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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Alessandro Rovellini

Direttore responsabile

Sì, sono codardo e forse non avrei fatto niente

Perchè, tu cos'avresti fatto? Alla fine la domanda che ci rimbomba in testa è questa. C'è un uomo a terra, massacrato di botte. Qualcuno lo riprende. Nessuno interviene. È successo a Civitanova Marche: Alika Ogorchukwu è stato ucciso da uno squilibrato. Aveva 39 anni, una moglie, figli. Pochi giorni prima, a Milano, una scena simile. Un ragazzino vaga con il volto insanguinato dopo una lite. Lo punta un altro uomo. Viene colpito con un calcio in faccia. Stramazza al suolo, gli spaccano una bottiglia addosso. Una donna urla, l'aggressore se ne va. Ricoverato in codice giallo, stavolta se la cava. Sappiamo cos'è avvenuto, ancora, grazie alle immagini tremolanti di un telefonino. 

"Avere paura è la reazione normale"

Perchè, tu cos'avresti fatto? Non lo so. Non c'è una risposta. Non può esserci una sola risposta. Se formulassi un'ipotesi predittiva in base al mio temperamento, alle mie conoscenze in situazioni d'emergenza e lotta corpo a corpo il risultato sarebbe: niente. Sarei rimasto lì, impietrito. Forse avrei urlato. Con qualcuno a darmi manforte, invece, se mi fossi affidato all'istinto, alla casualità e alla fortuna, probabilmente avrei fatto ancora più danni. Ne parlo con Mario Furlan, formatore, coach di autodifesa e fondatore dei City Angels, gruppo di volontari di strada presenti in tante città d'Italia. Cerco sostegno al mio imbarazzo. "Avere paura è normale - mi dice -, non bisogna vergognarsene. In queste situazioni, ovviamente, la prima cosa da fare è quella di chiamare le forze dell'ordine. Poi bisogna leggere bene cosa sta accadendo. E purtroppo non è sempre facile".

"Possono essere due balordi che litigano per futili motivi, oppure una rapina, un pestaggio. A distanza di sicurezza - prosegue - si può iniziare a urlare e a distrarre l'aggressore. Se si ha buona certezza di non far male alla persona aggredita, possono essergli lanciati addosso oggetti come pietre o bastoni. È una tecnica spesso utilizzata con successo per disarmare i terroristi". 

Avvicinarsi non è sempre una buona idea

Avvicinarsi deve essere una scelta ponderata. "E comunque comporta molti rischi", mi ripete Furlan. "Nei nostri corsi di autodifesa - continua - insegniamo che tutto può cambiare in un attimo. L'uomo che sembrava disarmato può all'improvviso tirare fuori un coltello o una pistola. Se si ha a che fare con qualcuno con problemi psichici, tutto diventa imprevedibile. Se decidiamo di avvicinarci, cerchiamo di farlo da dietro. Allontaniamolo prendendolo per i vestiti, e poi cerchiamo di renderlo inoffensivo". "Ma è fondamentale non perdere tempo e chiamare subito il 112. Polizia o carabinieri - conclude - sono armati, e sempre in pattuglia. Sono addestrati per queste situazioni e sanno come intervenire".

Perchè, tu cos'avresti fatto? Lo chiede la moglie di Alika. Quando sono arrivati i soccorsi, era troppo tardi. Non vedrà più suo marito. Sui social di risposte da maestrini dalla penna rossa ce ne sono, tante. Piene di eroica fierezza, coraggio, incoscienza, attivismo con effetti speciali da Marvel Cinematic Universe. Che ci vuole, basta un cazzotto ben assestato, un calcio volante. Litri di saggezza civica bollono nelle pentole di intellettuali e influencer indignati. Dietro a una tastiera o uno smartphone è tutto chiaro e limpido. Là fuori, credo, un po' meno. 

La nostra difesa

Perchè, tu cos'avresti fatto? Avrei perso l'occasione di essere un eroe. Avrei fatto la persona normale, codarda, basica. Il buonsenso ti dice di starne fuori. In fondo, il Sapiens è da 200mila anni che si evolve con la paura, l'istinto primordiale di sopravvivenza. Non sono fatti miei, non mi immischio. Intanto vediamo di non prenderle, poi al resto ci penserà qualcun altro. Ma la vita di un uomo vale molto di più dell'essere sè stessi e basta. Vale la follia del rischio. E quel maledetto pomeriggio, a Civitanova, il rischio è rimasto invisibile per lunghi, penosissimi minuti. 

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