioni inesistenti e altro. Tutti reati commessi - secondo gli inquirenti - con l'aggravante di aver favorito l'attività dell'associazione mafiosa. In Emilia, sottolineano gli investigatori, la 'ndrangheta ha assunto una nuova veste, colloquiando con gli imprenditori locali. 

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