rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024

Educazione siberiana sulla pelle: Nicolai Lilin e il "marchiaturificio"

Inaugurato il laboratorio di tatuaggi in provincia di Padova. Una location scelta ad hoc per la sua neutralità, "dove i rapporti umani sono basilari e importanti". L'intervista allo scrittore-tatuatore di Padovaoggi.it

Il famoso scrittore, con la collaborazione di Matteo Sadocco, Luca Zordan e Cesco "Corvo" Pillon, ha deciso di “portare un po’ di senso e di significato in una cultura moderna del tatuaggio che ormai è troppo estetica”. Il laboratorio di tatuaggi di Nicolai Lilin ha aperto in via Roma 322 a Solesino e si inserisce in un contesto neutro, dove i rapporti umani sono ancora veri e le tendenze o mode non sono così importanti come nelle grandi città. È una scelta forte, fatta per riuscire a mescolare l’antica tradizione del tatuaggio con la cultura moderna. Al “Marchiaturificio” si vive una cerimonia, dove il tatuaggio non è solo incidere un simbolo sottopelle, ma è un’esperienza completa, dove non conta il prezzo, la tendenza del momento, conta il significato e il valore che ogni tatuaggio ha intrinseco.

INTERVISTA DI FRANCOIS TURATTO PER PADOVAOGGI

Come mai aprire un “marchiaturificio” proprio a Solesino?

Innanzitutto io sono molto legato al Veneto, mi sento anche un po’ Veneto in quanto ho gli stessi modi. Una somiglianza di etica e di morale. Provengo da un posto molto povero, dove la gente si rimboccava le maniche e lavorava sodo e aveva la mentalità molto simile ai veneti, quindi mi trovo molto bene qua. Il mio più grande amico, un fratello, abita a Stanghella e con lui ho deciso di aprire un laboratorio di tatuaggi, ma cercavamo un posto lontano dalle tendenze, per far emergere l’importanza di una tradizione antica. Un posto incontaminato, dove ci fosse ancora la mentalità di una volta, dove ci fossero ancora gli anziani, dove i giovani parlassero ancora con gli anziani. Quindi per me il Veneto era il posto ideale. Matteo, da vero Veneto, mi ha detto: “Nicolai ci penso io!” Sono passati due mesi e lui, aiutato dal fratello Lorenzo, ha praticamente fatto il laboratorio.

Cosa rappresenta il tatuaggio siberiano?

È la storia di una persona. Cerchiamo di riportare il senso del tatuaggio. Non seguendo le tendenze e le mode, ma il significato dell’approccio del simbolo sul proprio corpo. Quindi si tratta di trasformare la propria esperienza dei simboli e, con questi, farne una specie di confessione. Diventare un tutt’uno con il tatuaggio. Nella mia tradizione il tatuaggio è talmente intimo che spesso non si trova in posti visibili: i tatuaggi non si fanno per gli altri ma per se stessi. Quello che vogliamo fare nel nostro laboratorio non è ripristinare la cultura siberiana – che si è quasi estinta – ma è influenzare la tendenza dei tatuaggi moderni con le regole del tatuaggio antico. Portare un po’ di senso e di significato in una cultura moderna che ormai è troppo estetica.

Parliamo di prezzi. Quanto costano le storie sulla pelle?

Non uso personalmente prezzario perché lavoro seguendo una particolare filosofia: è un accordo tra le persone che si tatuano e il tatuatore. Si torna ai veri rapporti: si sposta il tutto verso una dimensione umana. Oggi il mondo del tatuaggio commerciale ne è quasi privo. Cioè, tu arrivi, trovi un disegno, te lo paghi e il tuo rapporto con il tatuatore può anche non esserci. Tu entri, il tatuatore come una fotocopiatrice te lo incide e poi te ne vai. Questa è un’esperienza solitaria. A Solesino è tutto diverso perché noi ci teniamo a sottolineare l’importanza del rapporto: il tatuatore non è importante perché tatua fisicamente il corpo, ma perché conosce e interpreta i simboli.

Prossimi progetti?

Io scrivo sempre. Sono uno scrittore. Sono vicino al mondo del cinema, ci sono proposte cinematografiche ma nulla di concreto ancora. Possiedo ancora la mia galleria d’arte, ma la scrittura resta al primo posto e, a breve, leggerete il mio prossimo libro.

foto_staff-2-2

BIOGRAFIA. Nicolai Lilin è uno scrittore russo di origine siberiana. Nasce nel 1980 a Bender (Transnistria), si trasferisce in Italia nel 2004. Cresce in un quartiere periferico difficile, che lo costringere ad assumere atteggiamenti forti e forse violenti. A dodici anni si ritrova già in guerra. Dopo il servizio militare lavora come consulente di antiterrorismo in diverse zone di guerra, come Afghanistan e Iraq. Giovanissimo sì, ma colmo di vita, di esperienze che cambiano, che fanno morire e rinascere. Decide quindi di raccontarle con “Educazione siberiana” (Einaudi, Torino, 2009). Il libro è un successo mondiale, tradotto in quattordici lingue, ne è tratto anche un film diretto da Gabriele Salvatores.

Fonte: Padova Oggi →
Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Educazione siberiana sulla pelle: Nicolai Lilin e il "marchiaturificio"

Today è in caricamento