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Sabato, 20 Aprile 2024
Processo Meredith

Meredith, le verità di Sollecito: "Io perseguitato, voglio una vita normale"

Presente in aula per il nuovo processo d'appello per la morte di Meredith kercher, Raffaele Sollecito si è difeso: "Persecuzione senza alcun senso logico". Su Amanda: "Il mio primo vero amore"

FIRENZE - Si è difeso, a suo modo. Respingendo tutte le accuse, raccontando la sua verità dei fatti e chiedendo finalmente di essere lasciato in pace. Presente per la prima volta al Tribunale di Firenze, dove si sta svolgendo il nuovo processo d'appello per la morte di Meredith Kercher, Raffaele Sollecito, al primo processo assolto in appello, ha parlato ai giudici

"Sento una persecuzione nei miei riguardi, senza alcun senso logico - ha attaccato - è stata costruita, con prove e testimoni, una realtà che non esiste. Ancora oggi dopo sei anni vengo ad ascoltare cose ridicole. Sono qui - ha continuato - per cercare di farmi conoscere e farvi capire la realtà di questa vicenda. Ho rispetto per voi giudici, vi chiedo di guardare la realtà e il grande sbaglio che è stato fatto. Vorrei per me la possibilità di una vita come voi. Mi hanno descritto come un assassino spietato, non sono niente di tutto questo". 

Sollecito, a tratti commosso quando ha raccontato di non avere più "una vita normale", ha ripercorso tutte le tappe della vicenda. Partendo da quel tragico due novembre 2007 quando Meredith fu trovata morta nella sua casa, fino alla sua storia con Amanda Knox, ancora una volta assente. "A Perugia nel novembre 2007 stavo per laurearmi in informatica. Mancava una settimana alla discussione della tesi. Avevo conosciuto Amanda, il mio primo vero amore. Vivevamo una vita spensierata, isolata da tutti: la nostra favola - ha ricordato - Adesso mi sento in colpa per non aver preso sul serio questa situazione. Sono stato arrestato per l'impronta di una scarpa, che solo più tardi si è scoperto che era di Rudy Guede. Un coltellino serramanico indicato come arma del delitto che poi anche questo è stato smentito. Non mi è mai piaciuto l'alcol e non andavo alle feste, anche se mi sono fatto qualche spinello, questo non ha cambiato la mia personalità".

Poco prima, intanto, era stata la volta dei periti Berti e Barni dei Ris di Roma che hanno esposto ai giudici l'esito della nuova perizia sul coltello sequestrato in casa di Sollecito. "Supponiamo - hanno spiegato gli esperti - che il profilo genetico di Amanda sia presente nella traccia". Confermate, insomma, le conclusioni a cui i periti erano già giunti. 

Per l'accusa quel coltello è l'arma del delitto. La difesa, invece, ha sempre ricordato che venne sequestrato in casa di Sollecito, all'epoca fidanzato di Amanda e che, quindi, è normale che sia stato usato da Amanda per scopi domestici.

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