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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Sì alla tv (ma senza Sky), no alla lettura dei quotidiani locali: nuove regole per il carcere duro

Il 41 bis è una misura che venne introdotta da una legge del 26 luglio 1975

A 25 anni dall'introduzione del regime carcerario duro per i boss - il cosiddetto 41 bis - arriva per la prima volta una circolare che regolamenta la quotidianità della vita dei detenuti. Il provvedimento del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) è una sorta di decalogo che mira a rendere omogeneo il trattamento dei carcerati al 41 bis di tutti gli istituti di pena italiani. Il decalogo è stato sottoscritto dal direttore generale dei detenuti e del Dipartimento, Roberto Piscitello, vistato dal capo del Dipartimento Santi Consolo e condiviso con il Procuratore nazionale antimafia ed antiterrorismo.

Gli aspetti principali della circolare riguardano le modalità di contatto dei detenuti con la comunità esterna, con particolare riferimento ai colloqui con i minori; il dovere del direttore dell'istituto di pena di rispondere entro termini ragionevoli alle istanze dei detenuti; la limitazione delle forme invasive di controllo dei carcerati ai soli casi in cui sia necessario ai fini della sicurezza. E ancora la possibilità di tenere in cella libri ed altri oggetti utili alla formazione (è allo studio la possibilità di distribuire libri elettronici); la possibilità di custodire effetti personali di vario genere, anche allo scopo di favorire l'affettività dei detenuti ed il loro contatto con i familiari.

La circolare, per la prima volta dall’introduzione del tanto discusso regime speciale, mette nero su bianco diritti e doveri dei boss carcerati. Fino alla tv: "La visione dei programmi sarà limitata ai principali canali della rete nazionale, vale a dire pacchetto Rai (1-2-3-4-5, news, movie, scuola, storia, rai sport 1 e 2, premium, yoyo, gulp), canale 5, rete 4, Italia uno, la sette, cielo, iris e TV 2000, preventivamente sintonizzati ed abilitati da un tecnico di fiducia della direzione”. Infine, regole anche sull’acquisto dei giornali. Ammesso comprare quelli nazionali, mentre la stretta arriva sui locali dell’area geografica di appartenenza. "E’ emerso che i detenuti/internati – si legge nella circolare – manifestano interesse per tali testate giornalistiche allo scopo di tenersi informati sulle vicende connesse al clan criminale ovvero per verificare l’avvenuta esecuzione dei propri ordine veicolati all’esterno".

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando – ricordando che "le restrizioni inflitte dal 41 bis non sono una pena aggiuntiva, ma uno strumento teso a isolare i boss, separandoli dal resto dell’organizzazione e riducendone così il potere criminale" – sottolinea che "dopo 25 anni era tempo di dare un assetto definitivo a questa importante leva nel contrasto alla criminalità organizzata, inquadrandola però in modo più chiaro nella cornice dello stato di diritto. Lo Stato è tenuto a rispettare le regole anche quando è chiamato a contrastare i suoi peggiori nemici".

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