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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Frosinone

Alatri, c'è un nuovo indagato per la morte di Emanuele Morganti

Gli inquirenti, che ancora in questa ultime ore stanno ascoltando diverse persone, mantengono il più stretto riserbo sulla identificazione del soggetto e della ipotesi contestata

C'è un altro indagato in relazione alla vicenda che ha portato al tragico pestaggio di Emanuele Morganti, il giovane ucciso fuori da una discoteca ad Alatri. Gli inquirenti, che ancora in questa ultime ore stanno ascoltando diverse persone, mantengono il più stretto riserbo sulla identificazione del soggetto e della ipotesi contestata, scrive Askanews.

In questo senso i magistrati, coordinati dal procuratore capo Giuseppe De Falco, non escludono che possa essere avviata una nuova tornata di interrogatori, comprensiva anche dei due giovani finiti in carcere, Mario Castagnacci e Paolo Palmisano. 

Chi indaga aggiunge solo che non sarebbero emersi riscontri in merito alla pista di una vendetta legata alla difesa di una ragazza da parte di Morganti. Nel fascicolo sono chiamati in causa anche 4 buttafuori del night club e il padre di Castagnacci. I pm Adolfo Coletta e Vittorio Misiti all'inizio della settimana faranno il punto della situazione con il procuratore De Falco.

Ieri davanti a migliaia di persone, commosse nell'ultimo saluto, si sono svolti nella chiesa di Tecchiena-Castello, frazione di Alatri, i funerali di Emanuele. Il rito funebre è stato celebrato dal vescovo della Diocesi di Anagni-Alatri, monsignor Lorenzo Loppa. La chiesa era stracolma, così come il prato antistante il luogo di culto.

Su Emanuele - ha detto il vescovo nella sua omelia - si è abbattuta "una ferocia disumana, barbara e spietata". "Tutti - ha aggiunto monsignor Loppa - si staranno chiedendo: dov'eri, Signore, quando Emanuele veniva pestato? Il Signore risponde: ero in quel corpo martoriato, morivo lì un'altra volta". Quindi, il vescovo ha esortato: "Nessuna tolleranza verso la violenza", ma bensì "scegliere la non violenza come stile di vita e amare di più la vita". E "la non violenza si impara in famiglia", ha detto.

Dopo il vescovo, concluse le celebrazioni, è intervenuta nella chiesa la mamma di Emanuele, Lucia: "Dio - ha affermato - non lo ha chiamato perché cattivo ma lo ha solo ricevuto dalla cattiveria degli uomini. Lo ha accolto". Emanuele, ha ricordato Lucia, "era un caciarone pieno di vita che ci faceva sentire vivi". "A nome suo - ha concluso - chiedo un applauso a chi è in chiesa e chi è fuori. E' il nostro grazie, insieme alla richiesta di ricordare Emanuele nelle nostre preghiere e di salvare i nostri ragazzi dalle inquietudini"

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