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Sabato, 20 Aprile 2024
Il caso / Massa-Carrara

Omicidi Nevila e Camilla: perché Daniele Bedini non era in carcere?

L'artigiano era stato condannato in via definitiva a tre anni per una rapina commessa nel 2019, ma l'ordine per la carcerazione è giunto quando era già in stato di fermo per l'omicidio di Nevila Pjetri. Un cortocircuito giudiziario che emerge mentre le indagini per i delitti vanno avanti, tra certezze e punti ancora oscuri

Continua a dirsi innocente Daniele Bedini, l'artigiano di 32 anni arrestato per la morte di Nevila Pjetri, la prostituta trovata alle prime ore di domenica sul greto del torrente Parmignola a Marinella di Sarzana (La Spezia). L'uomo è sospettato di aver ucciso anche Carlo Bertolotti, trans noto come "Camilla", anche se al momento non gli è stata formalizzata l'accusa per il secondo delitto. Adesso Bedini è in una cella del carcere di Spezia, in attesa dell'udienza di convalida che dovrebbe svolgersi al massimo venerdì. Mentre proseguono le indagini sui delitti emerge però quello che sembra un "cortocircuito" giudiziario proprio su Bedini.

L'uomo avrebbe dovuto già essere in carcere quando Nevila e Camilla hanno perso la vita. A metà febbraio la Corte di Cassazione ha depositato le motivazioni dell’ordinanza che conferma i tre anni di reclusione che doveva scontare Bedini per una rapina a una sala slot. Un colpo del 2019. L’ordine di esecuzione della pena - cioè l'obbligo alla traduzione in carcere - è arrivato soltanto nelle scorse ore. Gli è arrivato quando i carabinieri lo avevano già prelevato per portarlo prima in caserma a Sarzana e poi in carcere a La Spezia per le vicende di Sarzana. L’ordine di esecuzione pena arriva dalla Procura di Massa. Il procuratore capo dice che è stato emesso non appena  ricevuto il relativo fascicolo dall’organo giudicante. L'ultimo organo giudicante  è la Corte di Appello di Genova, chiamata a esprimersi prima della Cassazione. A Genova però chiamano in causa il tribunale di primo grado: cioè Massa. Un rimpallo di carte bollate - per il quale sono stati annunciati approfondimenti - che però non risponde alla domanda: perché Bedini non era in cella? Perché era libero nonostante la condanna definitiva? 

Il "giallo" della carcerazione nasce quando le indagini per i due omicidi sono in corso. Bedini dice di avere un alibi: sabato sera sarebbe rimasto fino alle 3 di notte in un locale sul lungomare di Carrara col cane e due amici, poi sarebbe andato a casa.

Su di lui però si concentrano tutte le attenzioni degli inquirenti, che lavorano per ricostruire chiaramente i due delitti e accertare se la mano per la morte di Nevila e Camilla sia unica. Più elementi portano all'artigiano ex body builder: il pick-up bianco intestato alla falegnameria del padre — lavato proprio prima dell’arrivo dei carabinieri— ripreso da una telecamera della zona dei delitto; ci sono le ferite sulla nuca e dietro l’orecchio di Nevila compatibili con la pistola calibro 22 sparita dalla casa del padre qualche giorno prima (ancora ritrovata). C'è poi il  fatto che ferite simili sono state trovate sul corpo di Camilla mentre nella sua auto sono state trovate tracce di sangue e bossoli di pistola.

Ai carabinieri del Ris di Parma e alla Polizia scientifica sono affidate le analisi su tutti i reperti trovarti finora. I tecnici si occupano anche di esaminare il cellulare di Bedini per cercare, oltre al traffico vero e proprio, eventuali agganci con le celle presenti nell'area dove sono stati trovati i due cadaveri. Si cercano ancora i cellulari delle due vittime, entrambi scomparsi assieme ad alcuni effetti personali. Dai tabulati si vede che il cellulare di Nevila Pjetri è rimasto acceso fino a poco dopo l'omicidio, quindi fino alle 2 di domenica mentre quello di Camilla è rimasto attivo fino all'alba di lunedì.
 

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