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Venerdì, 29 Marzo 2024
Aveva 33 anni / Napoli

Uccide l'ex moglie a casa dei suoceri: ergastolo confermato

Norina Matuozzo aveva 33 anni. La Corte d'Assise d'Appello di Napoli ha deciso di non ridurre la pena del collaboratore di giustizia Salvatore Tamburrino, nonostante la richiesta della procura generale

È stato confermato l'ergastolo per Salvatore Tamburrino, l'uomo condannato per l'omicidio dell'ex moglie Norina Matuozzo, avvenuto il 2 marzo 2019 a Melito di Napoli. La prima sezione della Corte d'Assise di Appello di Napoli ha scelto di confermare il massimo della pena inflitta al collaboratore di giustizia in primo grado. La collaborazione con la giustizia non gli è valsa nessuno sconto di pena. La condanna è stata confermata ieri dalla Corte presieduta da Maria Alaia. I giudici sono andati contro la richiesta della procura generale che aveva chiesto l'attenuazione della pena inflitta in primo grado. Il sostituto procuratore generale Raffaele Marino aveva chiesto la condanna a trent'anni di carcere.

Tamburrino uccise l'ex moglie 33enne con tre colpi di pistola all'interno dell'appartamento dei genitori della vittima a Melito. Lì la donna aveva provato a trovare riparo dopo la separazione. L'uomo confessò immediatamente il delitto e fornì agli investigatori elementi utili a permettere la cattura di Marco Di Lauro che avvenne nel giro di poche ore. Era, infatti, uno degli uomini del clan che si occupava di rifornire di vivande il boss latitante. Subito dopo l'omicidio della donna tentò la via della collaborazione nella speranza di ottenere uno sconto di pena, ma l'attenuante della collaborazione non è stata ritenuta prevalente rispetto alle aggravanti contestate. Così il 3 marzo 2020 Tamburrino venne condannato in primo grado all'ergastolo nonostante anche il rito abbreviato che prevederebbe lo sconto di un terzo della pena finale. Poi, ieri, la conferma in Corte d'Assise d'Appello.

Il primo commento alla condanna è arrivato da parte della sorella di Norina, Elda, che nei giorni scorsi aveva acceso i riflettori sulla possibilità di uno sconto di pena in appello per l'assassino. "Quando è stata letta la sentenza, ho rivolto lo sguardo verso la foto di mia sorella e le ho detto: hanno dato il giusto valore alla tua perdita, valevi tanto come persona e anche lo Stato te lo ha riconosciuto - sono state le parole della sorella di Norina Matuozzo -. Abbiamo trovato una corte giusta perché questo è stato un processo per un femminicidio dove non era giusto che l'imputato facesse valere il suo stato di collaboratore. È stata dura, ci siamo battuti molto per evitarlo. Ma la vittoria di oggi diventerà a 360 gradi quando tutti i femminicidi saranno puniti con il massimo della pena", ha concluso la donna.

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