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Giovedì, 18 Aprile 2024
Il caso / Verona

Quattro neonati morti e 9 rimasti disabili per il Citrobacter in ospedale, medici indagati

I fatti risalgono al periodo tra il 2018 e il 2020. Il batterio killer si era annidato in un rubinetto dell'acqua. Cosa è successo e chi è coinvolto

Quattro neonati morti, 90 contagiati e nove rimasti disabili negli anni per un focolaio di Citrobacter all'ospedale Donna e Bambino di Borgo Trento a Verona. I fatti risalgono al periodo tra il 2018 e il 2020 e adesso sono state chiuse, ma con lo stralcio di gran parte delle persone offese, le indagini preliminari della Procura della Repubblica di Verona.

Le ipotesi di reato - riporta oggi la stampa locale - sono a vario titolo di omicidio colposo, lesioni colpose gravi e gravissime in ambito sanitario. Sono coinvolti Paolo Biban, ex direttore della Pediatria, Francesco Cobello, ex direttore generale dell'Azienda ospedaliera universitaria, Chiara Bovo, ex direttore sanitario, Giovanna Ghirlanda, direttore medico ospedaliero, Evelina Tacconelli, direttore di Malattie infettive, Giuliana Lo Cascio, ex direttore di microbiologia e Stefano Tardivo, risk manager dell'azienda ospedaliera.

Le denunce erano state presentate dai genitori di quattro neonati morti, un centinaio di contagiati e nove rimasti disabili. In seguito a una consulenza affidata dalla Procura, tuttavia, solo due sono i casi per cui gli operatori sanitari sarebbero imputabili, e cioè quelli rientranti nella cosiddetta "fase tre" o "tardiva" della diffusione del batterio nella Terapia intensiva neonatale e pediatrica dell'ospedale, nel periodo tra il 22 febbraio e il 30 maggio 2020. In quelle settimane non vi furono riunioni del comitato infezioni ospedaliero e della commissione multidisciplinare ospedaliera, né alcuna sorveglianza attiva e il monitoraggio ambientale. E a quel periodo risalgono una morte e una malformazione, più l'infezione ad altri due neonati. Il reparto venne chiuso solo il 12 giugno 2020 per procedere alla totale sanificazione degli spazi.

Il batterio killer si era annidato in un rubinetto dell'acqua utilizzato dal personale della Terapia intensiva e anche nei biberon. Morti che potevano essere evitate, secondo i tecnici, se chi di dovere fosse intervenuto per tempo e in modo adeguato.

Cosa è il Citrobacter 

Come si legge sul portale ISSalute realizzato dall'Istituto Superiore di Sanità, al genere Citrobacter appartengono batteri che si possono trovare ovunque nell'ambiente, incluse le acque e gli alimenti. Sono, inoltre, un normale componente della flora batterica intestinale. Possono causare infezioni in persone deboli quali neonati (in particolare quelli prematuri), anziani e individui immunocompromessi.

La maggior parte di queste infezioni sono acquisite in ospedale. Le più frequenti modalità di trasmissione sono: attraverso l'ingestione di alimenti contaminati, da madre al figlio durante il parto, contatto diretto da persona a persona, contatto con superfici od oggetti contaminati. In ambito ospedaliero la trasmissione può avvenire anche tramite contatto con gli operatori sanitari (soprattutto attraverso le mani se non correttamente lavate e disinfettate) o contatto indiretto mediante oggetti o superfici contaminati (sia strumenti diagnostici che oggetti e superfici comuni).

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